La tragedia greca diventa contemporanea passando attraverso la malinconia di Tenco e la forza di Uma Thurman di Kill Bill. In Antigone, monologo per donna sola Debora Benincasa affronta l’inquietudine senza tempo dell’ostinata eroina greca in un mondo di soli uomini. La sua lotta non violenta, la sua disubbidienza incendiaria la rendono un personaggio profondamente moderno.
Avremmo voluto proporvi uno spettacolo sui veri eroi. Di quelli che non hanno paura del buio, si lanciano contro i lupi e ti baciano in controluce su immobili tramonti. Antigone purtroppo è una storia diversa. Una storia che respira dell’attimo prima, quello in cui ancora potresti tornare indietro, posare il pugnale e continuare lungo la vita che ti offrono. È una storia che attraversa le ossa di una ragazzina magra, di un’eroina spettinata che dal centro della tragedia ti guarda sorridendo.
Antigone cerca di uscire dalla sua prigione ridendoci contro, abbassandosi per cambiare punto di vista, ironizzando per alleggerire il dramma, per poi lasciarsi trascinare nella poesia, indugiare nel grottesco o nei versi di una canzone. Ma alla fine siamo sempre con lei, proprio lì dove l’avevamo lasciata, con la pistola, il pugnale o la corda in mano.
Con Antigone, che ha i denti del lupo e la rabbia del cacciatore. Che preferisce lottare. O decide di morire.