Charlie, una vita tra le sbarre e i sogni di rock and roll. Una Famiglia composta da ragazzi abbandonati, raccolti sul ciglio delle strade d’America, ragazzi scampati al Vietnam e forse figli di una nuova guerra: quella per un mondo nuovo. L’Helter Skelter, come diceva Charles Manson. O forse, come diceva Bugliosi, il pm che è riuscito a farlo condannare. Il processo per la storia più sanguinosa del ‘900 americano, quello archiviato sotto il nome “Omicidi Tate/La Bianca”, viene snocciolato in scena, dal susseguirsi dei dialoghi tra Vincent Bugliosi, Charles Manson e le due testimoni chiave del processo, Susan Atkins e Linda Casabian. In scena tre attori: David Capoccetti nei panni di Manson, Alberto Brichetto nel ruolo del pm Bugliosi e Ludovica Resta nel duplice compito di dare vita sia a Susan che a Linda.
Uno spettacolo che, attraversando la forma onirica e più irrazionale, per provare a spiegare le menti di personaggi considerati “ai margini”, arriva ad una narrazione fedele alla realtà nei momenti del processo. Una pièce che si muove continuamente su più livelli, in cui spazi temporali e luoghi si intrecciano in un tessuto narrativo che accompagna lo spettatore nelle varie fasi delle indagini, dando la possibilità di spiare cosa accadesse nel Ranch in cui gli omicidi sono stati ideati. Dove finisce la voglia di rivoluzione? Cosa è giusto e cosa no? Quanto vale un giudizio? Uno spettacolo che non vuole dare risposte, ma lasciare aperte più domande possibili. Coscienti che spesso il male è un riflesso del quotidiano vivere, ma altrettanto spesso il Sistema diviene un alibi per demolire certezze.
Lo spettacolo, in scena dal 26 Novembre al 1 Dicembre, nel suo debutto nazionale, presso il Teatro Trastevere, è stato rappresentato in forma di corto al teatro Bellini di Napoli, in occasione delle semifinali del premio Scenario 2019.
“Non volevo realizzare un documentario dal vivo sul processo Manson, mi interessava più cercare la “sezione aurea” che si celava dietro questo personaggio. Mandante di omicidi sanguinari, criminale da quattro soldi, musicista fallito o forse incompreso, Charles Manson rappresenta ormai da decenni un simbolo, nel bene o nel male. Decine di canzoni scritte per lui, ispiratore di film, di vite, ma, per detta dei suoi stessi adepti, profeta del Male, portatore di odio, nel nome dell’amore.
Per questo la scelta di un Manson fisicamente agli antipodi con l’originale: alto, biondo e con gli occhi chiari, un cherubino della morte che parla di amore attraverso le corde della sua chitarra. Così come la scelta di affidare ad una sola attrice il duplice ruolo dei personaggi femminili presenti, è stata dettata dalla volontà di mostrare come le anime delle due “figlie di Charlie” cosi apparentemente antitetiche, siano invece più simili di ciò che mostrano. E infine Bugliosi, figura ambigua, pubblico ministero rampante, o uomo della giustizia al servizio della verità?”cit.