In scena al Teatro Studio Uno dal 21 al 24 novembre la compagnia Fucina Zero con lo spettacolo “Cucina buona in tempi cattivi” scritto da Francesco Battaglia e diretto da Matteo Finamore, protagonisti gli attori Andrea Carriero, Lorenzo Guerrieri, Paolo Madonna, Sara Giannelli.
Inverno 1940. Mussolini, nel famoso discorso del 18 novembre, dichiarò: ‘’Spezzeremo le reni alla Grecia’’. A migliaia vennero strappati dalle loro case, dai loro mestieri, dalle loro radici: Guido, un giovane cuoco, è uno di questi. Non combatterà in prima linea, sul campo di battaglia, ma cucinerà alle dipendenze dell’esercito fascista. Durante il servizio si troverà a passare per varie cucine e preparare pasti per altre bocche da sfamare, da cui spesso fuggire. L’unico obiettivo è tornare a casa, Villa Santa Maria, per ricongiungersi alla sua famiglia, alle sue radici, alla sua cucina.
“Cucina Buona in tempi cattivi” nasce dalla necessità di raccontare la storia di un soldato osservata da un punto di vista nuovo: quello del cuoco. L’orrore della guerra, raccontato e rappresentato più volte, è qui spiato con le lenti inconsuete della cucina. Guido prima di essere un soldato è un cuoco, ma nonostante non viva mai la prima linea del campo di battaglia, respira comunque lo strazio di quegli anni.
Tutti i personaggi che il protagonista incontrerà durante la vicenda saranno rappresentati dagli altri tre attori che si alterneranno in più di dieci ruoli in una sorta di girandola di voci, dialetti, lingue e culture (anche culinarie). Nello spettacolo non c’è nessun tentativo di totale mimetismo o iperrealismo scenico e gli stessi attori non usciranno mai veramente dal palco, i loro cambi saranno visibili e la trasformazione nei vari personaggi avverrà dichiaratamente davanti allo sguardo del pubblico.
L’avventura di Guido è un viaggio, una fuga, un tentativo di ritornare a casa, così da potersi finalmente spogliare della divisa e indossare nuovamente gli abiti civili e il grembiule da cucina.
“Cucina Buona in tempi cattivi” può essere definita un’odissea moderna in cui il “tornare a casa” non si esaurisce nell’accezione geografica del termine ma che si configura come una continua lotta esterna e interna nel tentativo di ritrovare, durante lo scempio di un conflitto mondiale, l’odore e il sapore di “casa”.