Inserita nel Festival Aperto di Reggio-Emilia, la compagnia londinese Rambert presenta uno spettacolo nel format di “Cunningham Event”, già ampiamente sperimentato in precedenza.
Questa tipologia di spettacolo, ideata nel 1964 dal celebre coreografo americano, continua a essere riproposta per celebrare la visione coreografica di uno dei maestri più importanti della Modern Dance americana, ed è costruita sottoforma di collage: estratti di differenti coreografie vengono riadattati e risistemati per creare un nuovo spettacolo, spesso un unicum in quanto sempre diverso per ogni rappresentazione.
Rambert per questo Event, riallestito da Jeannie Steele, danzatrice della Merce Cunningham Dance Company per dodici anni, propone estratti degli spettacoli firmati da Merce Cunningham inclusi nel repertorio della compagnia londinese tra il 1983 e il 2012.
Come è d’uso nei lavori del Maestro, musica e scenografia sono pensate indipendentemente dalla coreografia e si ritrovano insieme solo al momento della performance, e non in prova. I danzatori, quindi, non hanno idea della musica che accompagnerà il loro movimento, e sarà compito dello spettatore ricomporre nell’autonomia degli elementi scenici un quadro individuale e basato sulla percezione del momento presente: l’esperienza della danza.
Lo sguardo su ciò che accade è quindi sveglio, attento, ma al tempo stesso rilassato e aperto, perché cosciente che la ragione per cui questo spettacolo si svolge è la actuality: il momento presente, appunto. L’oggetto di interesse nella danza di Cunningham è unicamente il corpo e il suo movimento, che è considerato già un evento di per sé. La coreografia secondo Cunningham è pura sperimentazione della composizione e delle relazioni che il corpo può assumere, secondo i dettami di una tecnica che chi ha sperimentato in sala sa essere estremamente impegnativa in quanto slegata da un fluire organico del movimento, e la cui manifestazione coreutica può anzi dipendere anche solo dal lancio di una moneta.
Rambert Event non è da meno: all’entrata del pubblico in sala i danzatori ancora in tuta si scaldano sul palcoscenico, consapevoli ma noncuranti degli spettatori che prendono posto e che gradualmente escono di scena per cambiarsi. Come sfondo scenografico, si ergono a sbalzo alti disegni ispirati alle tele di Gerhard Richter, Cage (1)-(6) – riprese anche come ispirazione per i bellissimi costumi di scena – che il pittore dedicò alla musica di John Cage, partner nella vita e nel lavoro di Cunningham.
L’ingresso di Miguel Altunaga (nella foto) per il pulitissimo assolo iniziale è accompagnato dal risuonare della musica di Philip Selway (batterista del noto gruppo Radiohead) e dei polistrumentisti Quinta e Adrian Utley, di una qualità impeccabile e che contribuisce a creare, seppur come sappiamo in maniera non precedentemente stabilita, un’atmosfera in cui possiamo riconoscere il mondo di Cunningham e allo stesso tempo assaporare la sperimentazione contemporanea.
I suoni naturali ed elettronici conducono lo spettatore attraverso un percorso uditivo formato da tintinnii liquidi, voci sommesse, assoli strumentali, echi e distorsioni elettroniche.
Nel corso dei 75 minuti di spettacolo, si può innanzitutto osservare l’estrema difficoltà tecnica richiesta ai danzatori, che si cimentano in lodevoli assoli e duetti, combinazioni che viaggiano in tutte le direzioni e che nelle differenze ritmiche sembrano suggerire modulazioni, immagini e umori in contrasto o in accordo con ciò che le luci e la musica suggeriscono al contempo.
Il linguaggio di movimento, estremamente riconoscibile nell’alto livello tecnico, si declina negli incastri fra i corpi, nello spazio spezzato dalle variazioni nei gruppi, le sequenze di partnering e gli attraversamenti spaziali, la forte gestualità, le linee e le geometrie che vengono disegnate e si manifestano agli occhi degli spettatori.
Lo spettacolo si conclude fra gli scroscianti e ripetuti applausi del pubblico, che richiama i danzatori in scena ben oltre le tre volte canoniche.
Una ricorrenza importante è stata dunque celebrata al Teatro Valli di Reggio-Emilia, 100 anni dalla nascita e 10 anni dalla morte di Merce Cunningham. Una serata che di sicuro vale la pena andare a vedere, specialmente al pensiero che, dal momento che la MC Dance Company ha chiuso i battenti, questi Events sono l’unico modo di mantenere ancora vivo il lavoro di uno dei coreografi più influenti del Ventesimo Secolo.
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Coreografia Merce Cunningham
Adattato e riallestito da Jeannie Steele
Musica dal vivo Philip Selway, Adem Ilhan, Quinta
Disegni basati su Cage Series (1) – (6) di Gerhard Richter
In network con Romaeuropa Festival
Event è presentato con il permesso e la collaborazione del Merce Cunningham Trust. La produzione originale è stata resa possibile grazie al sostegno di Cockayne – Grants for the Arts, un fondo di The London Community Foundation e il Rambert’s New Work Commissioning Fund, con l’importante sostegno di Chiara Chabanne.