Va in scena al Teatro Fabbricone di Prato “Antigone” di Massimiliano Civica, che riprendendo la tragedia greca di Sofocle ne approfondisce i temi trattati attualizzandoli.
L’epoca infatti è quella fascista, come si evince dagli abiti indossati dagli attori.
Nello specifico si è voluto far convergere verso la caduta del fascismo le contraddizioni sul significato di giustizia, intesa sia come virtù sociale che morale, che impregnavano il dibattito politico di Atene.
Le dinamiche dell’opera di Sofocle ben si possono conciliare con tale periodo: Polinice, colpevole di tradimento per essersi alleato con la città di Argo con l’intenzione di distruggere Tebe, la propria patria, ha una divisa che richiama quella fascista; mentre Creonte che prende le redini di Tebe, ormai in ginocchio a causa della dura guerra civile tra i due fratelli Eteocle e Polinice, indossa la divisa partigiana.
I cinque personaggi principali, seduti sullo sfondo, avanzano in primo piano presentando ciascuno la propria idea di giustizia.
Ciò che emerge durante lo spettacolo non è se sia giusta o sbagliata la decisione di Creonte di non far seppellire Polinice, considerato da tutti traditore della patria e dunque per legge indegno di ricevere gli onori funebri, ma le motivazioni che guidano ciascun personaggio atte a giustificare la propria scelta di rispettare o no la legge impostagli.
Il capo di Tebe, pur di rendere autorevole il suo ideale di democrazia, rimane risoluto persino di fronte a suo figlio Emone, l’unico personaggio che realmente affronta il dilemma sul rispetto della legge o della morale, scontrandosi con il padre senza neanche il timore di far emergere la paura di perdere Antigone.
Quest’ultima mostra una sottile ipocrisia che emerge proprio dalle risposte date a Creonte e che raggiunge l’apice nel monologo finale dichiarando che non avrebbe rischiato la propria vita per seppellire un marito o un figlio, ma piuttosto per il fratello.
Il regista vuole infatti porre l’attenzione sull’importanza dei legami di sangue aristocratici su cui si basano le reali intenzioni di Antigone, che sembra quasi esaltata all’idea di agire sfidando la legge.
Come dichiarato dalla guardia, Antigone seppellisce Polinice in pieno giorno, alzando la polvere da terra e sbeffeggiando a gran voce chi non ha avuto rispetto per il suo corpo.
In questa rappresentazione teatrale sembra essere spinta nelle sue azioni più dall’idea di trasgressione della legge che di rispetto nei confronti di un morto e il suo sogghignare di fronte a Creonte e le sue grida di sfida persino nei confronti degli dei fanno emergere il suo vero desiderio, quello di soddisfare la propria vanità ed essere glorificata agli occhi degli altri.
Il corifeo che accompagna la narrazione ed espone il pensiero degli anziani di Tebe non osa schierarsi.
Forse l’unico personaggio che incarna il vero senso di giustizia in questa rappresentazione è proprio Ismene, solitamente raffigurata come antagonista della sorella, che qui emerge per la sua capacità di valutazione dei fatti e per il suo agire nel rispetto sia della legge che della morale.
Il regista ha voluto che fosse proprio lei la prima a seppellire in segreto Polinice, dopo aver redarguito Antigone per la sua insolenza nel non rispettare la volontà di Creonte.
La stessa attrice che rappresenta Ismene prende poi i panni di Tiresia il saggio indovino che preannuncerà a Creonte il nefasto destino che lo attende proprio a causa della sua ostinazione.
E il capo democratico che all’inizio del dramma punta il dito verso l’alto gridando al popolo la sua legge, conclude alzando il dito con esitazione ma la sua voce non ha più forza.
———–
Credits
di Sofocle
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Oscar De Summa (Creonte)
Monica Demuru (Ismene, Tiresia, Euridice)
Monica Piseddu (Antigone)
Francesco Rotelli (Guardia, Emone)
Marcello Sambati (Corifeo)
costumi di Daniela Salernitano
luci di Gianni Staropoli
fantoccio realizzato da Paola Tintinelli
traduzione e adattamento di Massimiliano Civica
assistente alla regia Elena Rosa
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Manifatture Digitali Cinema Prato – Fondazione Sistema Toscana
PRIMA ASSOLUTA