Kamishibai vuol dire “teatro di carta”. Nato in Giappone nel XII secolo, è una sorta di teatro portatile che veniva usato dai monaci buddisti per parlare a un pubblico di analfabeti: una piccola valigia di legno (detta “butai”), con due antine che si aprono e un arcoscenico triangolare in cima. Il narratore, tramite una serie di cartoncini rettangolari illustrati (verso l’esterno c’è il disegno, verso l’interno il testo) che si infilano in una fessura laterale del teatrino, racconta una storia aiutandosi con dei bastoncini in bambù (gli “hyoshigi”), utili a sottolineare i passaggi più importanti del racconto. A introdurre il kamishibai in Italia è stata la casa editrice bolognese Artebambini, che organizza pure laboratori e corsi di formazione rivolti a insegnanti, educatori o anche semplici genitori.
“Eravamo alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, in uno stand giapponese abbiamo visto uno strano teatrino ed è stato un colpo di fulmine”, racconta l’atelierista, formatrice e co-fondatrice Paola Ciarcià: “Rappresentava una sintesi di quella contaminazione di linguaggi che permette di mostrare il mondo con gli occhi dell’arte. Il teatro, il racconto, le immagini, oltre che un potente fattore di socialità”. L’oggetto in sé è una sorta “di valigia-libro, ma è apparenza, perché il kamishibai si apre e diventa un teatro”, aggiunge Mauro Speraggi, pedagogista e co-fondatore della casa editrice: “Le immagini scorrono, come fossero fondali, e non sono contaminate dalle parole. La voce del narratore diventa pura comunicazione, mentre lo scorrere dei disegni dà un ritmo preciso alla narrazione. Si tratta di un piccolo attrezzo dalle grandi potenzialità”.
Artebambini nasce dall’esperienza trentennale dei suoi fondatori nel settore della formazione e dell’educazione. Nel 2000 vede la luce il primo prodotto editoriale: “Dada”, una rivista d’arte per bambini, che diventa “un pretesto – spiegano i due co-fondatori – per trattare qualsiasi tema o argomento del sapere in modo ludico, utilizzando un linguaggio semplice e confidenziale, libero da qualunque forma di accademismo”. Negli anni l’impegno si arricchisce di ben sei collane dedicate a bambini e adulti, superando oggi i 150 prodotti editoriali. Va anche ricordato che Artebambini è un ente formativo riconosciuto dal ministero dell’Istruzione, e realizza sia laboratori con bambini di ogni età nelle scuole, nelle biblioteche e nei musei, sia corsi di formazione e di aggiornamento per adulti, tutti sempre ispirati ai principi della “pedagogia attiva”.
Tornando al “teatro di carta”, per meglio conoscerlo Artebambini ci offre due pubblicazioni assolutamente imperdibili. La prima è il bellissimo albo “L’uomo del kamishibai”, scritto e illustrato dall’ultraottantenne Allen Say, autore giapponese di nascita e americano di adozione. Dopo tanti anni di riposo, a un “jiichan” (nonno) torna la voglia di riprendere la sua vecchia professione, quella di portare in giro per la grande città il suo piccolo teatro. Prende allora la sua bicicletta (“le mie gambe sono ancora forti” dice), monta la valigia di legno sul portapacchi e, dalla collina dove si è ritirato a vivere, scende giù fischiettando “una melodia che sua madre era solita cantare quando era piccolo”. Ma la città è ora una metropoli: è piena di traffico, tutti vanno di fretta. Eppure lui trova comunque uno slargo per montare il suo kamishibai e inizia a battere tra loro due blocchetti di legno per chiamare a raccolta i bambini. Non staremo a svelare il finale: le cose non andranno come l’uomo immaginava, eppure il suo successo sarà comunque enorme, lasciando nel lettore un sentimento di forte commozione.
Paola Ciarcià e Mauro Speraggi sono anche i curatori di “Kamishibai, istruzioni per l’uso”, un manuale fondamentale per conoscere questo straordinario strumento che “permette a chiunque – spiegano – di diventare protagonista e di creare le proprie storie”. Il piccolo volume illustra come realizzare il “teatro di carta” fin nei minimi dettagli, ospitando anche interviste e interventi di pedagogisti sui suoi numerosi aspetti (come la struttura narrativa, la musica, le illustrazioni). “Quando abbiamo cominciato a costruire e a sperimentare il kamishibai tra i nostri amici maestri abbiamo notato che stupiva”, aggiungono Ciarcià e Speraggi: “Ha lo stesso fascino del palcoscenico e si può rivolgere a tutti in una sola volta, è un’esperienza collettiva. E poi ha una modalità contemporanea: non possono essere storie lunghe, su una tavola non ci può essere mezzo capitolo dei Promessi Sposi”.
Ma il grandissimo successo del kamishibai non deve però lasciare in secondo piano la restante produzione editoriale della Artebambini. Decine e decine di pubblicazioni di grande qualità, tra le quali ci permettiamo di segnalare un picture book davvero singolare, divertente e didattico nello stesso tempo. “Sbagliando s’inventa” di Loricangi, pseudonimo dell’autrice e illustratrice Loredana Cangini (nonché decoratrice d’interni e costruttrice di mobili realizzati a mano), il cui titolo ricalca una celebre frase di Gianni Rodari, propone tanti giochi dilettevoli e bizzarri con le parole (proseguendo il filone iniziato nel 2015 con “Sbagliando s’impara”, dedicato alla matematica), incuriosendo i bambini e arricchendo il loro patrimonio linguistico.
Dalle sciarade ai rebus, dagli anagrammi alle rime baciate o alternate, dai calligrammi alla poesia futurista piena di onomatopee: c’è davvero di tutto in questo prezioso volumetto, splendidamente illustrato con toni pastello (matite, chine, tempere e collage) e immagini un po’ retrò, che richiamano alla mente i vecchi abbecedari. C’è il gioco dell’iniziale (scrivo una frase usando solo parole che cominciano con la medesima lettera, senza preoccuparmi troppo del significato), ci sono le “parole in fila indiana” (scrivo una frase usando solo parole che iniziano con l’ultima sillaba della parola precedente). Ogni gioco linguistico è accompagnato da disegni esplicativi ed esempi pratici, in modo da stimolare il bambino su testo e immagini nello stesso modo. Un viaggio inconsueto che infine approda alla poesia, da quella “non-sense” dei limerick a quella “nascosta” del caviardage, in un crescendo di divertimento, sperimentazione e creatività.