La commedia di David Hare, nella versione originale “Skylight”, esplora un’affascinante storia d’amore tra due ex amanti sullo sfondo degli anni del thatcherismo, anni segnati da una politica che, accentuando il divario tra ricchi e poveri, ben si accordava con la ristrutturazione del capitalismo globale, meno invece con la tutela delle fasce sociali in difficoltà.
Nella trasposizione teatrale di Barbareschi l‘azione, amplificata efficacemente dalle musiche di Marco Zurzolo, si svolge in un gelido bilocale di un quartiere popolare di Roma dove i due ex amanti, con opinioni politiche diverse, si incontrano – e si separano – animatamente, anni dopo la loro relazione.
Lucrezia Lante della Rovere interpreta Elisabetta, un’insegnante di una scuola svantaggiata che ha interrotto la sua relazione con un ristoratore di successo, ora vedovo, quando sua moglie ha scoperto la relazione. Anni dopo Saverio, l’ex amante interpretato da Barbareschi, la rintraccia nella speranza di riaccendere la loro fiamma. Non passa molto tempo prima che si rendano conto che le loro idee e desideri sono incompatibili come sempre.
La separazione tra Saverio e Betta intensifica e sottolinea le differenze nella loro visione del mondo. Uno dei monologhi più eloquenti di Betta, spesso politicamente fuori moda, è rivolto agli assistenti sociali e all’idea che i servizi tanto necessari sono spesso forniti da persone spinte dalla necessità di essere utili, come ad esempio dagli extracomunitari integrati nella nostra società. Al tempo stesso, rivela la sua provenienza da un background di qualche privilegio, che rende il suo impegno con il mondo un’aspirazione culturale che si ferma a non avere un televisore o non leggere un giornale (piuttosto divora i romanzi classici sull’autobus).
Saverio, dal canto suo, è un uomo attento al lato pratico della vita, con un figlio diciottenne (Paolo Marconi) che con brevi apparizioni completa e mette in scena il gioco che, tuttavia, non riesce a prendere slancio, perdendo di vista la complessa trama della commedia drammatica di Hare, riducendo i motivi di disagio di questa coppia assediata dalla crisi economica e dall’isolamento metropolitano, a favore di una lettura forzosamente accattivante. Scelte registiche e una recitazione che potevano avere una maggiore incisività e una maggiore profondità di orizzonti che mal si adattano ai contesti evocati dall’Autore.
Perdendo anche un’occasione utile per rendere attuali gli scenari della crisi disegnati dal drammaturgo del Sussex, che riflettono il profondo mutamento del senso comune e dell’orientamento della opinione pubblica contemporanea, sui quali aleggiano valori identitari i quali hanno soppiantato i valori basati sulla eguaglianza sociale e su un’inclusiva visione globale dei destini del mondo.