adattamento e coordinamento artistico – Sebastiano Spada
con (in ordine alfabetico): Maddalena Amorini, Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Alessandra Brattoli, Federica Cavallaro, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe
costumi – Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola
scene – Federica Francolini
disegnatore luci – Loris Giancola
sarta – Eleonora Sgherri
canto – Katia Magnani
editing dei brani musicali – Andrea Ottani
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Vasco Pratolini scrisse Il Quartiere tra il 1943 e il 1944, sul finire della guerra, ambientandolo però qualche anno prima, negli anni Trenta, quando la Grande Guerra era finita e la successiva già incombeva, mentre l’Italia si prendeva il lusso di iniziarne un’altra ancora, in Etiopia. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi che abita a Firenze, nel quartiere di Santa Croce. Tutta la loro vita è racchiusa nel perimetro tra l’Arco di San Pierino e la Porta alla Croce. Qui hanno la casa, la famiglia, gli amici, qui iniziano a lavorare, a formare le loro coscienze, a soffrire per amore. Da qui si affacciano al mondo, sommando ai propri turbamenti giovanili quelli che sconvolgono l’Italia.
Nessuno di loro immagina un futuro lontano da quelle radici così profonde, soprattutto lontano da quelle persone con cui condividono gli anni più vivaci di una vita semplice, la giovinezza impulsiva che sa essere spensierata e crudele.
Pratolini aveva diciannove anni nel 1932, anno in cui iniziano le vicende narrate nel romanzo. Più o meno la stessa età hanno Valerio, Carlo, Marisa, Giorgio, Maria, Luciana, Arrigo, Gino, Olga. E della stessa generazione sono gli attori che li interpretano, iNuovi, i giovani attori che gestiscono il Niccolini per il progetto inedito della Fondazione Teatro della Toscana. È questa generazione la vera protagonista dello spettacolo, che vive tre volte sul palcoscenico: nelle storie dei personaggi, nella narrazione romanzata di chi la racconta a breve distanza e nell’interpretazione di chi la attraversa quasi un secolo dopo, con la stessa sensazione di spaesamento, nella stessa città , ma in un mondo completamente mutato, che ha inevitabilmente cambiato anche il modo di essere giovani, spensierati e crudeli.
Dopo aver portato in scena Le ragazze di Sanfrediano iNuovi affrontano un altro romanzo dello scrittore che più di ogni altro ha saputo raccontare la Firenze verace, quella che bisbiglia e vocia per le vie del centro storico. Sebastiano Spada si cimenta, alla sua prima prova di coordinamento registico, nell’adattamento teatrale di un romanzo, cosa niente affatto semplice. Certo, come l’artista stesso sottolinea, il linguaggio di Pratolini ha già caratteristiche teatrali, una chiarezza limpida che veste la poesia di sobrietà, ma è necessario un complesso labor limae per condensare decine di pagine, che raccontano otto anni di vita di altrettanti protagonisti, in un’ora e poco più di spettacolo. Eppure l’impianto narrativo è mantenuto, la struttura corale del romanzo perfettamente resa, la caratterizzazione dei protagonisti rispettata. Le scene e i costumi astraggono le azioni dal tempo e dallo spazio, mettendo in luce una realtà liquida, pronta a prendere la forma di ambienti e momenti storici diversi. C’è la sfrontatezza e la fragilità, la ribellione e l’obbedienza, l’inesperienza e l’inaspettata saggezza, l’amore idealizzato e l’amore incompreso, la rabbia e la paura del sentirsi da soli anche in un gruppo così unito. C’è la guerra, là fuori dal quartiere, giusta e sbagliata, riscatto e follia, che riesce a entrare prepotente anche nei vicoli di Santa Croce. C’è un quartiere che cambia forma, e quindi contenuto, un risanamento che sradica una comunità e la comunità che tenta di resistervi, e pensa ancora di poterlo fare.
Ma la corsa dei giovani protagonisti verso il futuro che hanno sognato è continuamente bloccata da eventi che la loro immaginazione non aveva preso in considerazione. Il mondo là fuori butta giù le loro case e le loro certezza, lastrica davanti a loro strade nuove, sconosciute, le uniche da percorrere per maturare veramente. Una metafora che iNuovi fanno propria sul palco e dietro le quinte.
Dieci anni più vecchio, Pratolini è a Roma e conosce un’altra resistenza, quella con la R maiuscola. Nel mezzo c’è una guerra, l’ennesima, la più devastante. E chissà se tornare con la mente agli anni spensierati e crudeli vissuti a Firenze non gli sia parso necessario per affrontare un nuovo, irreversibile cambiamento.