dr.gam è l’acronimo del cantautore, chitarrista, polistrumentista, produttore e videomaker Andrea Gamurrini, dove il cuore del nome e la testa del cognome vengono scelti come essenza della parte più istintiva e quella più razionale di un mondo svelato in entrambe le sue facce.
Conosciamo un po’ più di lui in questa intervista che andrà a scavare a fondo nel mondo di questo interessantissimo artista che tanto di sé sta facendo parlare in Italia e nel mondo.
Ciao Andrea, posso farti domande dirette senza tanti preamboli?
Certo, sono pronto.
A chi o a cosa ti ispiri per scrivere la tua musica?
Qualsiasi cosa può fungere da input per l’ispirazione…un incontro inatteso, un paesaggio, un pomeriggio in casa da solo, la notte, il viaggio, il dolore…
Vanti numerose collaborazioni nella tua carriera musicale, ma qual è stato l’incontro più importante per te?
Tutti gli splendidi musicisti con cui ho avuto l’onore di collaborare sono stati importanti e tutti hanno contribuito alla mia formazione. Gran parte di quello che so lo devo a loro.
La tua musica spazia dal rock, al funk, al reggae con punte che estremizzano al jazz e alla classica senza nessun genere che prevalga rispetto ad un altro. È una precisa scelta o è la voglia di sperimentare?
Non c’è una strategia o qualcosa di studiato a tavolino
Nei molti anni di live, collaborando con tanti ottimi musicisti che spesso venivano da esperienze musicali distanti dalle mie, sono stato introdotto ai diversi generi musicali metabolizzandone i linguaggi. È come quando viaggi e ti ospitano in famiglia…sicuramente impari molto di più di quel posto rispetto al soggiorno in un club vacanza. In questo modo il mio stile si è naturalmente contaminato…ed è tutt’ora in continua evoluzione.
Quando si esce dalle solite cose e si cerca di proporre una musica più libera come può forse essere la tua, pensi sia molto più complicato arrivare al pubblico?
Di norma un prodotto artistico ha bisogno di più tempo per imporsi rispetto ad un prodotto commerciale, ma l’albero che cresce lentamente ha radici forti, e una volta grande, è più difficile da abbattere.
In questi anni di profonda crisi, anche la discografia sta patendo. È solo un problema economico o anche un problema legato alla mancanza di nuove idee?
Io non mi sono interessato molto alla discografia per molti anni, preferendo il live, ma è sotto gli occhi di tutti che la crisi mondiale ha dato l’ulteriore mazzata ad un settore già in crisi di suo per una poco attenta gestione del passaggio al digitale.
Il problema della mancanza di idee sarà una questione aperta fino a quando gli artisti non si rimetteranno al servizio della musica e non del successo. I dischi un tempo si facevano in anni di lavoro, sperimentando suoni, strumenti e macchinari, alla ricerca di un proprio sound. È vero che la tecnologia era un’altra, ma il tempo resta un fattore vincente per le buone idee. Con i mezzi di oggi e tempo a disposizione si possono ottenere eccellenti prodotti artistici. È quello che a me interessa più di ogni altra cosa.
Pensi abbia ancora un senso parlare di musica indipendente da una parte e quella delle major dall’altra. O sia meglio distinguere in buona e cattiva musica?
Esiste solo la buona e la cattiva musica…e solo la buona musica ci fa essere uomini migliori e fa in modo che il mondo diventi un posto migliore…sembra un po’ bizzarra come idea…ma ti posso assicurare che è così.
Quindi la buona musica può veramente fare di te un uomo migliore e perché?
Cercherò di essere coinciso, vista la vastità dell’argomento.
Le sonde Voyager inviate nello spazio nel 1977 come nostro faro per civiltà aliene, hanno a bordo un disco d’oro dove sono raccolte formule fisiche e matematiche, saluti in varie lingue, i suoni della natura della Terra ed anche brani musicali (da Bach a Chuck Berry)….questo perché la musica è una forma di comunicazione universale ed ha assolutamente il potere di migliorare la vita delle persone sia con il semplice ascolto da supporto che durante la magia della performance dal vivo che ne è l’esaltazione.
Il perché lo lascio dire a tre illustri personaggi del passato:
– Charles Darwin: La musica è tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani
– Friedrich Nietzsche: La musica non è un’arte ma una categoria dello spirito umano
– Platone: La musica è la parte principale dell’educazione perché il ritmo e l’armonia sono particolarmente adatte a penetrare l’anima.
Quindi vista la sua potenza d’azione, coltivare la buona musica, rende gli uomini migliori….e all’opposto la cattiva musica produce invece effetti molto negativi.
In Italia stiamo vivendo un periodo non molto felice a livello sociale e questo anche a livello di qualità musicale. Credi che ci sia una correlazione tra le due cose e dalla tua esperienza è così anche all’estero?
È risaputo che la qualità della musica e dell’arte in genere, che gira in un Paese, è un termometro importante per stabilirne lo stato di salute.
Nello specifico la qualità musicale va di pari passo con la presenza o meno di musica live, quella suonata veramente. Per quanto riguarda l’estero che io conosco, inteso come Europa Occidentale e America del Nord, la musica dal vivo è sentita maggiormente rispetto all’Italia sia sotto il profilo personale che sociale. In linea di massima, attualmente, c’è più cultura musicale in quei luoghi ed il ruolo del musicista è in qualche modo ancora riconosciuto come fondamentale alla società (spesso tutelato) e non è raro imbattersi in spettacoli di artisti poco conosciuti alle masse magari pieni di gente che canta e che balla.
In Italia invece, quella che io chiamo la media borghesia della musica è praticamente scomparsa assieme ai locali che la ospitavano e ad oggi le performances di artisti non ancora famosi al grande pubblico è merce rara.
Credi che l’avvento dei talent abbia migliorato o peggiorato la situazione musicale italiana?
I talent fanno parte dello Show Business televisivo e hanno poco a che fare con la musica…lo stato di salute della musica di un paese dipende da molti fattori: culturali, educativi, etici, storici, politici e commerciali…di sicuro i talent non hanno migliorato la situazione.
Ultimamente sta sempre di più uscendo musica prodotta con l’ausilio di strumenti elettronici, campionamenti ecc… Come vedi questa cosa?
Di norma non sono contrario all’elettronica. Il problema si pone quando si utilizza l’elettronica come scorciatoia per carenza di conoscenza musicale. Questo è un problema.
Cioè se io sono stonato ed utilizzo in tutti i miei brani l’intonatore per la voce (auto tune), e lo faccio passare come una scelta artistica. Questo è un problema.
Se io utilizzo campioni ritmici, armonici o melodici già precomposti perché non conosco le regole della musica, non so suonare uno strumento musicale e non sono in grado di realizzare un brano con il solo ausilio di strumenti acustici o analogici. Questo è un problema.
L’utilizzo massivo dell’elettronica senza la formazione musicale di cui sopra, porta inevitabilmente ad una produzione di basso livello.
È come se io preferissi nutrirmi con prodotti di indubbia provenienza al posto di prodotti italiani controllati.
Esatto. Infatti bisognerebbe saper riconoscere e preferire la buona musica a quella di bassa qualità, magari inizialmente ponendosi domande tipo: chi ha scritto questo brano? Che storia ha l’autore? Come è stato prodotto? Che messaggio vuole dare? Cosa ne pensa la critica? Hanno collaborato bravi musicisti o no? Fare caso se sul palco vi è la presenza di musicisti che suonano davvero…proprio come ottenere le informazioni sulla filiera di un prodotto alimentare!! All’inizio potrà sembrare un po’ oneroso ma con il tempo sarà un attimo riconoscere la qualità di un brano musicale, e purtroppo sta a noi essere preparati su questo perché ricordo che alle case discografiche in linea di massima interessano le vendite…quindi se la gente consuma musica spazzatura che a loro costa MOOOLTO meno rispetto ad un prodotto di qualità, per loro è tutto di guadagnato!!!
Come mai i giovani ultimamente in Italia sono così attratti dalla musica trap?
L’Italia è uno dei paesi più belli del mondo sia a livello paesaggistico che storico monumentale, con eccellenze in diversi campi, dall’agroalimentare, alla cucina, alla moda, alla motoristica ecc…
Il problema in generale del popolo italiano è quello che è un po’ credulone e abbocca un po’ troppo all’amo!!!
Non so se sia sempre stato così ma nella musica, specialmente negli ultimi quarant’anni, la massa ha sempre accondisceso a quello che le case discografiche e media propinavano. Il risultato è che negli anni 80 in Inghilterra e USA nascevano band monumento come U2, Police, Cure, Metallica, Guns’n’Roses…ecc…e noi avevamo Sandy Marton, Baltimora, Den Harrow ecc… Negli anni 90 ai Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Soundgarden, Pearl Jam noi rispondevamo con il Karaoke di Fiorello che riempiva le piazze…per non parlare degli ultimi anni dove fenomeni come talent e trap, che negli altri paesi esistono confinati in spazi ben circoscritti, qui hanno come sempre spianato tutto per la durata di qualche stagione, e noi pronti ad abboccare al prossimo prodotto confezionato ad hoc.
Ho fatto questo preambolo, poiché il filo conduttore che lega tutti i fenomeni musicali Italiani di massa degli ultimi anni descritti sopra è l’uso spropositato di strumentazione elettronica.
Ultimamente poi, visto l’incalzante progresso tecnologico, tali strumentazioni sono alla portata di tutti ad un costo accessibile. Il risultato è che se negli anni settanta un ragazzo/a voleva emulare un artista, si comprava una chitarra…ora si compra un computer o una consolle da dj…e questo va ad aggravare ulteriormente la situazione.
È risaputo, e scientificamente provato, infatti che imparare fin da piccoli a suonare uno strumento musicale classico porta benefici al cervello, che permangono fino alla vecchiaia, come nessun’altra pratica riesce a fare. Questa pratica però richiede fatica, tempo, studio…insomma lo strumento classico ti sbatte in faccia fin da subito come funziona la vita…ed è quindi molto più semplice per il giovane trovare la scorciatoia della musica elettronica…per ottenere gli stessi risultati del suo idolo del momento in poco tempo, senza il minimo sforzo…il risultato è che oltre a non avere i benefici descritti sopra, il livello musicale si abbassa sempre di più con le conseguenze sullo stato di salute di questa Italia e di quella che verrà.
Quindi non ci sono speranze…
Al contrario…
Ci sono tre fiamme che dovremmo tutti alimentare per sperare in una ripresa.
La prima è la così detta musica INDIE italiana che sta resistendo al declino…ma dal mio punto di vista bisogna migliorare nella qualità tecnica degli strumentisti e nelle tematiche che dovrebbero abbracciare di più il sociale oltre al personale.
La seconda è quello che sta accadendo negli USA con fenomeni che nascono indipendenti come Vulfpeck e Mike Love…La loro qualità musicale ed il loro sound, che non sto qui ad argomentare, hanno creato un seguito di migliaia di ragazzi che sembrano avere tutte le carte in regola, in termini di preparazione, attenzione nelle scelte musicali, per sperare in un cambiamento positivo anche in Italia.
Per ultimo ricordo che anche la musica ha bisogno di fondi e negli USA ultimamente i giganti del web stanno finalmente iniziando a pagare quasi analiticamente gli autori e i musicisti che vengono ascoltati sulle piattaforme di streaming, in Italia il grosso di questo denaro rimane nelle tasche di Zuckemberg e simili…ma qui dovrebbe intervenire la politica…dai che piano piano ce la faremo!!!
Tornando a noi. In cosa credi di distinguerti rispetto ad altri artisti noti, qual è la caratteristica che ti rende unico?
Questo dovete chiederlo a chi mi segue. Io ho sempre cercato di curare i molteplici aspetti che un artista al giorno d’oggi, oltre a doti musicali, ispirazione e attitudine al live, dovrebbe avere, e cioè: preparazione tecnica del proprio strumento, una importante gavetta dal vivo, una più che degna cultura personale, una conoscenza base dell’home recording e video making…tanto cuore ed altrettanta testa!!!
Quindi, visto che comunque ti attieni alla forma “canzone”, con te si aprirebbe un nuovo genere musicale che potremmo definire pop colto, o meglio “Kult Pop”.
Di solito non amo suddividere la musica in generi, anche se questa è sicuramente la definizione più vicina al mondo in cui sono immerso in questo momento.