Meglio accettare la dolorosa realtà di un tradimento oppure crogiolarsi nell’illusione consolatoria di un gioco? Questo il dilemma portato alle estreme conseguenze in La grande magia, il più pirandelliano dei testi di Eduardo De Filippo che il regista catalano Lluis Pasqual porta in scena al Teatro Argentina di Roma (repliche fino al 5 gennaio).
“La grande magia è la commedia che forse mi sta più a cuore e che mi ha dato più dolore” aveva scritto Eduardo commentando il testo, inserito ne La Cantata dei giorni dispari, che al debutto era stata un insuccesso mal compreso dal pubblico che sembrava voler rifiutare l’amarissimo rapporto fra realtà e finzione messo in scena da Eduardo.
La Produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale che arriva al Teatro Argentina dove gli attori della compagnia hanno denunciato i clamorosi ritardi nei pagamenti da parte dello Stabile di Napoli in occasione della prima romana raccogliendo la solidarietà del pubblico e dello stabile nazionale della Capitale, viene trasformato da Pasqual (che cura anche gli eleganti costumi e le scene in stile Anni Trenta) in un lungo atto unico (di poco meno due ore) che accentua l’elemento metateatrale dello spettacolo esaltato anche dai numerosi specchi collocati sul palco in un gioco di riflessi.
“Ho voluto dire, che la vita è un giuoco, e questo giuoco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede” aveva spiegato Eduardo commentando una commedia che parte con tono leggeri per poi virare in registri fin troppo farseschi e finire in amarissima tragedia.
La grande magia racconta la storia del Professor Otto Marvuglia, illusionista affamato e imbroglione che nel corso di un numero di magia fa sparire una ricca e fedifraga signora del pubblico per aiutarla, dietro pagamento, a scappare con l’amante beffando il ricco e gelosissimo marito, Calogero Di Spelta.
Ma il mago riesce a imbrogliare l’uomo convincendo il marito tradito che sua moglie sua moglie si trovi all’interno di una scatola. Sarebbe sufficiente aprirla per far ricomparire la donna? Sì, ma solo avendo estrema fiducia nella fedeltà di lei e fede nel gioco messo abilmente a punto dal mago. Ed ecco che il marito tradito si ritrova di fronte e una scelta difficile: meglio accettare l’idea dolorosa di una moglie fedele, ma chiusa in una scatola o quella di una adultera che lo ha tradito e abbandonato senza rimorsi?
Sulla scia di Eduardo, Pasqual denuncia i vizi umani e le loro conseguenze con una commedia apparentemente leggera che punta al metateatrale: pur rispettando Eduardo, il regista catalano tenta di smorzare a tratti i toni amari e drammatici del testo giocando molto sui cambi immediati di registro nella commedia alternando con leggeri e toni drammatici e forse finendo per accentuare fin troppo su alcuni elementi caricaturali e farseschi della commedia. Inediti, i cambi di scena a sipario chiuso con gli intermezzi musicali dal vivo eseguiti da Dolores Melodia e Raffaele Giglio che ben coinvolgono il pubblico della sala.
È veramente ottima la prestazione degli attori della compagnia di area partenopea dove spiccano Nando Paone (che ha lavorato anche con Eduardo) nel ruolo dell’imbroglione Otto Marvuglia, affamato e miserrimo mago, astuto cialtrone che suscita anche compassione da parte del pubblico e che riesce a ingannare Claudio Di Palma, Calogero di Spelta, bravissimo nel passare dal ruolo di saccente e geloso marito a uomo divorato dal gioco illusorio, apprezzato soprattutto nel drammatico monologo finale.
In scena anche Angela De Matteo (la moglie fedifraga e poi pentita) e Alessandra Borgia, Zaira, moglie del mago.
Uno spettacolo riuscito quello di Pasqual cui va riconosciuto anche il pregio di aver riportato in scena una delle commedia meno rappresentate del geniale Eduardo. Biglietti: intero 40 euro – ridotto 12 euro. Biglietteria: 06.684.000.311/314 www.teatrodiroma.net.