Diciassette anni di tournée, solo in Italia 45 città toccate per 145 appuntamenti e un totale di 1246 repliche complessive per circa 4 milioni di spettatori. Tradotto e adattato in 9 lingue diverse, andato in scena in 23 Paesi. Questo è Notre Dame de Paris, l’omonimo e longevo musical nato dall’adattamento del romanzo di Victor Hugo ad opera di Luc Plamondon e Pasquale Pannella, diretto da Gilles Maheu, coreografato da Martino Müller e musicato dal grande Riccardo Cocciante.
Era il lontano 2002 e, in quel di Catania, con gli occhi di una sognante e incredula tredicenne ammiravo per la prima volta Notre Dame de Paris, il musical che avrebbe cambiato la storia del genere e avrebbe sbancato nei teatri di tutto il mondo. Sono andata più volte a vederlo, in questi 17 anni di ininterrotta (o quasi) tournée, e ho sempre trovato la magia creata dal “musical dei record” perfettamente intatta, per niente intaccata dal passare degli anni e dal duplicarsi (se non dal triplicarsi) dell’offerta di musical in Italia. Uno dei motivi forse va ricercato nel forse banale ma reale dato di fatto che la qualità complessiva di Notre Dame de Paris in Italia è unica e sola. Scenografie, costumi, coreografie e acrobazie e, ultima ma non ultima, l’indiscussa bravura del cast originale fanno di questa imponente opera una garanzia di qualità sopraffina che supera le barriere temporali per imporsi fieramente oggi come ieri.
Nuovamente in tournée in Italia da settembre, quest’anno è il primo senza il grande David Zard, scomparso nel 2018, il cui posto è stato prontamente preso dal figlio Clemente, “padrino” di questo nuovo battesimo italiano. Notre Dame de Paris gode di una fortuna e un successo che lo precede: l’Unipol Arena brulica di gente, non si vede una poltrona vuota, e la grandezza del musical si percepisce anche dal brusio degli spettatori che sanno tutte le canzoni a memoria, conoscono gli interpreti e ne tessono le lodi applaudendoli con slancio e grandi ovazioni alla fine di ogni canzone. Un altro meraviglioso punto di forza del musical è infatti la presenza degli interpreti del cast originale Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Graziano Galatone (Febo), Matteo Setti (Gringoire) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso), divenuti quasi iconici nel ruolo che interpretano, con qualche ruga in più ma con voci e verve immutata. Completano il cast gli altrettanto performanti Leonardo Di Minno (Clopin) e l’albanese Elhaida Dani (Esmeralda), nota in Italia per aver vinto la prima edizione del talent The Voice.
Il grande scrittore francese Victor Hugo scrisse il romanzo Notre Dame de Paris quando aveva solo 29 anni, ambientandolo nella Parigi del 1482. «Storia d’amore e di passione», la vicenda narra l’arrivo nella cattolicissima capitale del «tempo delle cattedrali» di un gruppo di zingari che viene brutalmente cacciato in un escalation di odio, razzismo e intolleranza a cui fa da sfondo l’amore del gobbo e zoppo Quasimodo per la bella zingara Esmeralda, simbolo di bellezza ma soprattutto libertà. Lontana da noi secoli e secoli, sembra quasi una storia scritta nel “medioevo del pensiero” in cui viviamo per certi versi oggi, in cui l’interrogativo imperante e al quale si fatica a dare una risposta concreta è ancora e sempre «come fare un mondo dove non c’è più l’escluso?»