Sono molto rilevanti i risultati economici e artistici con cui si chiude l’anno 2019 del Teatro dell’Opera di Roma. L’incasso è stato di 15.110.000 euro. Una cifra davvero positiva se raffrontata ai 13.943.000 dell’anno precedente (con un incremento rispetto al 2018 pari all’8,4%). Ed è ancora più interessante il risultato complessivo del periodo medio-lungo che vede gli incassi del 2013 (7.482.664 euro) crescere più del doppio nel consuntivo del 2019.
Aumenta anche il numero di spettatori che passa dai 246.675 dello scorso anno ai 266.500 del 2019, con un incremento di circa 19.000 persone (pari all’8,0%).
«Sono molto soddisfatta per gli ottimi risultati raggiunti nel 2019 dal Teatro dell’Opera di Roma – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi, Presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. – Uno straordinario lavoro di squadra, quest’anno arricchito dalla presenza di Acea e Camera di Commercio di Roma divenuti soci della nostra Fondazione, ha condotto a risultati importanti. Le proposte in cartellone del Costanzi e di Caracalla continuano ad attrarre un numero di appassionati estimatori sempre maggiore, richiamando spettatori sia nella stagione invernale che in quella estiva. Un grazie anche alle numerose iniziative realizzate da ‘OperaCamion’ nelle periferie della nostra città. Siamo riusciti ad avvicinare alla cultura teatrale anche quella parte di pubblico che non frequenta abitualmente il teatro, realizzando un’operazione culturale divenuta impulso per la conoscenza dei differenti linguaggi dell’arte oltre che prezioso strumento di aggregazione. Un risultato significativo per il quale ringrazio sentitamente le numerose e differenti professionalità che con il loro impegno quotidiano non solo rendono possibili questi successi, ma collaborano affinché la cultura riparta anche dal teatro».
«Anche nel 2019 il nostro Teatro registra dei risultati molto positivi, superiori alle più rosee aspettative – ha dichiarato Carlo Fuortes, Sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. – La grande crescita degli spettatori e incassi è per noi motivo di orgoglio. Desidero ringraziare tutti gli spettatori del Teatro che hanno seguito con molta partecipazione e passione i nostri spettacoli. È innanzitutto grazie al loro sostegno che questo Teatro è riuscito in pochi anni a elevare la qualità delle produzioni e diventare un protagonista della scena operistica internazionale».
Anche nel bilancio artistico, e non solo in quello finanziario del Teatro, il livello raggiunto è molto alto, come si può riscontrare dai resoconti della critica e dal successo delle produzioni.
Nel mese di aprile il Premio Abbiati della critica musicale italiana è andato alla regista Deborah Warner per il Billy Budd di Britten che era stato presentato al Costanzi nel maggio 2018.
Pochi giorni fa si sono concluse le repliche de Les vêpres siciliennes di Verdi, uno spettacolo che ha ottenuto un gradissimo successo dovuto sia alla presenza sul podio di Daniele Gatti, alla sua prima prova dopo aver assunto la carica di Direttore Musicale dell’Opera di Roma, sia alla regia di Valentina Carrasco. Un titolo, questo verdiano, di rara esecuzione che ha impegnato in una prova difficile tutte le forze del Teatro (l’Orchestra, il Coro, il Corpo di Ballo, gli allevi della Scuola di Danza, e tutti i tecnici) oltre a un eccellente cast.Tra gli spettacoli programmati nel 2019, molti titoli sono stati accolti con grande favore, perché proposti in “prima assoluta” o perché da tempo assenti dalle scene del Costanzi. Robert Carsen, uno dei maggiori registi lirici di oggi, è stato a Roma in marzo con una commovente rilettura dell’Orfeo ed Euridice di Gluck diretto da Gianluca Capuano, uno specialista di musica sei-settecentesca a sua volta al debutto romano. Il regista canadese è poi tornato in autunno con una versione altrettanto intensa di un altro mito, l’Idomeneo di Mozart, con la direzione di Michele Mariotti anche lui per la prima volta sul podio del Teatro dell’Opera.
Entrambi questi lavori sono stati nuovi allestimenti del Teatro, così come La vedova allegra di Lehár ad aprile, diretta da Constantin Trinks con la trascinante regia di Damiano Michieletto, e la rappresentazione a Roma de L’angelo di fuoco di Prokof’ev diretto da Alejo Pérez e riletta, nelle sue atmosfere allucinate, da Emma Dante.
L’autunno si è aperto con un dittico intitolato a due grandi artisti contemporanei: un progetto che ha voluto continuare il percorso di incontri tra opera lirica e arti figurative che ha caratterizzato sin dai primi del Novecento la programmazione del Teatro dell’Opera. In settembre alla riproposta di Work in Progress di Alexander Calder allestito al Costanzi nel 1968, è stato accostato Waiting for the Sibyl un lavoro in prima assoluta che William Kentridge ha realizzato su commissione del Teatro.
Non va poi dimenticato che, tra i vari balletti rappresentati con successo, la Serata Philip Glass affidata a tre diversi coreografi e Biancaneve, coreografato da Angelin Preljocaj hanno rappresentato un’ottima prova del corpo di ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, a confronto con differenti declinazioni del linguaggio coreografico di oggi.