Compie dieci anni lo spettacolo simbolo della lotta antimafia che debuttò al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2010. Arriva a Padova al Teatro Maddalene: l’ex convento, chiuso dal 2012 per restauri e affidato dal Comune al Teatro Stabile del Veneto, riapre con uno spettacolo dall’importante impegno civile per la comunità.
“Per non morire di mafia è stato lo spettacolo col quale ho cominciato dieci anni fa il mio percorso personale con la drammaturgia contemporanea. Riprenderlo oggi ha per me un significato enorme: è una riflessione su chi siamo e sui fallimenti di un paese” (Alessio Pizzech)
Dalla testimonianza umana di Pietro Grasso, impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata e convinto che per contrastarla sia necessario avere la percezione esatta della sua pericolosità, nasce l’intenso e necessario “Per non morire di mafia” con la regia di Alessio Pizzech e portato in scena da Sebastiano Lo Monaco.
Poco più di un’ora per ripercorrere le tappe storiche della lotta alla mafia in Italia. Alessio Pizzech racconta la vita di un uomo coraggioso, ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e già Presidente del Senato, che ha deciso di impegnare la sua esistenza per combattere la criminalità e che, così facendo, ha messo a rischio se stesso e la sua famiglia, ipotecando la propria libertà per il raggiungimento di un più alto scopo: difendere la libertà di tutti. Ne nasce il ritratto di un uomo scrupoloso, capace di rapporti profondi, come quelli instaurati con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con cui condividerà gli stessi obiettivi.
“Non un semplice spettacolo – dice il regista – ma un ritratto, una discesa nel cuore vibrante e nel lucido pensiero di un uomo che da decenni lotta contro il crimine per il trionfo della legalità”. La pièce si dipana in equilibrio tra momenti didattici, comici e tragici. Un dialogo limpido in cui i segni tracciati sulla lavagna diventano il concretizzarsi di una riflessione che scava nel passato. “Per non morire di mafia” è un monologo che riconduce il teatro alla funzione civile ed evocativa, un racconto che parte dalla Sicilia per aprirsi alla globalizzazione, verso un orizzonte di riferimento in cui si compie la tragedia contemporanea del fenomeno mafioso. “Un teatro capace di disegnare gli uomini, di delineare esperienze di vita che possano divenire modelli”, spiega Pizzech.