Cinque giorni di musica da mezzogiorno alle ore piccole, novanta eventi, sette location nel centro storico di Orvieto, trenta band, più di centocinquanta musicisti, una rappresentanza di altissimo livello del jazz italiano. I numeri dicono molto, di Umbria Jazz Winter in programma dal 28 dicembre al primo gennaio, ma non abbastanza. Due sono i tratti identitari della manifestazione orvietana presenti anche quest’anno come in tutte le precedenti ventisei edizioni.
Il primo. Musica di generi diversi ma sempre di alto livello. La proposta artistica del festival non ha mai deviato dalla ricerca della qualità, spesso coniugata con formule originali e con la presenza di musicisti emergenti sulla scena italiana e internazionale.
Il secondo. Musica diffusa nel tempo e nello spazio, ambientata in alcuni dei luoghi più belli e importanti del centro storico, in una ideale simbiosi di arte, cultura, qualità della vita. Poche città come Orvieto, frutto di una complessa e affascinante stratificazione di tremila anni di storia, si prestano così bene a questa operazione, che si traduce nella formula che ha fatto di Umbria Jazz una manifestazione dal fascino unico. Musicalmente, Umbria Jazz Winter cerca di tenere insieme due diversi caratteri, solo apparentemente antitetici ma che, al contrario, riescono a intrecciarsi tra loro con il risultato di dar vita a un prodotto inimitabile. Da un lato, UJW è un festival che si rivolge a un pubblico esperto, curioso, interessato a fruire di una musica che richiede impegno e attenzione. Dall’altro, l’atmosfera festaiola che contraddistingue il periodo di Capodanno comporta anche una colonna sonora divertente, adatta a tutti, magari ideale per fare da sfondo a occasioni conviviali. In Umbria Jazz Winter cultura, turismo, arte del buon vivere si sommano e si con-fondono. Quasi tutti gli artisti, inoltre, sono residenti e si possono ascoltare quindi più volte durante i cinque giorni di festival, ed alcuni sono proposti in formazioni e progetti diversi. La formula del festival è ormai ben nota ai suoi più assidui frequentatori ed è restata praticamente immutata negli anni per il semplice fatto che ha dimostrato di funzionare. Descriverla equivale a raccontare il “percorso” della musica lungo le diverse location del centro storico e nel trascorrere della giornata. Il Teatro Mancinelli è la sede dei concerti in prima serata, quello che si potrebbe definire il main stage; il museo Emilio Greco ospita i concerti di mezzogiorno, in un ambiente raccolto e raffinato per le proposte più intriganti; le sale del Palazzo del Capitano del Popolo, tra cui la Sala Etrusca dedicata ai pianisti, sono gli spazi pomeridiani; musica non stop, da mezzogiorno a notte fonda, al Palazzo dei Sette, dove jazz ed enogastronomia, un’altra eccellenza dell’Umbria, trovano una accattivante simbiosi. Ancora al Palazzo dei Sette, per chi vuole far tardi non c’è niente di meglio delle jam session che sono uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini. Si comincia intorno a mezzanotte con la house band e si prosegue finché si ha voglia. Jazz lunch e jazz dinner, infine, al San Francesco. Come sempre, ci sono i Funk Off a sfilare per le vie del centro della Città della Rupe. In questo caso, la location è la città stessa. Restano centrali i due momenti che da sempre caratterizzano il festival. Il primo è il concerto gospel che segue la Messa di Capodanno il pomeriggio nel Duomo. I canti religiosi della tradizione afroamericana sono una presenza fissa dei programmi del festival.
Il secondo è la notte che saluta l’arrivo del nuovo anno con i Gran Cenoni di Capodanno al San Francesco e a Palazzo dei Sette, e i concerti prima e dopo lo scoccare della mezzanotte.
Orvieto e Umbria Jazz attendono il popolo del jazz con l’obiettivo di confermarsi evento che si colloca al centro della vita culturale e della attrattività turistica del prossimo inverno. Grandi artisti si alterneranno per i cinque giorni del Festival: JOHN SCOFIELD; THE MAGIC AND THE MYSTERY OF THE BEATLES featuring JOHN SCOFIELD with JAY ANDERSON, LEWIS NASH, UMBRIA JAZZ ORCHESTRA & ORCHESTRA DA CAMERA DI PERUGIA arrangiamenti e direzione GIL GOLDSTEIN; DANILO REA, MASSIMO MORICONI e ALFREDO GOLINO con “Le canzoni di Mina”; JOEL ROSS/ WARREN WOLF QUARTET feat. JOE SANDERS e GREG HUTCHINSON ,VIBES SUMMIT – JOEL ROSS/ WARREN WOLF/ JOE LOCKE feat. JOE SANDERS e GREG HUTCHINSON “Tributo a Milt Jackson e Bobby Hutcherson”; PAOLO FRESU con quattro progetti : PAOLO FRESU DEVIL QUARTET, PAOLO FRESU DEVIL QUARTET special guest FRANCESCO DIODATI,PAOLO FRESU DEVIL QUARTET special guest GIANLUCA PETRELLA e PAOLO FRESU TRIO “TEMPO DI CHET”, special guest STEFANO BAGNOLI. SULLIVAN FORTNER special guest MICHELA MARINO LERMAN (tap dancer) e SULLIVAN FORTNER TRIO feat. JAY ANDERSON & LEWIS NASH special guest MICHELA MARINO LERMAN (tap dancer). FRANCESCO DIODATI con 3 progetti YELLOW SQUEEDS con FRANCESCO LENTO, GABRIELE EVANGELISTA ,ENRICO ZANISI, ENRICO MORELLO. MAT: MARCELLO ALLULLI, FRANCESCO DIODATI, ERMANNO BARON ,FLOORS : FRANCESCO DIODATI, FILIPPO VIGNATO, FRANCESCO PONTICELLI. “Love In Translation” con ROSARIO GIULIANI, JOE LOCKE, DARIO DEIDDA, ROBERTO GATTO. ANTONELLO SALIS & SIMONE ZANCHINI, DINO RUBINO, GIOVANNI GUIDI, ISAIAH THOMPSON TRIO, “Gospel Explosion” con
EVERY PRAISE & VIRGINIA UNION GOSPEL CHOIR feat. J. DAVID BRATTON protagonisti della Messa di Capodanno al Duomo.
A Palazzo dei Sette non stop dalle 13 a notte inoltrata con Dena De Rose Quartet, Greta Panettieri Quartet special guest Max Ionata, The New Orleans Mystics , The House Band & Jam Session PIERO ODORICI, DANIELE SCANNAPIECO, ANDREA POZZA
PAOLO BENEDETTINI, ANTHONY PINCIOTTI + OSPITI , Mitch Woods & His Rocket 88’s.
Al San Francesco a pranzo e cena si alterneranno, Mitch Woods & His Rocket 88’s e The New Orleans Mystics. Ricco menu musicale anche per i due cenoni: a Palazzo dei Sette: Dena De Rose Quartet / Greta Panettieri Quartet special guest Max Ionata /Michael Supnick Swing Quintet con MISS FARO & RED PELLINI. Al San Francesco Gran Cenone di Fine Anno con Massimo Moriconii Duet con Emilia Zamuner /Massimo Moriconi “MODALITA’ TRIO” – Nico Gori, Ellade Bandini /The New Orleans Mystics / Mitch Woods & His Rocket 88’s.
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GLI ARTISTI DI UMBRIA JAZZ WINTER # 27
“Le canzoni di Mina”
DANILO REA, MASSIMO MORICONI, ALFREDO GOLINO
Danilo Rea è uno dei musicisti, non solo italiani, che hanno frequentato più assiduamente le edizioni estive e invernali di Umbria Jazz, anche per via di un eclettismo che lo ha portato a proporsi in progetti musicali molto diversi tra loro. Rea gestisce questa complicata pluralità di formule con un grande senso della melodia e un coinvolgente approccio emotivo. Per queste ragioni ha lavorato molto, lungo tutto il corso della sua carriera, sul versante della migliore canzone d’autore, e quella con Mina è senza dubbio tra i punti più alti di queste partnership.
Alla Tigre di Cremona, icona della canzone italiana, è dedicato questo recital, in cui si possono ascoltare in chiave jazz melodie notissime e care agli italiani di più generazioni. Con Rea, altri due musicisti di grande spessore ed esperienza come Moriconi e Golino che hanno collaborato anche loro con Mina in tante canzoni e che per la reciproca sintonia sono gli ideali protagonisti del progetto, occupando gli altri vertici di un triangolo equilatero, in perfetto interplay. L’idea del trio di rendere omaggio a Mina è stata tradotta anche in un recentissimo disco, dal titolo “Tre per una”.
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THE MAGIC AND THE MYSTERY OF THE BEATLES featuring JOHN SCOFIELD with JAY ANDERSON, LEWIS NASH, UMBRIA JAZZ ORCHESTRA & ORCHESTRA DA CAMERA DI PERUGIA arrangiamenti e direzione GIL GOLDSTEIN
Nell’anno in cui si celebra il cinquantesimo anniversario di “Abbey Road”, uno dei dischi epocali della storia della musica moderna nonché ultimo album registrato dai Beatles (il successivo, “Let it Be”, uscito nel maggio del 1970 conteneva materiale inciso prima) Umbria Jazz affida a Gil Goldstein e alla Umbria Jazz Orchestra, con la star della chitarra John Scofield, la rilettura di alcune delle più belle canzoni dei Fab Four. Goldstein, per molti anni braccio destro di Gil Evans, da orchestratore e arrangiatore di talento qual è, ha messo a punto una versione jazz delle canzoni dei quattro di Liverpool. Un “The Beatles Project” fu presentato già lo scorso anno nell’edizione primaverile del festival a Terni. Ripensato, ulteriormente sviluppato e perfezionato, l’omaggio sarà a Orvieto, ancora con la Umbria Jazz Orchestra e l’Orchestra da Camera di Perugia ma con la sostanziale novità di un chitarrista come Scofield. Ospiti speciali, Jay Anderson al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria, ovvero una sezione ritmica stellare.
The Magic and the Mistery of the Beatles sarà eseguito tre volte a Orvieto e una a L’Aquila.
“Tributo a Milt Jackson e Bobby Hutcherson”
JOEL ROSS/ WARREN WOLF QUARTET
feat. JOE SANDERS e GREG HUTCHINSON
VIBES SUMMIT – JOEL ROSS/ WARREN WOLF/ JOE LOCKE feat. JOE SANDERS e GREG HUTCHINSON
La storia del vibrafono nel jazz si può raccontare – se si semplifica molto, forse troppo – seguendo una linea retta che parte da Lionel Hampton, passa per Milt Jackson e arriva a Bobby Hutcherson e Gary Burton. Dopo aver dunque recitato un ruolo nel percorso evolutivo di tutta la musica afroamericana, negli ultimi anni il vibrafono ha conosciuto una rifioritura grazie ad una nutrita schiera di nuovi interpreti, e tre di questi, di altrettante generazioni, sono presenti a Umbria Jazz Winter, tanto da caratterizzare in modo forte questa edizione. È un omaggio ad uno strumento suggestivo, dal suono caldo e nello stesso tempo etereo, tecnicamente imparentato con le percussioni ma con la “eloquenza” espressiva degna di un pianoforte. E se è raro ascoltare un quartetto con due vibrafonisti, è un evento praticamente unico vedere tre vibrafonisti sul palco.
“One of the world’s most versatile vibes masters”, scrive Gary Walker (Hot House) di Joe Locke. Locke è largamente considerato come uno dei maggiori talenti del vibrafono. Di lui colpisce, tra le altre cose, l’estrema versatilità, che lo ha portato a suonare in contesti di mainstream jazz come in ambiti accademici. È storia, inoltre, il duo che lo vide suonare insieme, proprio a Orvieto, con Cecil Taylor, guru del free jazz.
Flessibilità è anche il tratto identitario di Warren Wolf, multi strumentista di Baltimora che suona anche piano, marimba e batteria. Proprio con Locke Wolf ha esordito in un insolito duo di vibrafonisti, anche questo tenuto a battesimo da Umbria Jazz Winter nel 2013. Warren è un performer dalla tecnica impeccabile, frutto di studi classici con musicisti della Baltimore Symphony Orchestra e jazz al Berklee College of Music. Ha anche frequentato corsi di Caribbean Jazz con i vibrafonisti Dave Samuels ed Ed Saindon.
Joel Ross è l’astro nascente del vibrafono (ma Ross è anche compositore e pianista). Del giovane originario di Chicago si parla molto in America, dove ha riscosso premi importanti, partecipato ai maggiori festival e suonato nei jazz club più prestigiosi. In pochi anni ha collaborato sia con star del jazz come Herbie Hancock, Christian McBride o Louis Hayes che con i migliori esponenti delle ultime generazioni come Ambrose Akinmusire, Gerald Clayton o Jon Batiste. Ha suonato, tra l’altro, nella band del trombettista Marquis Hill (anche lui di Chicago) con cui è stato ospite a Umbria Jazz. Intanto, Ross ha firmato per Blue Note e pubblicato il primo disco per la storica etichetta, KingMaker.
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PAOLO FRESU DEVIL QUARTET
PAOLO FRESU DEVIL QUARTET special guest FRANCESCO DIODATI
PAOLO FRESU DEVIL QUARTET special guest GIANLUCA PETRELLA
PAOLO FRESU TRIO “TEMPO DI CHET”, special guest STEFANO BAGNOLI
Quattro volte Paolo Fresu, a Umbria Jazz Winter, per quella che si potrebbe definire una carte blanche nelle mani di uno dei leader del movimento jazz italiano – e non solo.
Tre performance vedono protagonista il Devil Quartet: una con la sua consueta formazione; una seconda in versione “elettrica”, con ospite Francesco Diodati alla chitarra; la terza in modalità “acustica” con special guest Gianluca Petrella al trombone.
Il Devil Quartet è stato pensato da Fresu per sviluppare in modo diverso un’idea di quartetto che si era concretizzata nell’Angel Quartet, formazione molto celebrata a livello europeo. La line up del Devil, con Bebo Ferra alla chitarra, Paolino Della Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, mette insieme autentici specialisti dei loro strumenti ma il risultato finale, come avviene sempre nel jazz ben suonato, è superiore alla somma dei singoli. La regia sapiente di Fresu governa una musica che lui stesso definisce “melangé”, frutto di incroci di stili e linguaggi diversi, aperta e curiosa.
I due ospiti, che vanno a inserirsi in un contesto solidamente strutturato, ovviamente cambiano il “suono” del Devil e rappresentano un forte elemento di interesse.
Nella quarta performance di Fresu va in scena il trio con Dino Rubino al pianoforte e Marco Bardoscia al contrabbasso per il progetto “Tempo di Chet”. Anche qui, un ospite speciale, Stefano Bagnoli alla batteria.
Tempo di Chet, naturalmente dedicato ad una delle figure umanamente più struggenti, oltre che uno dei talenti più puri del jazz, Chet Baker, è anche un bel disco per Tŭk Music e un lavoro teatrale.
Per ricordarci che è sempre tempo di Chet.
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SULLIVAN FORTNER special guest MICHELA MARINO LERMAN (tap dancer)
SULLIVAN FORTNER TRIO feat. JAY ANDERSON & LEWIS NASH special guest MICHELA MARINO LERMAN (tap dancer)
Con Sullivan Fortner, pianista trentaduenne di New Orleans, Umbria Jazz continua la tradizione di presentare e valorizzare al pubblico italiano i nuovi talenti della scena jazz americana. Anche se in realtà oggi Fortner non è proprio una novità avendo vinto tre anni fa il “Lincoln Center Award for Emerging Artists”. In questa prima fase della sua carriera si è esibito nel circuito Jazz at Lincoln Center e ai festival di Newport e Monterey, ha suonato con Dianne Reeves, Roy Hargrove (è stato membro dell’ultima formazione del trombettista texano), Wynton Marsalis, Paul Simon, John Scofield, Cecile McLorin Salvant, Fred Hersch, DeeDee Bridgewater, Stefon Harris, Billy Hart, Dave Liebman. Ha pubblicato anche i primi due dischi da leader per la Impulse! Figlio d’arte, ha mosso i primi passi come organista dei cori gospel (sua madre ne dirigeva uno) e ha poi studiato in istituzioni prestigiose come l’Oberlin Conservatory e il Berklee College of Music di Boston. A Orvieto suona in una performance di solo piano e in trio con una ritmica stellare: Jay Anderson al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria.
In entrambi i casi al suo fianco c’è una artista fuori dall’ordinario. Michela Marino Lerman è una virtuosa della tap dance, che in Italia viene comunemente chiamata tip tap. Nata a New York, Michela ha cominciato la sua carriera a cinque anni. Oggi è una figura di rilievo del mondo della tap dance, si esibisce nei migliori jazz club e festival (unica tap dancer invitata al Dizzy’s Club Coca Cola al Jazz at Lincoln Center), vanta collaborazioni con musicisti come Wynton Marsalis, Benny Golson, Roy Hargrove, Ravi Coltrane, Frank Lacy. La sua mission è mantenere vitale una tradizione che affonda le radici nello show business americano, di casa a Broadway come a Hollywood, ma molto presente anche nel mondo del jazz, in particolare nelle grandi orchestre degli anni Trenta e Quaranta.
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JOHN SCOFIELD
John Scofield torna a Umbria Jazz, i cui palcoscenici calca da protagonista fin dalla metà degli anni ‘80 (la band di Miles Davis), e regala al pubblico di Orvieto una solo performance che non è, per lui, un evento molto comune. Oltre naturalmente alle tre date con The Magic and the Mistery of the Beatles, con arrangiamenti e direzione di Gil Goldstein.
L’ultima volta di Scofield al festival umbro è stata tre anni fa con una curiosa formula in trio: gli altri due erano Brad Mehldau e Mark Guiliana.
Il chitarrista dell’Ohio continua a essere uno dei maestri moderni del suo strumento. Ed è certamente uno dei più versatili, in grado com’è di passare con disinvoltura dal post bop al jazz elettrico, dalla rilettura delle radici country al soul, dal blues al r&b. Una visione, quella di Scofield, realmente totale del patrimonio musicale americano.
Nel corso di una ormai lunghissima carriera Scofield ha incrociato, in tour e in sala d’incisione, molti altri protagonisti del jazz contemporaneo: tra gli altri, Pat Metheny, Charlie Haden, Medeski, Martin & Wood, Bill Frisell, Mavis Staples, Jack DeJohnette, Joe Lovano, Tony Williams, Jim Hall, Ron Carter, Herbie Hancock, Joe Henderson, Dave Holland. Molti dei suoi oltre trenta album da leader sono diventati dei classici, e tre hanno vinto un Grammy.
La solo performance di Umbria Jazz è una occasione rara per scoprire una dimensione più raccolta e intima di un grande artista che oggi viene considerato uno dei “big three” virtuosi della chitarra (gli altri sono Metheny e Frisell) emersi nell’ultima parte del ventesimo secolo.
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FRANCESCO DIODATI YELLOW SQUEEDS
con FRANCESCO LENTO, GABRIELE EVANGELISTA ENRICO ZANISI, ENRICO MORELLO MAT MARCELLO ALLULLI, FRANCESCO DIODATI, ERMANNO BARON
FLOORS
FRANCESCO DIODATI, FILIPPO VIGNATO, FRANCESCO PONTICELLI
Fin dalle prime edizioni Umbria Jazz Winter ha proposto nei suoi cartelloni lo stesso artista in contesti diversi, con l’obiettivo di offrire uno spaccato, se non esaustivo, almeno più ampio della sua identità musicale.
Francesco Diodati, chitarrista, compositore, improvvisatore, con studi economici alle spalle, è senza dubbio una delle personalità più interessanti emerse dal grande fermento del jazz italiano negli ultimi anni. Parte della sua carriera è legata a Enrico Rava con cui collabora dal 2013. Nel 2015 il quartetto di Rava, con Diodati, vinse il “Top Jazz” e poi incise Wild Dance per ECM. Più recentemente, Diodati è stato chiamato a far parte della Special Edition con cui Rava ha festeggiato l’ottantesimo compleanno.
Diodati è presente a Umbria Jazz Winter con tre dei suoi progetti:
Floors, con Francesco Ponticelli al contrabbasso e Filippo Vignato al trombone, è un trio collettivo nato da una visione comune: la ricerca di un sound che sovrapponga suoni acustici ed elettronici usati in tempo reale. Lo stesso nome del gruppo evoca una musica stratificata, su diversi piani, con uno sguardo al minimalismo e alle poliritmie, senza escludere momenti più melodici.
Yellow Squeeds, con Enrico Zanisi al pianoforte e tastiere, Enrico Morello alla batteria, Gabriele Evangelista al basso e Francesco Lento alla tromba, è una formazione che unisce anime e stili diversi e che fornisce alle composizioni di Diodati una gamma di timbri e colori dalle molteplici possibilità espressive. Il nuovo album della band “Never The Same” (Auand Records, 2019) è intenso e denso di colori differenti. In un immaginario spazio pluridimensionale i brani si rinnovano continuamente attraverso l’utilizzo di tessiture nascoste e strutture sovrapposte.
Mat, infine, in cui l’ecletticità, il talento e la grande affinità musicale ed umana tra i tre artisti (con Diodati ci sono Marcello Allulli al sax ed Ermanno Baron alla batteria) si traduce in una fusione senza confini tra neo-bop, funk, musica folklorica, avanguardia e melodia mediterranea. Il repertorio è vasto e comprende composizioni originali e rivisitazioni personali di brani di Puccini, Villa Lobos, Tom Waits, Mia Martini.
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“Love In Translation”
ROSARIO GIULIANI, JOE LOCKE, DARIO DEIDDA, ROBERTO GATTO
Love in Translation, titolo di un recentissimo disco, segna il ritorno di una collaborazione, quella tra Rosario Giuliani e Joe Locke, nata proprio a Umbria Jazz venti anni fa. Si ricostituisce quindi la partnership artistica che lega due musicisti, uno italiano, l’altro statunitense, che sono diventati nel tempo protagonisti indiscussi della scena jazzistica internazionale. Entrambi oggi sono considerati veri e propri riferimenti dei loro strumenti: una autorevolezza acquisita in molteplici progetti da leader e in collaborazioni con altri importanti artisti della scena contemporanea.
Coadiuvati da altri due maestri dei loro strumenti, il bassista Dario Deidda e il batterista Roberto Gatto, Giuliani e Locke si ritrovano a suggellare di nuovo sul palco di Umbria Jazz il ventennale di questa loro sfavillante interazione reciproca, diventata anche amicizia, con un progetto live intenso e passionale, non a caso dedicato al più forte dei sentimenti, l’amore. Come intenso è il loro disco, in cui si ascoltano temi famosissimi come “Duke Ellington’s Sound of Love” (Charles Mingus), o “Love Letters” assieme a brani originali tra cui due commossi omaggi a grandi musicisti scomparsi, Roy Hargrove e Marco Tamburini.
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ANTONELLO SALIS & SIMONE ZANCHINI
Antonello Salis, fisarmonica e pianoforte; Simone Zanchini, fisarmonica e live electronics. Due musicisti molto diversi per formazione e percorsi artistici: autodidatta il primo, diplomato al Conservatorio Rossini di Pesaro il secondo. Salis è stabilmente, non da oggi, tra i protagonisti più originali della scena europea del jazz. Zanchini è un artista dai multiformi interessi, spaziando dalla collaborazione con i Solisti dell’Orchestra della Scala ai progetti più sperimentali.
Salis e Zanchini sono accomunati da una disinibita vena creativa e da una idea di musica che mal si concilia con i paletti dei generi codificati. Nelle loro live performance (una, splendida, due edizioni fa di Umbria Jazz a Perugia, nella Galleria Nazionale dell’Umbria) le correnti musicali contemporanee si incrociano, si sovrappongono, si scambiano stimoli e suggestioni oltre ogni limitante classificazione.
Salis e Zanchini hanno già collaborato alcuni anni fa e hanno ripreso a calcare insieme i palcoscenici con assiduità. (Ri)formano un duo assolutamente atipico, per non dire unico.
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DINO RUBINO
Dino Rubino, pianista e trombettista siciliano, ha fatto alla grande il suo ingresso nei piani alti del jazz italiano vincendo nel 1998 il “Premio Internazionale Massimo Urbani” come miglior nuovo talento. Ha anche suonato nella band di Francesco Cafiso. Nel 2000 Rubino su richiesta di Furio Di Castri ha partecipato al progetto Giovani artisti d’Europa, che per un paio d’anni lo ha visto dare concerti a Torino, Sarajevo, Israele, Stoccolma.
Nel 2011 Paolo Fresu lo ha chiamato a incidere per la sua etichetta discografica, Tŭk Music, per la quale ha realizzato la maggior parte dei suoi album. Rubino è membro del trio del trombettista sardo per il progetto Tempo di Chet, presentato a questa edizione di Umbria Jazz Winter, e si esibisce con lui anche in duo. Rubino ha anche lavorato con Riccardo Cisi nel bellissimo disco del sassofonista torinese dedicato a Lester Young, e nella scorsa edizione estiva di Umbria Jazz ha presentato alla Galleria Nazionale dell’Umbria il suo progetto On Jazz Trio, con lo stesso Cisi e Paolino Dalla Porta al contrabbasso. Uno dei progetti più coinvolgenti di Rubino è la solo performance di pianoforte, fissata nel disco Roaming Heart.
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GIOVANNI GUIDI
Giovanni Guidi è una delle figure più importanti della generazione dei trentenni del jazz italiano ed europeo. La formula suggestiva e affascinante del piano solo sembra ideale per mettere in luce le doti di un artista sensibile e di talento.
Il pubblico delle ultime edizioni estive e invernali del festival ha ascoltato Guidi in una varietà di situazioni: dalle formazioni di Enrico Rava al ciclo di solo piano Planet Earth (proprio a Umbria Jazz Winter), dal trio con Francesco Bearzatti e Michele Rabbia al quintetto “Not A What” con Fabrizio Bosso, fino al recente quintetto con Bearzatti e Roberto Cecchetto. Guidi ha anche partecipato ai concerti di solidarietà per le popolazioni terremotate, organizzati due anni fa da Umbria Jazz a Norcia.
Giovanni Guidi si è imposto all’attenzione del mondo del jazz anche per aver vinto tre anni fa il referendum di Musica Jazz per il miglior disco italiano, il suo Ida Lupino. Se questo riconoscimento ne ha rappresentato una sorta di consacrazione ufficiale (ma già nel 2007 era stato eletto miglior nuovo talento) in realtà da diversi anni Guidi frequenta il jazz che conta. Il punto di partenza, circa quindici anni fa, è stato il gruppo di giovani emergenti allestito da Enrico Rava. Fondamentale poi è stato il rapporto con Manfred Eicher che lo ha fatto incidere già quattro dischi a suo nome per la ECM.
Ecco cosa dice di lui Rava: “Oggi Giovanni Guidi, malgrado sia ancora giovanissimo, è sicuramente uno dei pianisti italiani più interessanti e originali. E io che lo conosco bene e ho il piacere di suonare con lui con una certa frequenza, posso affermare con certezza assoluta che non è che l’inizio di una storia che prevedo straordinaria.”
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ISAIAH THOMPSON TRIO
Isaiah Thompson, pianista, compositore e già band leader nonostante la giovane età, ha trovato un mentore d’eccezione in Wynton Marsalis, che lo ha voluto al suo fianco in molte formule, dal quartetto e quintetto fino alle formazioni più estese come la grande orchestra del Jazz at Lincoln Center. Con alle spalle la stessa orchestra, assieme ad altri giovani e meno giovani colleghi, Thompson ha partecipato ad una importante manifestazione intitolata Handful of Keys: A Century of Jazz Piano. In pratica, si sono esibiti alcuni dei migliori pianisti della scena jazz contemporanea alle prese con un repertorio che andava da Jelly Roll Morton a Bill Evans, da Thelonious Monk a Dave Brubeck, ovvero cento anni di jazz visti dalla tastiera. Impegno non semplice: non solo bisognava essere eccellenti performer, ma anche profondi conoscitori della storia del jazz.
Thompson ha cominciato a studiare pianoforte a cinque anni, e dalla musica classica è poi passato al jazz, continuando la sua formazione alla prestigiosa Juilliard School. Oltre a guidare le sue band, ha suonato con Maestri come Christian McBride, Steve Turre, Joe Farnsworth, Rodney Whitaker. Il suo esordio a Umbria Jazz lo vede con il trio.
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GRETA PANETTIERI QUARTET special guest MAX IONATA
Una delle più classiche formazioni jazz, ovvero una cantante e un trio pianoforte-contrabbasso-batteria, più un sassofonista. Il quartetto di Greta Panettieri con Max Ionata special guest non profuma soltanto di tradizione ma rilegge il genere con freschezza ed originalità.
Greta Panettieri è cresciuta artisticamente a New York, dove nel 2010 ha pubblicato lʼalbum d’esordio “The Edge Of Everything”. Oggi, con sette dischi alle spalle, tour internazionali e molte collaborazioni eccellenti, è considerata una delle più interessanti vocalist italiane. Tra i suoi maggiori successi, Non gioco più, album interamente dedicato a Mina e alla canzone d’autore italiana.
Artista eclettica, a suo agio nello spaziare tra i più diversi generi e con incredibili doti vocali, “è capace, come ha detto di lei Terri Lynn Carrington, di trasformare qualsiasi melodia in un’affermazione personale”.
L’incontro con Max Ionata è avvenuto nel 2013 e da allora e con sempre maggiore frequenza Greta e Max condividono il palco dando vita a una partnership artistica in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione.
Ionata è da tempo uno dei sassofonisti italiani di punta, e uno dei più noti anche all’estero. Ha recentemente collaborato con Dado Moroni in un omaggio a Duke Ellington e uno a Stevie Wonder. Nell’arco della sua carriera, che già nel 2000 aveva avuto un momento chiave con la vittoria del “Premio Internazionale Massimo Urbani”, il sassofonista abruzzese ha guidato diversi progetti a suo nome, ha collaborato stabilmente con alcuni dei migliori musicisti della scena internazionale ed è stato ospite di importanti jazz club e jazz festival.
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THE NEW ORLEANS MYSTICS
The New Orleans Mystics si definiscono un versatile gruppo vocale che ha in repertorio una varietà di classici r&b, soul, disco, jazz, Motown, coprendo un periodo che va dagli anni ‘40 ad oggi. Sostenuti dalla loro band di accompagnamento riescono a mettere il proprio marchio su ogni canzone e renderla personale. L’intrattenimento è la principale vocazione dei Mystics, assieme alla duttilità e al mestiere che permette loro di padroneggiare ogni tipo di spettacolo.
Formata negli anni settanta da due fratelli e altri amici la band si impose nei vari talent show scolastici e diventò ben presto popolare cantando gli hits dei Temptations, Dramatics, Chi-Lites e degli altri artisti che allora andavano per la maggiore.
Negli anni ha cambiato formazione ma è rimasta sempre fedele alla identità musicale con cui debuttò quaranta anni fa.
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“DUET” EMILIA ZAMUNER & MASSIMO MORICONI
“MODALITA’ TRIO” NICO GORI, MASSIMO MORICONI, ELLADE BANDINI
Due diverse formule con il comune denominatore di Massimo Moriconi, figura di grande tradizione nel jazz italiano. Moriconi è un maestro del contrabbasso che il pubblico di Umbria Jazz conosce bene per averlo visto in moltissime edizioni in duo con Renato Sellani, ma si deve ricordare almeno il suo lungo sodalizio artistico con Mina.
In “Duet” Moriconi si esibisce con la cantante Emilia Zamuner, proclamata miglior giovane talento al Premio VitaVita e vincitrice del concorso intitolato a Massimo Urbani. Più che una promessa, dunque, una musicista affermata che così spiega il suo rapporto con il canto jazz: “esprime in maniera completa il mio modo di essere”. La formula del duo voce-contrabbasso non è molto comune e promette atmosfere sonore intriganti.
Nella “Modalità trio” si esibiscono con lui Nico Gori ed Ellade Bandini. Difficile, se si pensa al clarinetto, che il primo nome che viene in mente non sia quello di Nico Gori. Il musicista fiorentino si è espresso ai massimi livelli nelle situazioni più varie – big bands, orchestre sinfoniche e gruppi jazz – sia come leader che come richiestissimo sideman, spaziando dalla musica classica al jazz, dal funky all’acid jazz. Ha collaborato e collabora con musicisti come Tom Harrell, Lee Konitz, Enrico Rava, Stefano Bollani.
Nel suo primo album da leader “Groovin’ High” (2003) erano con lui proprio Ellade Bandini e Massimo Moriconi. Bandini è un musicista esperto, di lungo corso, che ha attraversato per decenni le cronache del jazz e della canzone d’autore. Bandini è stato collaboratore storico di Guccini, Vecchioni, Mina, Edoardo Bennato, Fabrizio de André.
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MITCH WOODS & HIS ROCKET 88’s
In America è considerato uno dei migliori interpreti moderni di generi tradizionali come blues, rock & roll, boogie, jive. Il suo ultimo album registrato l’anno scorso al festival di New Orleans gli ha procurato una nomination ai 2019 Blues Blast Awards per il miglior disco live. Un’altra nomination Woods l’ha ottenuta ai Living Blues Awards come pianista.
Mitch Woods è un newyorkese che ha cominciato a suonare musica classica a undici anni, per passare poi al blues e derivati. Cantante della voce calda e pianista dalla tecnica scintillante con una visione spettacolare della musica, Mitch Woods torna a Umbria Jazz alla testa della sua storica band, i Rocket 88’s la cui fondazione risale al lontano 1980. La band fu prima attiva nei club dell’area della California settentrionale per diventare presto un marchio di successo a livello federale.
Tra i modelli di riferimento di Mitch ci sono grandi personaggi della storia musicale americana: Fats Domino (cui l’ultimo cd è dedicato), i pionieri del piano boogie come Meade Lux Lewis, i grandi pianisti di New Orleans come Professor Longhair, e Louis Jordan, che fu il punto di incontro tra swing e rock & roll.
Secondo Keyboard Magazine, “Woods lays down an authentic 50s-vintage rock piano groove, comparable in power and rhythmic nuance to classic recordings by the young Jerry Lee Lewis”.
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“Gospel Explosion”
EVERY PRAISE & VIRGINIA UNION GOSPEL CHOIR
feat. J. DAVID BRATTON
Del coro fanno parte alcuni dei migliori cantanti e musicisti gospel provenienti dalla Virginia e New York. Complessivamente, trenta artisti sul palco.
Bratton, produttore, autore, insegnante, è considerato un gigante della musica Gospel sia negli Stati Uniti che in Europa dove ha compiuto numerosi tour riscontrando sempre un grande successo. Il suo talento di compositore, interprete e solista gli ha dato l’opportunità di collaborare con diversi artisti di rilievo del panorama gospel internazionale come Edwin Hawkins (l’autore di Oh Happy Day) Roberta Flack e Pattie LaBelle ma anche Anastasia e Dee Dee Bridgewater. Nel 2008 il suo brano Selah ha ricevuto una nomination ai Dove Gospel Awards come “migliore canzone gospel”. Nel 2014 con Every Praise ha raggiunto la vetta delle classifiche USA nel circuito Gospel/Spiritual, vincendo anche i “Dove Awards”. Sotto la sua guida Every Praise & Virginia Union Gospel Choir, pur con profonde radici nel gospel tradizionale, cerca di coniugare la storia di questa musica con uno show giovane e moderno, dove la presenza scenica, l’eleganza e lo stile sono tanto importanti quanto i temi e la vocalità.
Non bisogna però perdere di vista il fatto che il gospel non è solo una esperienza artistica ma anche, anzi, soprattutto, una testimonianza di fede. Per questi straordinari cantanti la musica rappresenta qualcosa di più di semplici parole in melodia: è una forza in grado di incoraggiare e coinvolgere chiunque si trovi ad ascoltare, diventando per ciascuno una preziosa fonte di ispirazione.
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FUNK OFF
La prima volta fu nel 2003. Da allora la street band toscana è diventata popolarissima a Umbria Jazz con una formula originale e riconoscibile: superare il concetto di marching band della tradizione di New Orleans proponendo una musica trascinante e spettacolare, moderna e coinvolgente.
È così che i Funk Off sono diventati i beniamini del pubblico. Pensate a una musica in cui si affacciano echi di James Brown e Frank Zappa, fino al puro funk tipo Gorge Clinton. Il gruppo toscano è stato in pratica riproposto quasi tutti gli anni, sia a Perugia che a Orvieto e Terni, diventando un’attrazione fissa del festival. Stesso successo ha riscosso anche all’estero, da Melbourne a New York fino in Cina.
Il motivo di tanta popolarità è molto semplice: il gruppo è divertente e suona bene, ed il suo senso dello spettacolo, non meno delle innovazioni musicali, riesce a rivitalizzare un genere secolare come la marchin’ band che fa parte degli albori del jazz.
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DENA DE ROSE QUARTET
Dena De Rose si iscrive nella tradizione delle pianiste/cantanti che hanno avuto un ruolo importante nella storia del jazz, da Shirley Horn, Carmen McRae e Betty Carter fino a Diana Krall. Coniuga misura e buon gusto con la versatilità, ed è l’ideale performer nella dimensione del jazz club. Musicalmente Dena De Rose è nata come pianista, e si è scoperta cantante dopo che una brutta malattia alla mano destra le aveva impedito di suonare il piano. In seguito però ha recuperato l’uso della mano ma non ha rinunciato a cantare. Semplicemente, ha unito i due talenti. Nella sua brillante carriera ha collaborato con luminari della scena del jazz newyorkese come Ray Brown, Benny Golson, Billy Hart, Clark Terry, Mark Murphy. Sei volte il Downbeat’s Critic’s Poll la ha nominata “Artist Deserving Wider Recognition”, e All About Jazz l’ha eletta “Jazz Artist of the Year” nel 2003.
Il suo quartetto di scena a Orvieto comprende due bravissimi musicisti italiani (Piero Odorici al sassofono e Paolo Benedettini al contrabbasso) e il newyorkese Anthony Pinciotti alla batteria.
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THE HOUSE BAND & JAM SESSION – PIERO ODORICI, DANIELE SCANNAPIECO, ANDREA POZZA, PAOLO BENEDETTINI, ANTHONY PINCIOTTI Per chi, dopo una lunga giornata di musica, vuole far tardi, niente di meglio delle jam session che sono uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini. Si comincia a mezzanotte con la resident band (Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sax, Andrea Pozza al piano, Paolo Benedettini al contrabbasso e Anthony Pinciotti alla batteria) e si prosegue finché si ha voglia. È una band di musicisti esperti, che dal vivo sanno come restituire in modo perfetto il clima infuocato delle jam. Alla formazione “base” possono naturalmente aggiungersi, celebrando il rito della jam session, tutti gli altri musicisti presenti al festival.
MICHAEL SUPNICK SWING QUINTET con MISS FARO & RED PELLINI
Un americano a Roma. Dal Massachusetts di cui è originario Michael Supnick si è trasferito nel lontano 1986 in Italia dove si è accreditato come uno dei più autorevoli interpreti del jazz delle origini, tra New Orleans, Dixieland e Swing. Una attività intensa, quella del trombettista, trombonista, cornettista e cantante americano, tra cinema, sigle televisive e radiofoniche, jingle, dischi e tour (tra gli altri, con Lino Patruno, Renzo Arbore, Larry Franco e alla guida della sua Sweetwater Jazz Band).
Artista con un solido percorso formativo alle spalle (Università dell’Indiana, Berklee College of Music, studi con Gary Burton e John La Porta) Supnick unisce la competenza della materia alla versatilità: tra l’altro suona, calandosi perfettamente nel clima, le grandi canzoni napoletane e quelle dello swing italiano. Della band che arriva a Umbria Jazz Winter fanno parte due specialisti come il sassofonista Red Pellini e la cantante Miss Faro.
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MICHELANGELO SCANDROGLIO GROUP
BERKLEE/UMBRIA JAZZ CLINICS 2019 AWARD GROUP
Il nuovo jazz potrebbe passare di qui. Dunque, orecchie ben sintonizzate su questi ragazzi!
Nella giornata di apertura del festival, uno spazio è sempre riservato a musicisti emergenti ma che hanno già dimostrato le loro qualità. Sono i vincitori del Conad Jazz Contest che si svolge in estate ed i più meritevoli studenti delle Clinics tenute, sempre nell’edizione estiva di Umbria Jazz, dal Berklee College of Music di Boston.
Il concorso Conad Jazz Contest è stato vinto da Michelangelo Scandroglio Group
NICOLA CAMINITI, sax PAOLO PETRECCA, tromba EMANUELE FILIPPI, piano MICHELANGELO SCANDROGLIO, contrabbasso MATTIA GALEOTTI, batteria
La band dei ragazzi delle Clinics è così composta:
KSENIIA ZHIRONKINA, piano
ATSBEKHA NEGGA SOFIIA, voce
ANTONIO MACCHIA, tromba
MARGHERITA CARBONELL, basso
MARCO FALCON MEDRANO, batteria
TOMMASO PROFETA, sax
GIUSEPPE CISTOLA, chitarra
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INFO: 075.5732432PRENOTAZIONI PALAZZO DEI SETTE & RISTORANTE SAN FRANCESCO:CRAMST 0763 343302