La bianca colomba continua a volare sulla sedia vuota della lunga tavolata del più longevo e famoso spettacolo musicale italiano, rappresentato in Italia e all’estero con trenta edizioni per oltre 15 milioni di spettatori, dal debutto del 1974 al Teatro Sistina di Roma dove rimase in cartellone per tutta la stagione.
È un tuffo nel passato l’apertura del sipario, per chi conosce gli straordinari eventi che si verificheranno sul palcoscenico. Chiudendo gli occhi si ha la sensazione di sentire Johnny Dorelli che canta sulle bellissime musiche di Trovajoli, o ammonisce la giovane Clementina a frenare le sue profferte amorose: ha lo stesso timbro caldo e confidenziale la voce di Gianluca Guidi, che da anni ha raccolto il testimone nel ruolo di don Silvestro.
Si rinnova ancora la magica alchimia che fa ridere e riflettere su temi allora come oggi di attualità, quali il celibato ecclesiastico e l’accoglienza del diverso, e suscita empatia il mite don Silvestro che riceve telefonicamente da Dio l’ordine di costruire l’arca per salvare i suo parrocchiani dal nuovo diluvio universale e ripopolare la terra.
Scattata immediatamente l’incredulità dei paesani, fomentata dall’ostilità del sindaco, il povero prete deve destreggiarsi con innumerevoli artifizi (sempre col supporto di Dio) per abbattere le resistenze dei fedeli e contenere il serrato corteggiamento di Clementina, la giovane figlia del sindaco innamorata di lui contro ogni convenienza. Nel paese in subbuglio, il contesto si complica ulteriormente con l’arrivo di una donna di facili costumi che conquista il cuore di Toto, ingenuo ragazzotto non ancora aduso ai piaceri del sesso, che scopre così una focosità inaspettata.
Dall’idea di Jaja Fiastri liberamente ispirata a “After me the deluge” di David Forrest (pseudonimo dei britannici David Eliades e Forrest Webb) di cui aveva comperato il volume originale in una bancarella alla Stazione Termini di Roma, Pietro Garinei e Sandro Giovannini hanno ricavato una favola moderna sull’amore (casto quello di Clementina, universale quello di don Silvestro, ingenuo e passionale quello di Toto) e sull’accoglienza cui allude il titolo.
Miscredenza, ingenuità, peccato, devozione, fede si mescolano in un pout pourri in cui emergono le umane debolezze e le salvifiche virtù, in una visione molto pragmatica del disegno divino in cui tutto è orientato all’amore e alla procreazione, scevro dagli orpelli delle sovrastrutture convenzionali che impediscono agli uomini di chiesa di seguire le leggi della natura.
Tutti gli interpreti recitano, cantano e ballano con estrema padronanza della voce e dei tempi scenici mentre la scenografia girevole ruota trasformandosi dalla canonica, alla casa del sindaco, dalla casa di piacere all’arca in costruzione, passando per gli effetti speciali della notte incantata dedicata all’amore e della drammatica sequenza del diluvio.
Marco Simeoli è l’esuberante sindaco Crispino, Lorenza Mario la conturbante Consolazione, Piero Di Blasio è il goffo Toto, Francesca Nunzi la spumeggiante moglie del sindaco Ortensia, Clementina è la bravissima Camilla Nigro, mentre Enzo Garinei è la voce di Dio.
Questa messa in scena curata da Gianluca Guidi vede per la prima volta la presenza dell’orchestra del Teatro Carlo Felice diretta dal Maestro Maurizio Abeni che ne cura anche le orchestrazioni, e del coro diretto dal Maestro Francesco Aliberti.
Le scene di Giulio Coltellacci sono ricostruite mirabilmente da Gabriele Moreschi, i nuovi costumi di Francesca Grossi sono ispirati filologicamente a quelli delle edizioni precedenti, le luci sono di Umile Vainieri, le coreografie di Gino Landi.
Uno spettacolo coinvolgente ed entusiasmante per ogni generazione.