Una piccola stazione terminale. I treni arrivano e tornano indietro perché i binari si interrompono. Un vecchio ferroviere parla al becchino del paese in attesa di un morto di lusso. Nell’attesa, il ferroviere racconta le sue barzellette, quelle che ha raccolto dai viaggiatori. Gente sconosciuta che arriva e riparte senza lasciare nient’altro che le proprie storie buffe. E perché le ha raccolte? Per far ridere il capostazione.
Nel tempo il vecchio ferroviere s’è innamorato delle sue storielle e non sappiamo se un giorno le racconterà davvero all’uomo per il quale sono state raccolte. O forse gliele ha già raccontate.
Forse il capostazione è lui. Forse non c’è nemmeno una stazione, il treno non arriverà mai e il becchino è venuto per seppellire proprio il barzellettiere.
L’unica certezza è che quel vecchio non riesce a starsene zitto.
Le barzellette pescano nel torbido, nell’inconscio, ma attraverso l’ironia permettono di appropriarcene per smontarlo e conoscerlo.
E poi la loro forza sta nel fatto che l’autore coincide perfettamente con l’attore. Non c’è uno Shakespeare delle storielle. Chi le racconta si prende la responsabilità di riscriverle in quel preciso momento. Ma anche l’ascoltatore diventa implicitamente un autore. Appena ascoltata, può a sua volta diventare un raccontatore e dunque un nuovo autore che la cambia, reinterpreta e improvvisa.
Lo spettacolo ha una storia di base che viene usata come cornice, ma ogni volta le singole storie cambiano per salvaguardare la modalità improvvisativa. Il narratore possiede un proprio repertorio, ma non lo riproduce mai per intero, né tantomeno con la stessa sequenza. Il testo di riferimento è un corpus di oltre duecento storie. Un grande contenitore che non viene mai mostrato per intero, ma sempre per frammenti: quelli utili alla narrazione di quella singola replica.
Le barzellette hanno attraversato il mondo e le culture vestendosi dell’abito locale, ma portando con sé elementi pescati ovunque. La stessa struttura di una storiella sarda che racconta la lite tra vicini la ritroviamo in una barzelletta cecoslovacca sull’invasione russa del ‘68. I carabinieri italiani in Francia diventano belgi. I tirchi sono scozzesi o genovesi e, un po’ ovunque, ebrei. Le barzellette sugli afroamericani quando arrivano in Italia finiscono sul corpo degli zingari. Se ne racconti solo un paio rischi di fare il gioco dei razzisti. Ma se ne metti in fila tante dimostri che nelle storielle c’è anche una grande compassione. Ci ricordano infatti che possiamo ridere di tutto e soprattutto di noi.
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Al Teatro Carcano di Milano da venerdì 24 a domenica 26 gennaio 2020
Ascanio Celestini
BARZELLETTE
Musiche Gianluca Casadei
Produzione Fabbrica srl in coproduzione con Roma Europa Festival 2019
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ORARI: venerdì 24 e sabato 25/01 ore 20.30 | domenica 26/01 ore 16.00
PREZZI: posto unico intero € 18.00 | over 65 € 15.00 | under 26 € 13.50
PRENOTAZIONI: 02 55181377 | 02 55181362
PREVENDITE ONLINE: www.ticketone.it | www.happyticket.it | www.vivaticket.it
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TEATRO CARCANO – corso di Porta Romana, 63 – 20122 Milano
www.teatrocarcano.com | info@teatrocarcano.com