Martedì 4 febbraio 2020 Lorenzo Viotti sale sul podio dell’Orchestra dell’Accademia scaligera, con Andrea Lucchesini al pianoforte, per un concerto straordinario che festeggia i 20 anni della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia, nata nel 2000 per aiutare i bambini in difficoltà in Italia e nel mondo e sostenere in particolare l’ospedale pediatrico Saint Damien della poverissima Haiti. L’empowerment dei giovani, per consentire loro di esprimere il proprio potenziale, e perché siano motori di rinascita delle loro comunità, caratterizza da sempre il lavoro della Fondazione Francesca Rava e di NPH, l’organizzazione che rappresenta in Italia, da 65 anni in America Latina.
Anche il concerto, che segna il debutto della nuova Orchestra dell’Accademia, recentemente formatasi dopo un impegnativo iter di selezione, diviene un’occasione importante per dei giovani musicisti per mettersi alla prova e dimostrare il proprio talento accanto a un artista autorevole e stimato come Andrea Lucchesini, altresì riconosciuto per il suo impegno come didatta, e a un direttore del calibro di Lorenzo Viotti, che a soli 29 anni è stato appena nominato Direttore Principale della Netherlands Philharmonic Orchestra e della Dutch National Opera (DNO) ad Amsterdam. Viotti, che ha debuttato alla Scala proprio con i complessi dell’Accademia, è già salito sul podio della Filarmonica della Scala e in queste settimane è al suo debutto operistico al Piermarini con Roméo et Juliette di Gounod.
L’intero ricavato della serata sarà a favore dell’Ospedale Saint Damien, progettato, realizzato, sostenuto dalla Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus in Haiti, dove l’emergenza è quotidiana per fame, sete, malattie e dove il 12 gennaio è stato ricordato il terribile terremoto che sconvolse dieci anni fa l’isola, colpita successivamente dal colera, 4 uragani e da una grave instabilità politica.
Il Saint Damien assiste 80.000 bambini l’anno ed è l’unico ospedale pediatrico in Haiti, dove N.P.H, l’organizzazione rappresentata in Italia dalla Fondazione Francesca Rava, opera dal 1987 sotto la guida del medico in prima linea Padre Rick Frechette. In questo paese poverissimo, dove ogni ora 2 bambini muoiono per malnutrizione e malattie curabili, N.P.H e l’affiliata Fondazione Saint Luc, che riunisce i ragazzi cresciuti nella Casa NPH sull’isola, offre a migliaia di bambini assistenza medica, accoglienza, istruzione, in progetti di aiuto immediato, che puntano allo stesso tempo anche allo sviluppo di autonomia e competenze locali.
La Fondazione ringrazia Intesa Sanpaolo e Rolex per la partecipazione all’iniziativa e il Consorzio tutela Grana Padano per il sostegno all’Ospedale Saint Damien.
Mariavittoria Rava, Presidente della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus sottolinea: “Siamo molto grati al Teatro alla Scala che da tanti anni concede alla Fondazione Francesca Rava una serata per i bambini di Haiti. Questi appuntamenti ci hanno aiutato a costruire l’Ospedale pediatrico Saint Damien, a sostenerlo, a far conoscere lo straordinario lavoro di salvezza che vi viene svolto, permettendoci così di coinvolgere donatori, volontari, medici da tutta Italia.
E’ per noi un orgoglio e un privilegio che la nostra prima, più importante serata di raccolta fondi del 2020, in cui cade il ventesimo anniversario della nascita della Fondazione Francesca Rava, possa svolgersi proprio al Teatro alla Scala, che ha segnato la nostra storia di impegno per i bambini in difficoltà, e in particolare per i bambini di Haiti che sono in questo momento in una vera e propria emergenza malnutrizione. Siamo felici che questo straordinario concerto diretto dal Maestro Viotti permetta anche di lanciare i giovani talenti dell’Accademia Teatro alla Scala”.
Il programma musicale della serata è di sicuro richiamo: il Concerto n. 1 in re minore op. 15 per pianoforte e orchestra di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Dmítrij Šostakóvič.
Il concerto di Brahms, composto fra il 1854 e il 1858, venne eseguito dallo stesso autore al pianoforte nel 1859, ad Hannover, sotto la direzione di J. Joachim. Sicuramente una delle opere maggiori del musicista amburghese, il concerto trova momenti di grande intensità romantica nel dialogo fra l’orchestra e lo strumento solista.
La Sinfonia n. 5, pubblicata da Šostakóvič nel 1937 con il sottotitolo sottilmente ironico “riposta pratica a una giusta critica” contro la censura stalinista che aveva stroncato la sua Lady Macbeth del distretto di Mszek e lo aveva obbligato a ritirare anche la Quarta Sinfonia, è rivestita nel finale di un ostentato ottimismo che nasconde in realtà un profondo ed autentico dissenso. La Sinfonia, nei suoi quattro movimenti, illustra lo sviluppo dell’essere umano, dalle primarie pulsioni ancora istintive alla sperimentazione del dolore fino al superamento delle difficoltà dell’esistenza.
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Fondazione Francesca Rava – NPH Italia: 20 anni in Italia, 65 nel mondo
La Fondazione Francesca Rava è nata nel 2000, frutto della testimonianza d’amore che Francesca ha lasciato con la sua breve ma intensa vita e del desiderio di perpetuare l’attenzione che riservava ai più poveri, ai più bisognosi, ai più piccoli.
La mission della Fondazione è l’aiuto all’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo tramite adozioni a distanza, progetti di sviluppo, la sensibilizzazione sui diritti dei bambini, il volontariato, la risposta alle emergenze umanitarie che colpiscono i bambini e le loro famiglie. La Fondazione rappresenta in Italia NPH – Nuestros Pequeños Hermanos (I nostri piccoli fratelli e sorelle), che dal 1954 salva i bambini orfani e abbandonati nelle sue Case ed ospedali in 9 paesi dell’America Latina, tra i quali Haiti, con il motto “un bambino per volta, dalla strada alla laurea”. Rappresenta inoltre la Fondazione St Luc di Haiti.
In Italia è in prima linea su tutto il territorio. In Centro Italia colpito dal terremoto del 2016 ha realizzato 8 scuole, lotta contro la povertà sanitaria infantile con la raccolta “In farmacia per i bambini”, sostiene le case famiglia con progetti sanitari ed educativi, insieme a KPMG lotta contro l’abbandono neonatale con ninna ho.
Per informazioni e prenotazioni biglietti
Fondazione Francesca Rava – N.P.H Italia Onlus
Tel +39 02 54122917 www.fondazionefrancescarava.org, eventi@nph-italia.org
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TEATRO ALLA SCALA
MARTEDÌ 4 FEBBRAIO 2020 – ORE 20.30
Concerto straordinario per i 20 anni della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus
ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
Direttore LORENZO VIOTTI
Pianoforte ANDREA LUCCHESINI
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JOHANNES BRAHMS
CONCERTO N. 1 IN RE MIN. OP. 15
per pianoforte e orchestra
Maestoso
Adagio
Rondò (Allegro ma non troppo)
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DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ
SINFONIA N. 5 IN RE MIN. OP. 47
Moderato
Allegretto
Largo
Allegro non troppo
Johannes Brahms (1833-1897)
Concerto n. 1 in re min. op. 15 per pianoforte e orchestra
Il primo dei due concerti per pianoforte e orchestra di Brahms non nacque in origine in questa forma. I suoi temi si erano sviluppati nella mente del giovane musicista di Amburgo come progetto sinfonico. Si tratta di materiali musicali tragici, severi e tempestosi, ascritti per consuetudine all’aspetto nordico della poetica di Brahms, in seguito naturalizzato viennese, ma non per questo trasformato in un gaudente edonista, anzi, ritratto nelle caricature come un inavvicinabile riccio. E l’origine sinfonica del Concerto in re minore fu alla base di uno dei suoi più penosi insuccessi. La musica tormentata della pagina (divenuta in una seconda stesura una “sonata per due pianoforti”) era abbastanza lontana da quanto il pubblico si attendeva da un concerto, ovvero un’esibizione brillante, magari con accenti eroico-militareschi, ma sostanzialmente ottimistica.
Fu difficile trovare una forma definitiva per quel groviglio di forza espressiva, malinconia e sete di leggenda, che s’intravede soprattutto nel primo movimento. La grande pianista Clara Schumann – moglie del musicista che aveva scoperto nel giovane collega un talento fuori dell’ordinario – lo convinse che la forma un tempo aggraziata del concerto poteva tentare di indossare questi nuovi abiti musicali, splendidi ma di tragica spettacolarità. Invece al pubblico l’innesto non piacque, quando l’autore lo suonò per la prima volta ad Hannover nel 1859. A Lipsia ebbe addirittura un autentico insuccesso.
Brahms avrebbe compiuto qualche mese dopo ventisei anni: ci lavorava da sei. In quella musica c’era già tutto il suo mondo e il Concerto op. 15, poi compreso, resta tutt’oggi fra le sue opere maggiori. In quel misto di ruvidezza e di tenerezza ascoltiamo una franca indifferenza verso ogni leziosità, in favore di un autentico intimismo. È un’opera che incarna molte espressioni della più pura e incontaminata passione romantica.
Il “Maestoso” iniziale nacque sotto l’impressione avuta da Brahms alla notizia del tentato suicidio di Robert Schumann. Il pianoforte si fa parecchio attendere, e nell’attesa svela più di altre parti la natura sinfonica dell’iniziale ispirazione. La naturalezza con cui Brahms sviluppa, alterna e contrappone i temi non fa pensare a una ben studiata architettura formale, ma alla divagante spontaneità di un’improvvisazione. Ma la logica formale c’è. Il pianoforte, tuttavia, non segue pensieri musicali propri, ma, salvo che in rari casi, riprende idee di un’orchestra musicalmente dominante.
Stremati dal primo movimento possiamo concederci con il secondo, un “Adagio”, una tregua onirica, sempre d’impronta romantica, ma di segno espressivo opposto. Alcuni indizi fanno comprendere che anche questa pagina commovente fosse dedicata a Schumann, lo sfortunato predecessore sprofondato nella follia. Il brano è costituito di due sezioni, con la seconda maggiormente ornata.
Come una liberazione da un eccesso di pensosità, accogliamo il liberatorio “Rondò” finale, di inattesa ed energetica lievità. Brahms non si imita a ripetere un tema ricorrente, ma lo varia con sottigliezza, quasi a ricercare diverse sfumature di una spensieratezza tanto difficilmente conquistata. Un Rondò variato nello stile del più alato Schumann. Orchestra e solista partecipano alla pari, con l’orchestra sempre pronta a prendere iniziative e attenta a non lasciare spazi aperti a un pianoforte inizialmente intruso e ora divenuto amico.
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Dmitrij Dmitrevič Šostakovič (1906-1975)
Sinfonia n.5 in re min. op. 47
Nata in un clima di terrore, incertezza e desolazione, la Quinta Sinfonia di Šostakovič è la risposta sinfonica a una persecuzione artistica, nella quale l’autore seppe esprimere il dramma della dittatura di Stalin. Siamo in un clima culturale in cui era permessa solo un’arte addomesticata a fini di propaganda politica.
Guai a non cantare in coro le lodi al capo supremo, che stava sterminando la parte pensante del popolo russo in nome di un ripugnante narcisismo criminale che si avrà l’ipocrisia di chiamare “culto della personalità”. Ad uso delle orecchie più ottuse, il musicista vi travestì sapientemente da trionfo una catastrofe, ammantando il più urlato “dissenso” di plateale “consenso”. Rostropovič, uno dei pochi grandi amici di Šostakovič, ne definirà il finale un «trionfo per idioti», rallegrati da quella sfacciata retorica sinfonica di facciata.
Nel 1936, nel tempo delle “purghe” più sanguinose, per ordine di Stalin era stato appena cancellato dai repertori il capolavoro operistico di Šostakovič Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk. Il musicista fu costretto a ritirare la Quarta sinfonia, appena terminata, e scrivere questa sua Quinta. In Occidente parve un brano in cui l’autore celebrava lo stalinismo, rinnegando nel contempo il modernismo musicale. Ma, indipendentemente dallo stile, fu il criptico contenuto espressivo a intrigare gli ascoltatori attenti fin dal suo apparire. Qualcuno aveva rilevato la forzatura del finale trionfale-ottimistico, rispetto alla drammatica mestizia del resto. Da un russo era facile attendere un «implicito messaggio sotterraneo» riferito al simulato ottimismo, all’agghiacciante caricatura del tono sinfonico-encomiastico, alla funerea simulazione di una celebrazione pomposa. Nelle memorie apocrife del musicista si parla di un «giubilo forzato, frutto di costrizione».
La sinfonia suscitò alla sua prima esecuzione un entusiasmo e una commozione di portata eccezionale. In un tempo marchiato dagli arresti e dalle uccisioni, il tono rabbioso ed elegiaco di quest’opera non poteva non colpire l’emotività del pubblico. Quella sera a Leningrado molti avevano compreso che le loro tragedie avevano trovato un grande poeta eroico. Indipendentemente dal successo, la Quinta sinfonia venne accettata dalle autorità ed è rimasta una delle pagine più eseguite dell’autore.
Il dramma umano che vibra nelle spire armoniche della Quinta si realizza soprattutto nel primo movimento “Moderato”. La tragedia di questo movimento, dagli ingannevoli profili classici, si consuma ben presto. Il tema iniziale viene sommerso armonicamente, crolla, sprofonda dimenandosi come un animale inferocito in gabbia. Appare anche il mondo musicale delle sguaiate fanfare della propaganda. La conclusione è sospesa fra la melodia spettrale di un ottavino e i tocchi assorti di una celesta.
I tre movimenti successivi sono più semplici nella forma e nel significato. Il secondo tempo “Allegretto” ha carattere di scherzo classico-romantico. Il terzo tempo “Largo” ha grande purezza espressiva e il carattere di un’elegia. Il finale “Allegro ma non troppo” è una fanfara di ottoni che esaurisce presto l’energia, per deprimersi. Un “Fingiamoci ottimisti per sopravvivere”. Per poter sostenere che Šostakovič, nel corso della Quinta sinfonia, passi sinceramente dalle tenebre alla luce – come Beethoven nella sua Quinta – bisognerebbe non conoscere le terribili circostanze storiche in cui nacque. Le dissonanze che si sommano a un frastuono vuoto e gratuito, ne alterano la natura, ne falsificano il significato. E l’ottimismo urlato della propaganda viene percepito come una sarcastica caricatura.
L’opera si chiuderebbe con la ripetizione urlata della nota “la” per centocinquanta volte, in forma di messaggio cifrato. In russo “la” si dice Lja. Lja-Lja era il diminutivo dell’amante del musicista di quegli anni, la sua interprete, una ventenne che venne licenziata e arrestata, con l’inizio delle persecuzioni subite dal musicista. La ragazza, per sua fortuna, riuscì a fuggire in Spagna.
Franco Pulcini
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LORENZO VIOTTI
Nato a Losanna in una famiglia di musicisti italo-francese, ha studiato pianoforte, canto e percussioni a Lione. Ha poi frequentato il corso di direzione d’orchestra di Georg Mark al Conservatorio di Vienna, suonando parallelamente come percussionista in diverse importanti orchestre, tra cui i Wiener Philharmoniker, e si è ulteriormente perfezionato nella direzione con Nicolás Pasquet al Conservatorio Franz Liszt di Weimar.
Dopo aver vinto nel 2013 il Concorso Internazionale di Direzione d’orchestra di Cadaquès e quello della MDR di Lipsia, si è imposto all’attenzione internazionale nel 2015, a 25 anni, quando ha ottenuto il Nestlé and Salzburg Festival Young Conductors Award.
Nel 2017 ha vinto l’International Opera Award nella categoria “emergenti”.
Dalla Stagione 2018-2019 è Direttore musicale della Gulbenkian Orchestra di Lisbona.
A soli 29 anni è stato nominato Direttore principale della Netherlands Philharmonic Orchestra e della Dutch National Opera (DNO) a partire dalla Stagione 2021-2022, ma ha debuttato sul podio della DNO prima del previsto, sostituendo Sir Mark Elder in una produzione di Cavalleria rusticana e Pagliacci nel settembre 2019.
Lorenzo Viotti ad oggi ha già diretto molte delle maggiori orchestre del mondo, come la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, la BBC Philharmonic di Manchester, la Royal Liverpool Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica di Tokyo, l’Orchestre National de France, i Bamberger Symphoniker, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, i Münchner Philharmoniker, l’Orchestre de Chambre de Lausanne, la Tonkünstler Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di Rotterdam, la Göteborgs Symfoniker, la Danish National Radio Symphony Orchestra, la Camerata Salzburg, la ORF Radio-Symphonieorchester di Vienna, Wiener Symphoniker, la Sächsische Staatskapelle Dresden, la Gustav Mahler Jugendorchester, la Royal Philharmonic Orchestra, la Filarmonica della Scala, la Staatskapelle Berlin, la Netherlands Philharmonic ed altre.
Recentemente ha debuttato negli Stati Uniti con la Cleveland Orchestra e in Canada con l’Orchestre Symphonique de Montréal, ricevendo ampi consensi di pubblico e critica.
Oltre a numerosi concerti in cui ha spaziato dal repertorio classico a quello contemporaneo, Viotti ha recentemente diretto Manon Lescaut all’Opera di Francoforte, Rigoletto all’Opera di Stoccarda e alla Semperoper di Dresda, Werther di Massenet a Zurigo, Klagenfurt e Francoforte, Tosca a Tokyo e a Francoforte, Carmen alla Staatsoper di Amburgo e all’Opéra National di Parigi.
Fra gli impegni futuri Carmen (Metropolitan Opera), Madama Butterfly (Semperoper Dresden), La Bohème e Faust (Opéra National di Parigi), oltre all’intensa attività concertistica in tutto il mondo. Attualmente è impegnato nelle recite di Roméo et Juliette di Gounod al Teatro alla Scala.
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ANDREA LUCCHESINI
Formatosi alla grande scuola pianistica di Maria Tipo, Andrea Lucchesini s’impone all’attenzione internazionale giovanissimo, con la vittoria del Concorso Internazionale “Dino Ciani” presso il Teatro alla Scala di Milano. Suona da allora in tutto il mondo con orchestre prestigiose ed i più grandi direttori, suscitando l’entusiasmo del pubblico per la combinazione tra solidità di impianto formale nelle sue esecuzioni, estrema cura del suono, raffinatezza timbrica e naturale capacità comunicativa. Il 2020 lo vedrà protagonista del Festival di Cartagena, nonché partecipare al Transiberian Festival a Novosibirsk, su invito di Vadim Repin e al Teatro alla Scala in diverse occasioni, diretto prima da Lorenzo Viotti e poi da Zubin Mehta con il quale sarà anche in tournée in Giappone.
La sua ampia attività, contrassegnata dal desiderio di esplorare la musica senza limitazioni, lo vede proporre programmi che spaziano dal repertorio classico a quello contemporaneo, proposto sia in concerto sia in numerose registrazioni in disco, dalle giovanili incisioni per EMI (Sonata in si minore di Liszt, Sonata op. 106 “Hammerklavier” di Beethoven, Sonata op. 58 e Preludi op. 28 di Chopin) fino alla festeggiatissima integrale live delle 32 Sonate di Beethoven (Stradivarius), mentre con Giuseppe Sinopoli e la Staatskapelle di Dresda ha inciso per Teldec due capolavori del ‘900 come Pierrot lunaire di Arnold Schönberg ed il Kammerkonzert di Alban Berg.
Appassionato camerista, collabora regolarmente con artisti di grande prestigio: in duo con il violoncellista Mario Brunello ha inciso l’integrale dell’opera beethoveniana, le Sonate di Brahms, ed inoltre composizioni di Chopin, Schumann, Schubert e Lekeu; recentissima è l’incisione live della Fantasia Corale di Beethoven, con Fabio Luisi alla testa di Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino.
Negli ultimi anni Lucchesini si è immerso con entusiasmo nel repertorio schubertiano, a partire dalla registrazione degli Improvvisi, in un cd AVIE Records accolto dal plauso della critica internazionale; E’ iniziata nel 2018 la collaborazione con la casa tedesca AUDITE per la quale nel 2018 è uscito il primo disco del progetto: “Dialogues” con musiche di Berio e Scarlatti, Schubert e Widmann, che ha riscosso un notevole successo da parte della critica internazionale che gli ha attribuito numerosi riconoscimenti. Il secondo disco, Schubert Late Piano Works, ha già ottenuto 5 stelle dalle maggiori riviste del settore, tra le quali BBC Music Magazine, Fonoforum, Pizzicato, Ars Musique etc.
Per BMG ha inciso il Concerto II “Echoing curves” di Luciano Berio sotto la direzione dell’Autore: questa registrazione segna una delle tappe fondamentali di una stretta collaborazione con Berio, accanto al quale Lucchesini vede nascere Sonata (l’ultimo ed impegnativo lavoro del compositore italiano per pianoforte solo), eseguita in prima mondiale nel 2001 e successivamente consegnata – con tutte le altre opere pianistiche di Berio – ad un disco AVIE Records divenuto rapidamente edizione di riferimento.
Convinto che la trasmissione del sapere musicale alle giovani generazioni sia un dovere morale, Lucchesini si dedica con passione anche all’insegnamento, attualmente presso la Scuola di Musica di Fiesole, di cui è stato fino al 2016 direttore artistico. Tiene inoltre frequenti masterclass presso importanti istituzioni musicali italiane ed europee, tra cui il Mozarteum di Salisburgo, e dal 2008 è Accademico di S. Cecilia.
Dal 2018 è Direttore Artistico dell’Accademia Filarmonica Romana.
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ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
Il progetto formativo dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala accompagna giovani musicisti alla futura carriera professionale offrendo loro, nell’arco di un biennio, una preparazione completa sul repertorio sinfonico, operistico e di balletto. Il programma didattico prevede lezioni individuali di strumento, musica da camera e prove a sezioni, tenute dalle Prime Parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala a cui si affianca un’intensa attività artistica, in Italia e all’estero, sotto la guida di alcuni fra i più autorevoli e rinomati direttori d’orchestra del mondo.
Gli allievi hanno l’opportunità di esibirsi in primis al Teatro alla Scala, che non solo li ospita annualmente per un titolo operistico inserito nel cartellone, ma li impegna anche per alcune produzioni del Corpo di Ballo e per numerosi concerti.
Fra le opere e i balletti più recenti in scena al Teatro milanese si annoverano Così fan tutte, Le nozze di Figaro, L’occasione fa il ladro, L’italiana in Algeri, Don Pasquale, La scala di seta, Sogno di una notte di mezza estate, Giselle, Onegin, Histoire de Manon, Il barbiere di Siviglia, Die Zauberflöte, Hänsel und Gretel, Alì Baba e i quaranta ladroni, Gianni Schicchi, Prima la musica e poi le parole e Rigoletto. Nel 2018 l’Orchestra ha accompagnato alla Scala la Compagnia di Ballo del Bol’šoj ne La Bayadère.
Numerosi i teatri, le società concertistiche e i festival di rilievo internazionale ove si è esibita l’Orchestra dell’Accademia: si ricordano il Teatro Bol’šoj di Mosca, Philarmonia di San Pietroburgo, Royal Opera House di Muscat, Harris Theatre di Chicago, Strathmore Hall di Washington, il Peter Norton Symphony Space di New York, il Clarice Smith Performing Arts Center dell’Università del Maryland, il Richardson Auditorium dell’Università di Princeton, La Fenice di Venezia, Teatro Massimo di Palermo, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Bellini di Catania, Auditorium Rai di Torino, Ravello Festival, Kissinger Sommer Festival e Wolfegger Festspiele.
Alla direzione si sono avvicendati artisti come Marc Albrecht, Giovanni Antonini, John Axelrod, Roland Böer, Paolo Carignani, David Coleman, Ottavio Dantone, Óliver Diaz, Placido Domingo, Gustavo Dudamel, Christoph Eschenbach, Vladimir Ivanovič Fedoseev, Iván Fischer, Ádám Fischer, Lawrence Foster, Marco Guidarini, Theodor Guschlbauer, Michael Halász, Manfred Honeck, Fabio Luisi, Susanna Mälkki, Michele Mariotti, Zubin Mehta, Pietro Mianiti, Gianandrea Noseda, Daniel Oren, Stefano Ranzani, Daniele Rustioni, Mikhail Tatarnikov, Yuri Temirkanov, Lorenzo Viotti, Massimo Zanetti e hanno collaborato solisti del calibro di Lang Lang, Herbie Hancock, Alexei Volodin, Simon Trpčeski, David Fray, Olga Kern, Miriam Prandi, Alessandro Taverna, Giovanni Andrea Zanon.
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ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
VIOLINI PRIMI | CONTRABBASSI | ARPE |
Leonardo Bozzi* | Ilaria Bergamin* | |
Paloma Martin** | Michele Bondesan | Diletta Sereno |
Louise Antonello | Pierluca Cilli | |
Giorgia Brancaleon | Simone Di Lalla | PIANOFORTE e CELESTA |
Kinga Dobryniewska | Belen Pertiñez | Kibbum Lee |
Giulio Franchi | Giulio Ruggeri | |
Da Won Ghang | TIMPANI | |
Sofia Goetz | FLAUTI | Alberto Semeraro* |
Ayaka Kubota | Luna Vigni* | |
Irene Maggio | Valeria Vertemati | PERCUSSIONI |
Valentina Pacini | Denise Fagiani (ottavino) | Rosario Bonofiglio |
Michele Pierattelli | Davide Calogero Caliò | |
Giacomo Rizzato | OBOI | Francesco Ferrante |
Lia Rusu | Giacomo Piccioni* | Martina Russo |
VIOLINI SECONDI | Laura Burguillo | |
Matteo Baldoni* | CLARINETTI | |
Anna Castellani | Iacopo Carosella* | |
Giuliana De Siato | Francesco Darmanin | ** spalla dell’orchestra |
Lorena Granado | Giulio Piazzoli (clarinetto | * prima parte |
Nelya Kolodii | piccolo) | |
Eleonora Liuzzi | ||
Andrea Masciarelli | FAGOTTI | |
Alessandra Rigliari | Danilo Squillace* | |
Sofia Semenina | Michele Ruggeri | |
Cristiano Urso | Jorge Galán (controfagotto) | |
Teresa Vio | ||
VIOLE | CORNI | |
Anna Sozzani* | ||
Francesco Paolo Morello* | José David Somoza | |
Georgiana Bordeianu | Lorenzo Scolaro | |
Daniel Ciobanu | Luigi Ferrara | |
Rachele Fiorini | ||
Irene Gentilini | TROMBE | |
Daniele Greco | Giuseppe Rizzo* | |
Martina Iori | Federico Perugini | |
Lorenza Merlini | Andrea Mirado | |
Teresa Robledo | ||
VIOLONCELLI | TROMBONI | |
Nicola Damin* | ||
Julia Caro* | Niccolò Serpentini | |
Jimena Andión | Erik Pignotti (trombone | |
Leonardo Ascione | basso) | |
Thomas Bertolotti | TUBA | |
Valentina Cangero | ||
Marco Mauro Moruzzi | Rafael de la Torre | |
Berta Planell |