Si apre sulle note dell’ouverture de La forza del destino di Verdi la storia di Michele Murri, pazzo metodico prematuramente uscito dal manicomio che cerca, suo malgrado, di adattarsi al rientro nella società ordinata e protagonista di Ditegli sempre di sì, commedia di Eduardo De Filippo in scena fino al 19 gennaio) al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con la regia di Roberto Andò. Il regista cinematografico e teatrale, al primo approccio con Eduardo, dirige la storica compagnia dell’amico Luca De Filippo, ora guidata dalla moglie, Carolina Rosi, con evidente equilibrio e intelligenza non lasciandosi mai trasportare dalla possibilità (anche facile) di cadere nella farsa più agevole, ma leggendo a fondo quanto proposto dal testo di Eduardo. Sotto l’apparente aspetto da pochade leggera, Ditegli sempre di sì mantiene una vena pirandelliana che Andò riesce a evidenziare mostrando una storia semplice che può essere considerata ora commedia, ora tragedia. Ditegli sempre di sì in anche nei nelle scene più tragicamente divertenti con Michele Murri che cede e mostra la sua metodica pazzia, travolto dall’incapacità di non pendere tutto alla lettera, il regista mantiene sempre un certo equilibrio offrendo una lettura in un certo qual modo equilibrata a metà fra la commedia e la tragedia. Michele Murri è Gianfelice Imparato che raccoglie il ruolo che fu di Eduardo e che dal 2015 ha sostituito Luca De Filippo dopo la sua scomparsa costruendo la maschera di un personaggio che domina la scena, che suscita quasi tenerezza nella sua pazzia che tenta di travestire sotto l’aperto della normalità. Emergono in Imparato e con toccante realismo tutte le fragilità e la solitudine di un uomo consapevole della propria debolezza e soprattutto nel nel finale, ma non prima di aver stravolto, suo malgrado, quella che viene considerata come normalità con registro grottesco. Accanto a lui la stessa fragilità e la stessa solitudine dell’amorevole sorella Teresa, interpretata con grazia da Carolina Rosi in un ruolo non primario. In Michele Murri emerge l’innato tentativo di ribellarsi alla società e all’ordine costituito perché proprio la sua presenza, quella dell’uomo folle che prende alla lettera (con effetti tragicomici) tutto quello che che ascolta lascia emergere il conformismo, la meschinità e l’ipocrisia di una società di piccolo borghesi a cominciare dal fatto che la stessa Teresa che si vergogna di ammettere che il fratello è stato in manicomio per un intero anno. Commedia – canovaccio scritta nel 1925, poi messa da parte e solo successivamente resa definitiva prima della versione teatrale di Eduardo Ditegli sempre di sì è inserita nella Cantata dei giorni pari affidando i momenti di pura comicità al limite del grottesco alla parte dello studente squattrinato e di belle speranze interpretato da Edoardo Sorgente, ma anche in questi casi però Andò non esagera mai. La commedia procede sempre con equilibrio alternando registri che vanno dal comico al tragico passando per il grottesco in bilico tra tradizione e modernità. Sempre notevole la compagnia di De Filippo che schiera in scena anche Massimo De Matteo, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola. In scena fino al 19 gennaio, info su www.ambrajovinelli.org.