tratto da “Una storia noiosa” di Anton Čechov
con Massimo Loreto e Camilla Violante Scheller
regia Fabrizio Visconti
riduzione teatrale Fausto Malcovati
produzione Spazio Tertulliano
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Una scena casalinga, confidenziale, accoglie paziente gli attori sul palco. Qualche piccolo aggiustamento e ci si ritrova ora nel vecchio studio del professore, ora di nuovo nella sua dimora. Resta fisso un lampadario, ad avvolgere il tempo del racconto in una luce morbida che sembra immobilizzare il protagonista di fronte alla propria vita, come in un dipinto. I pensieri del vecchio professore scorrono, si rincorrono l’un l’altro alla ricerca di un legame comune che possa racchiudere il senso profondo di un’esistenza che appare piena, piena di successi, di esperienze, di studenti, di articoli e pubblicazioni, di riconoscimenti, di sicurezze. Guarda la tavola apparecchiata della propria vita domandandosi il senso di tanta abbondanza, di quell’abbondanza che sembra divenire pian piano “nulla di importante”. La continua ricerca che ha sempre caratterizzato la sua professione assume ora sfumature differenti, che si infiltrano tra ciò che sembrava solido e scolpito in una lunga esistenza ora alle prese con le sue “conclusioni morali”. Katjia, la sua figlia adottiva e sua confidente accompagna la riflessione del professore in quella zona emotiva che lui forse da solo non sa attraversare, che guarda con occhio clinico. Unica vera amica, nel loro rapporto si bilancia un reciproco bisogno di attenzione, di ascolto, di accoglienza. Il professore si immagina come un direttore d’orchestra di fronte ai suoi pensieri, che vede fuggire come passeggeri impazziti, lui che è sempre stato fermo e sicuro sui binari della vita e si trova ora a guardarla dall’esterno e a doverle dare un nome.
La regia è semplice ma di grande impatto e trasporta subito l’immaginazione nei pensieri del professore, interpretato da Massimo Loreto, che tiene il palco per tutta la durata dello spettacolo senza mai far perdere l’attenzione allo spettatore, accompagnato da Camilla Violante Scheller, nelle vesti di Katjia, che tra forti sentimenti e riflessioni di metateatro, modula in modo armonioso il ritmo emotivo dello spettacolo.