La compagnia trentina arriva a Ferrara con uno dei suoi spettacoli più presenti nei teatri dal 2017, anno in cui La Morte e la Fanciulla ha vinto il premio Danza&Danza come miglior produzione dell’anno.
La scena si presenta nuda ed essenziale, e illuminate da una bianca proiezione sul fondo scena a destra, tre donne, come una fotografia, sono immobili, capelli lunghi sciolti e ciascuna avvolta in un nero abito. La musica, accompagnata da sonori respiri, mette in moto le danzatrici in un lento intreccio di braccia, gesti, pose, mentre in sala le luci rimangono accese, soffuse, a sottolineare che lo sguardo dello spettatore è attivo, vigile e riconosciuto dalle interpreti.
Al termine del breve trio introduttivo, l’uscita di scena delle danzatrici è accompagnata da una videoproiezione che ne segue il percorso dietro le quinte e ne osserva in maniera spezzata e distorta lo spogliamento totale, ostentando un caparbio voyerismo. Si tratta manifestamente dello sguardo della Morte, e di come essa osservi le fanciulle per riaccompagnarle in scena, lasciando che il pubblico incarni il suo sguardo sovrumano.
Completamente nude, le fanciulle entrano in scena introdotte dal titolo del movimento schubertiano che inizieranno a danzare e dalle battute del testo, meccanismo reiterato per tutto lo spettacolo. Come dichiarato in brochure, la coreografia segue insistentemente la musica, il quartetto per archi n. 14 in re minore, noto per l’appunto come La Morte e la Fanciulla.
La coreografia eseguita per l’allegro ricorda vigorosamente Botticelli per la maniera in cui le danzatrici – come le Grazie della Primavera – interagiscono le une con le altre.
L’ostinazione con cui le danzatrici seguono la musica provoca un movimento via via più frenetico, sottolineato dal guizzare dei muscoli dei corpi nudi, che si inseguono, trovano unisoni e movimenti caratteristici del lavoro di Abbondanza Bertoni, dichiaratamente sull’onda del teatrodanza.
I movimenti musicali si susseguono e i movimenti coreutici li accompagnano, intermezzati da video delle fanciulle osservate dallo sguardo tetro e distorto della Morte, e dal testo che riporta il breve dialogo tra i due personaggi protagonisti.
Se nell’allegro le danzatrici mettono in scena una coreografia più spensierata, colma di unisoni e intrecci, man mano che la musica e le scene avanzano la danza si rende più cupa, convulsa, e lascia spazio a più momenti di assolo o asimmetria.
Da notare in relazione al contrasto tra lo sguardo della Morte e la realtà della Fanciulla è un momento di sincronia video-danzatrici nella seconda metà dello spettacolo. Le tre fanciulle reali si scambiano, si integrano, riproducono se stesse proiettate in quello che diventa a tutti gli effetti un sestetto, e in cui gli occhi della Morte sembrano aggirarsi sul palcoscenico, osservando come un’ombra le danzatrici in preda alla paura di essere ghermite.
Il matrimonio di un linguaggio coreutico misto e un’impostazione coreografica molto legata alla musica, unito all’accompagnamento di testo e video, rende lo spettacolo ampiamente accessibile. Gli spettatori infatti vengono agevolmente condotti nella drammaturgia del pezzo, dipinta da una linea di scelte dal tono drammatico e per questo immediatamente percorribile.
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Regia e coreografia MICHELE ABBONDANZA E ANTONELLA BERTONI
con ELEONORA CHIOCCHINI, VALENTINA DAL MAS, CLAUDIA ROSSI VALLI
Musiche F. SCHUBERT: LA MORTE E LA FANCIULLA
Ideazione luci ANDREA GENTILI
Luci ANDREA GENTILI e NICOLO’ POZZERLE
Video JUMP CUT