di Giuseppe Verdi
libretto di Salvatore Cammarano
——–
Il trovatore di Giuseppe Verdi andrà in scena alla Scala dal 6 febbraio con la direzione di Nicola Luisotti, direttore associato del Teatro Real di Madrid, e la regia di Alvis Hermanis, che proporrà per il Teatro milanese una versione riveduta dello spettacolo di grande potenza visionaria presentato a Salisburgo nel 2014. Andiamo alle origini dell’opera: “Caro Cammarano, l’argomento che desidererei e che vi propongo si è El trovador, dramma spagnolo di Gutiérrez. A me sembra bellissimo, immaginoso e con situazioni potenti.” Così scrive Verdi in una lettera del 1850 al poeta napoletano che, appena terminato il libretto stringato ed essenziale (una difficile riduzione dal dramma originale, un esempio di rara complicazione) improvvisamente, nel 1852, moriva. E Verdi, che desiderava alcune piccole modifiche e aggiunte, si trovò costretto a chiedere l’intervento di un allievo di Cammarano, Leone Emanuele Bardare, che operò su precise direttive del compositore. La prima rappresentazione de Il trovatore al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853 ottenne un grande successo, tale da indurre le cronache del tempo a sostenere che in nessuna delle altre sue opere, neppure in Nabucco, Verdi avesse toccato “così rapidamente il cuore del suo pubblico”.
“Un luogo comune vuole che sia impossibile riassumere le vicende del Trovatore, tante sono le allusioni, i misteri, le ossessioni, le recriminazioni e le motivazioni nascoste nel passato dei personaggi”, scrive Antonio Rostagno. È indispensabile infatti rilevare che Rigoletto e La traviata (le due opere legate al Trovatore nella cosiddetta trilogia popolare), reggendosi sulla consequenzialità quasi realistica delle azioni sceniche, con un tempo del dramma continuo, seguono una concezione drammaturgica opposta a quella del Trovatore, “dove il tempo del dramma è continuamente spezzato, piegato su ricordi e racconti di un passato indistinto”. Insomma Il trovatore è un esempio perfetto del melodramma romantico. E a chi non accettava lo svolgimento tragico dell’opera Verdi rispondeva: “Dicono che quest’opera sia troppo triste e vi siano troppi morti. Ma in fine della vita tutto è morte! Cosa esiste?”
Certamente esistono sia un appassionato pubblico verdiano, sia pagine e pagine scritte ancora oggi sulla musica del Trovatore.
Nell’incontro “L’archetipo del melodramma eroico”, con ascolti e video, parla de Il trovatore Alessandro Roccatagliati, docente di Musicologia e Storia della Musica all’Università di Ferrara.
——–
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
Supporto per l’ospitalità Ariston Hotel
Supporto tecnico Meeting Project s.r.l. service audio-video Milano
———
Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Giovedì 30 gennaio 2020 ore 18