Beppe Severgnini non ha bisogno probabilmente di presentazioni per nessuno; classe 1956, è uno dei più noti giornalisti italiani e, anche grazie a numerose e frequenti apparizioni televisive, è conosciuto anche da quel pubblico che legge poco i giornali o per niente. Basti dire insomma “ma è quello con un sacco di capelli bianchi” e tutti capiscono di chi stiamo parlando. Severgnini tuttavia, scherzi a parte, è riuscito a farsi strada nel mondo del giornalismo italiano e internazionale grazie alla fiducia e alla stima che si è guadagnato, appena ragazzo, da parte di Indro Montanelli che ha creduto in lui e lo ha lanciato nel mondo editoriale assumendolo ne ‘Il Giornale’. E di questo ne parla anche nel suo ultimo spettacolo. Appena ventisettenne sarà corrispondente da Londra e poi dalla Russia, dalla Cina e infine dagli Stati Uniti. Dagli anni ’90 sarà editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera. I numerosi viaggi gli hanno fornito ricordi e materiale per la stesura dei suoi libri, nei quali spesso affronta temi sociali, politici e di costume, sempre in una chiave leggera e ironica attraverso la quale è facile notare il suo “adattamento felice”, come anche lui stesso lo definisce nello spettacolo, ai luoghi nei quali ha soggiornato per lavoro, a volte anche per diversi anni.
Severgnini ritorna al Teatro Puccini di Firenze, dopo La vita è un viaggio del 2016, con il suo nuovo spettacolo Diario sentimentale di un giornalista, una produzione Mismaonda. In questa occasione si concentra sulle sue avventure lavorative, la strada che ha dovuto intraprendere per arrivare dove è adesso, da quando appena più di un adolescente scriveva per i piccoli quotidiani locali della provincia lombarda, al suo approdo al Corriere della Sera. Lo show vuole essere anche un’opportunità per trasmettere una lezione valida per chiunque voglia intraprendere una determinata strada lavorativa ma più in generale anche per tutti coloro che ogni giorno lavorano con giovani adulti che si stanno affacciando alla vita lavorativa e che devono farsi le ossa in un determinato campo. E allora, come suggerisce il giornalista, bisogna credere nei ragazzi, sfruttare al meglio la loro energia e creatività, permettere loro di fare incetta di ricordi. In questa chiave lo spettacolo diventa anche un omaggio a coloro che hanno creduto in lui molti anni fa, coloro appunto che gli hanno permesso di ottenere un bel guadagno di ricordi da raccontare oggi sul palco e nei libri. Anche Beppe Severgnini impartisce la lezione appresa dai maestri dando l’opportunità alla nuove generazioni di mettersi in gioco al suo fianco. Con lui sul palco una giovane artista radiofonica, Serena Del Fiore, che dà voce alla colonna sonora della sua vita giornalistica. Dai Talking Heads a Bruce Springsteen, dai The National a Franco Battiato, da Aimee Mann a Sufjan Stevens fino ai Manic Street Preachers.
Lo spettacolo è sicuramente piacevole, in dei momenti ci si fa rapire e sorprendere dai racconti, altre volte rimane una narrazione che si ferma in superficie, forse un po’ compiaciuta e autoreferenziale, ma sempre divertente. In sala anche la famiglia del giornalista con la quale, in modo affettuoso e spontaneo, lo vediamo interloquire e cercare un confronto. Moglie e figlio con fidanzata non si mostrano agli spettatori, forse più timidi e meno televisivi del marito e padre.