Al Teatro Puccini di Firenze è andato in scena Supermarket – A modern musical tragedy, uno spettacolo del tutto e per tutto singolare. È una commedia ed è anche un musical, divertente, cinico, a tratti esilarante e a tratti anche profondamente intelligente nelle sue battute costruite su luoghi comuni, ovvie ovvietà, situazioni che apparentemente sembrano surreali ma che dopo una breve riflessione ci sembrano verissime, quotidiane; infatti Supermarket è soprattutto un quadro drammatico del nostro presente, del nostro essere consumatori e compratori occidentali, truffati da un sistema che non possiamo imputare a un qualcuno di ben preciso ma che ci costringe ad essere prima di tutto consumatori e poi esseri umani. Le esigenze dell’uomo passano in secondo piano, nella vita di tutti giorni ciò che viene prima è il nostro bisogno patologico di comprare, di rincorrere sconti e promozioni, di rimanere aggiornati sull’ultimo prodotto più conveniente e più alla moda, di credere di aver bisogno necessariamente di un determinato prodotto perché così le compagnie pubblicitarie ci vogliono far credere.
E quale luogo ci racconta meglio tutto ciò se non un supermercato? Il regista Gipo Gurrado con la sua idea di “non musical”, come lo definisce lui stesso, mette in ridicolo il pubblico dei consumatori, il pubblico in sala, e tutti noi possiamo ritrovarci e con riso amaro prendere coscienza di un nostro modo di essere e di quali siano purtroppo le nostre priorità.
Dopo pochi minuti dall’inizio dello spettacolo ci si domanda un po’ perplessi dove si vuole andare a parare, ma soprattutto come può andare avanti la storia dal momento che siamo davanti ad un’assenza di storia, di cosa gli attori parleranno per 75 minuti? Si rimane interdetti, all’inizio con superficiale pregiudizio si pensa “ma che sono venuto a vedere?”; degli anziani seduti dietro di me si muovono in modo nervoso sulla poltroncina e fanno dei piccoli colpetti di tosse nel momento che, con convinta serietà e una spiccata nota drammatica, gli attori cantano frasi assurde condite da sonore parolacce. Ma tutto cambia con il proseguire dello spettacolo; battuta dopo battuta lo spettatore viene accolto nel gioco, comprende l’intento di ciò che stanno costruendo gli attori, partecipa con simpatia ed empatia all’evento. Si ride spesso, ci si diverte tanto e quando le luci in sala si accendo dopo gli applausi finali gli anziani riottosi sono anche loro soddisfatti, anche loro hanno compreso che per godere dello spettacolo si deve ridere di noi stessi con leggerezza ma anche con senso critico. In quei 75 minuti ci si prende in giro e i nove attori sul palco ci forniscono un loro personale libretto di istruzioni per farlo. Ogni attore mette in scena, attraverso la storia del personaggio, una determinata situazione in cui tutti noi potremmo venirci a trovare in un qualsiasi supermercato e grande magazzino.
Eh sì! Le situazioni sono infatti proprio quelle, siamo infastiditi quando qualcuno al bancone della verdura non si sposta perché sta una vita ad annusare i meloni, odiamo colui che non ci fa passare avanti alla cassa anche se noi abbiamo solo una bottiglia d’acqua e lui il carrello pieno, guardiamo con aria sconfitta colui che è in fila alla nostra stessa cassa quando all’improvviso viene chiusa o manca il cambio.
Lo spettacolo è un’ideazione di Gipo Gurrado che ha scritto sia la drammaturgia con Livia Castiglioni sia le musiche. La produzione è di Elsinor-Centro di Produzione Teatrale che ha una sede operativa presso il Teatro Cantiere Florida di Firenze e un’altra presso il Teatro Giovanni Testori di Forlì.
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CREDITS
libretto, testi, musiche e regia Gipo Gurrado
coreografie e movimenti scenici Maja Delak
drammaturgia Gipo Gurrado e Livia Castiglioni
luci Alessandro Bigatti
con Federica Bognetti, Livia Castiglioni, Francesco Errico, Andrea Lietti, Roberto Marinelli, Elena Scalet, Andrea Tibaldi, Cecilia Vecchio, Carlo Zerulo
una produzione Elsinor centro di produzione teatrale