Un mondo grottesco e distopico in cui un governo totalitario mette fuori legge la “vanità” e gli specchi e che finisce per distruggere non l’autocelebrazione, ma la l’idea stessa di identità: questo il futuro inquietante immaginato dal premio Nobel Elias Canetti ne La commedia della vanità ora portata sul palco da Claudio Longhi, in scena dal 29 gennaio al Teatro Argentina di Roma (repliche fino al 9 febbraio) per raccontare la tragica parabola dell’umanità alle prese con la propria sopravvivenza.
Fausto Russo Alesi, Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia, Aglaia Pappas, Franca Penone, Simone Tangolo, Jacopo Trebbi sono alcuni dei ventitré attori insieme ai musicisti Renata Lacko e Sándor Radics, che Longhi porta in scena per raccontare una delle opere più attuali di Canetti, Nobel per la Letteratura nel 1981, che sembra, oggi più che mai, adattarsi al nostro grigio presente schiavo dell’onnipresenza dei selfie e schiavizzato dalla volgarità e dalle sgrammaticature sui social.
Il testo di Canetti è un apologo allegorico che ci fa riflettere sul tema della nostra immagine: quanto esistiamo in relazione alle nostre immagini?
Scritta per il teatro fra il 1933 e il 1934, ma rappresentata solo anni dopo, nel 1965, La commedia della vanità prende spunto dal rogo dei libri avvenuto il 10 maggio 1933 a Berlino: il testo è ambientato in un luogo innominato che richiama la stessa capitale tedesca, ma che sembra travalicare ogni tempo anche perché la dicotomia fra massa e potere è forte anche adesso come negli Anni Trenta. Obiettivo dell’autorità è quello di eliminare la vanità imponendo per legge la distruzione totale degli specchi e condannandone a morte i costruttori: intorno a questo divieto si intrecciano i destini diversi di una comunità animata da un’umanità brulicante con Heinrich Föhn, il banditore Wenzel Wondrak, la famiglia Kaldaun, il facchino Franzl Nada, il predicatore Brosam o il maestro Shakerl.
Dopo l’entusiasmo iniziale, i protagonisti di questo coro polifonico che danno vita a una commedia umana, capiscono che a essere distrutta non è l’autocelebrazione fine a sé stessa, ma l’idea stessa di identità ritrovandosi a sostenere una dittatura nascente e dovendo fronteggiare le minacce e la violenza del potere, lottando quotidianamente per la propria sopravvivenza. Fino all’epilogo aperto.
Favola nera, apologo allegorico attraverso cui si cerca di mettere in evidenza la contrapposizione fra la massa e il potere, La commedia della vanità di Canetti racconta con sguardo divertito e feroce lo svuotamento del senso dell’identità che è alla base dell’idea della costituzione della massa e della dittatura che si staglia sull’orizzonte finale del testo.
Da un punto di vista drammaturgico, Longhi mantiene l’ibrido fra parade e varietà, farsa e dramma borghese attraverso stili diversi e lo racchiude in un contenitore di carattere circense che custodisce tutta la commedia tedesca con uno spirito avanguardistico e di sguardo sul pubblico abbattendo la quarta parete.
“Per un verso è evidente nel testo la critica alla rappresentazione come strumento di auto-riconoscimento, alla propensione umana a far dipendere la propria identità dalla rappresentazione del sé – spiega Longhi – ma il testo, nella sua crociata iconoclasta, ci induce a riflettere pure su come le dinamiche rappresentative siano effettivamente costitutive della dimensione identitaria. L’astinenza da immagine induce al dissolvimento dell’io, ma questo dissolvimento esaspera, per converso, il bisogno di io – aprendo la strada a sbandamenti populistici e autoritaristico-dittatoriali”.
Nello spettacolo, Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana, LAC Lugano Arte e Cultura, si mantiene l’impianto polifonico che consente di identificare il personaggio con una maschera acustica: lo scheletro portante della compagnia collabora stabilmente con il regista, ma figurano alcune presenze nuove come Fausto Russo Alesi e Aglaia Pappas. Fra gli eventi alla messa in scena de La commedia della vanità, venerdì 31 gennaio 2020 (ore 17) appuntamento in Sala Squarzina con Roghi di libri, da Canetti alla Pecora Elettrica – Assemblea cittadina sui presidi culturali a Roma, l’incontro assemblea per approfondire la genesi della commedia e per riflettere anche sui “roghi di libri contemporanei” con interventi di Claudio Longhi (regista de La commedia delle vanità), Lisa Natoli (regista ed esperta di Canetti), Christian Raimo/collettivo Grande come una città, Alessandra Artusi e Danilo Ruggeri (La pecora elettrica) e alcuni membri della rete di associazioni culturali di Centocelle; coordina Graziano Graziani.
La commedia della vanità va in scena al Teatro Argentina di Roma dal 29 gennaio al 9 febbraio, biglietteria: 06.684.000.311/314 – www.teatrodiroma.net. Biglietti: intero 40 euro – ridotto 12 euro. Orari spettacoli: prima ore 20 _martedì e venerdì ore 20 _ mercoledì e sabato ore 19 _ giovedì e domenica ore 17. Durata: 3 ore e 45’ (prima parte 1h 5′ – primo intervallo – seconda parte 1h 5′ – secondo intervallo – terza parte 1h 10’).