I lettori più maturi ricorderanno la comparsa nelle strade delle nostre città di giovani migranti intenti a vendere una rivista fortemente innovativa, incentrata su inchieste e reportage, che parlava di nuove povertà ed emarginazione, di ambiente e di carcere, raccontando vite precarie e storie di strada. Era il novembre 1994, la rivista era “Terre di Mezzo”. In questi 25 anni è cresciuta enormemente, divenendo una casa editrice, un polo culturale internazionale, un aggregatore di lettori, una fucina di iniziative. Due su tutte: “Fa’ la cosa giusta!”, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili nata nel 2004 (sulla scorta dell’omonimo libro del 2001 in cui si descrivono i percorsi di piccoli produttori, artigiani e agricoltori che difendono un’economia equa, solidale e attenta all’ambiente), che nell’ultima edizione milanese ha contato 65 mila visitatori, 700 espositori e 450 incontri nel programma culturale; la “Grande fabbrica delle parole”, laboratorio gratuito di scrittura creativa per le scuole elementari e medie nato nel 2009, aperto a tutti e rivolto in particolare ai bambini e ai ragazzi a rischio di marginalizzazione culturale, che ha finora visto oltre 9 mila partecipanti.
“I libri sono il nostro modo per raccontare la realtà e inseguire l’utopia”, spiega la casa editrice: “Che cerchiate la guida di un cammino, il libro adatto ai vostri figli o un manuale per scoprire la gioia del ‘fare con le proprie mani’, siete approdati nel luogo giusto”. La milanese Terre di Mezzo pubblica circa 60 libri all’anno, annovera dieci collane e 400 titoli in catalogo. La collana più nutrita è L’Acchiappastorie, dedicata alla letteratura per l’infanzia: inaugurata nel 2001 con l’albo illustrato “Il giorno in cui il leone regalò una coda agli animali” di Anselmo Roveda e Allegra Agliardi, oggi comprende 170 tra proposte “primo libro” e albi illustrati, crossover senza età e silent book, romanzi per ragazzi e audiolibri e pubblicazioni bilingue per l’infanzia.
Il primo suggerimento è per un “classico”, letto però da un’angolatura del tutto particolare: “Il lago dei cigni”. È la storia meravigliosa e disperatamente romantica della bella Odette, prigioniera di un maleficio che solo il vero amore può sconfiggere, e del giovane principe Siegfried, che proverà a liberarla dal suo terribile destino. La vicenda è arcinota, non mette quindi conto di raccontarla. Ma la novità di questo albo illustrato è che segue la trama, le coreografie, i costumi e le scenografie della produzione del New York City Ballet. Questo picture book, con “Lo schiaccianoci” (pubblicato nel 2016) e “La bella addormentata” (edito nel 2018), conclude la trilogia della celebre compagnia fondata nel 1948 dal coreografo George Balanchine. Il volume è magistralmente disegnato dall’argentina Valeria Docampo, illustratrice di fama internazionale attualmente residente a Lione. L’artista è già autrice per Terre di Mezzo di varie pubblicazioni, tra cui lo straordinario “La Grande fabbrica delle parole” (del 2010): il racconto (tradotto in 30 lingue e vincitore di numerosi premi) di uno strano paese in cui le parole sono in vendita e solo i più ricchi possono permettersele, con il bambino Philéas che vorrebbe dire “ti amo” alla bella Cybelle ma non ha abbastanza soldi nel salvadanaio.
I libri della Terre di Mezzo sono davvero bellissimi, consigliarne uno vuol dire far torto a tutti gli altri. Ma tacere di “Nella foresta non si parla d’altro” è davvero impossibile. Un albo illustrato divertente, geniale, coinvolgente, che centra perfettamente l’obiettivo di spiegare ai bambini quel bene prezioso che è la democrazia. La storia inizia con il re leone che devia il fiume per costruirsi una piscina “davanti alla sua tana”, lasciando tutti senz’acqua: gli altri animali della giungla, allora, visto che la loro manifestazione davanti alla piscina è stata del tutto ignorata dal leone, pensano a “come scegliersi un nuovo governo” e indicono le elezioni. Ci sono le regole, i candidati (sono quattro: la populista Scimmia, la progressista Bradipa, il rivoluzionario Serpente e il conservatore Leone), i manifesti, la campagna elettorale, il dibattito in tv e perfino il tentativo di corruzione. Ci sarà ovviamente un vincitore, che rimarrà in carica “fino alla primavera successiva”.
L’albo illustrato nasce dal lavoro dei quattro autori (i brasiliani André Rodrigues, Larissa Ribeiro, Paula Desgualdo e Pedro Markun) con i bambini (dai quattro agli undici anni) frequentanti cinque laboratori realizzati nelle scuole municipali di São Paulo e Florianópolis. “Questo processo, collettivo e partecipativo, ha arricchito notevolmente il nostro lavoro”, ha spiegato Pedro Markun in una recente intervista al portale per l’infanzia Lunetas: “Nel laboratorio abbiamo simulato un’elezione nella foresta, ogni ragazzino ha interpretato un personaggio, i diversi animali si sono poi riuniti in gruppi per creare il loro programma per la giungla. È incredibile quanto velocemente abbiano preso forma. Concetti come partito, coalizione, maggioranza semplice, diritti delle minoranze, sono comparsi senza doverne parlare prima. È dall’osservazione di questa esperienza, dai comportamenti verbali e non verbali, che abbiamo infine estratto i contenuti del libro”. Per Markun, infine, parlare di politica è un “modo per capire che fai parte di qualcosa di più grande: una società, che ha regole che non escono dal nulla, bensì sono definite proprio da quella stessa società. Comprendere questo meccanismo è la chiave dell’autonomia e del pensiero critico, valori che riteniamo estremamente importanti per lavorare con i bambini”.