La dualità del confine. Necessità e opportunità, bisogno e ambizione. Si raggiungono e si oltrepassano i confini per sopravvivere. Ma anche per desiderio di conoscenza. Dante dipinge Ulisse e i suoi compagni desiderosi di spingersi oltre il limite umano, rappresentato nella tradizione occidentale dalle colonne d’Ercole, linea di demarcazione tra noto e ignoto. Un nuovo confine da superare sarà però il ritorno in patria, a Itaca, sotto falsa identità. Nell’Odissea ci sono già tutti gli elementi che demarcano il concetto di confine.
Thaddeus Phillips, ideatore ed interprete di 17 Border Crossings (17 valichi di frontiera), prodotto da Show Bees, per la prima volta in Italia al Teatro Franco Parenti di Milano dal 3 al 6 marzo 2020, potrebbe essere un Ulisse contemporaneo. Non un personaggio epico ma un passeggero solitario che attraversa diciassette frontiere del mondo. E attraverso il passaggio, senza alcun ordine apparente, da un paese all’altro compone un viaggio che si fa esperienza teatrale.
Accolto negli Stati Uniti e in Europa come un piccolo capolavoro colto, divertente, acuto, esilarante e profondamente commovente, 17 Border Crossings si muove sul terreno incerto e mobile dell’attraversamento della linea di transito fra territori, lingue, culture, leggi, accadimenti storici. Dall’Ungheria alla Serbia, dal Marocco alla Colombia, dall’Olanda alla Francia, da Singapore a Bali, nel viaggio di Thaddeus Phillips incontriamo chi attraversa i confini per le motivazioni più disparate, e chi i confini li difende: rifugiati, uomini d’affari o in uniforme, mercenari, mistici. Gente onesta e corrotta, intelligente e stupida. Con ogni mezzo: in aereo, treno, barca, pullman, in moto o in auto. A volte anche a piedi.
E così conosciamo la famiglia di Gaza che agevola l’ingresso dall’Egitto del cibo Kentucky Fried Chicken di contrabbando, il funzionario cubano che timbra i passaporti degli Americani in modo che non sia visibile il loro ingresso nell’isola. Entriamo nei bordelli di Amsterdam, spiamo i carrelli degli aeroporti intercontinentali, viaggiamo sulle strade secondarie delle città fluviali dell’Amazzonia. Ci stupiamo quando il doganiere colombiano fa scomparire un pacchetto di cocaina perché il tizio che ce l’ha addosso si rivela essere il cugino di una stella del cinema.
Le storie sono avvincenti. Alcune vissute in prima persona, altre riportate. Ma potrebbero essere tutte vere. Phillips, unico interprete in scena, sembra l’americano tranquillo che potresti trovare ovunque. La sua narrazione è un miracolo di artigianato teatrale. In scena solo una barra luminosa, un tavolo, una sedia, una lampada, un microfono e una tazza di caffè. Ma èquesto niente a portarci in tutte le stanzette di tutti gli aeroporti del mondo in cui uomini in uniforme controllano i passaporti.
A proposito. Fra le storie raccontate anche quella del passaporto. Le sue origini risalgono al Medioevo, quando un documento conferito alla persona assicura per la prima volta un passaggio sicuro sotto la protezione dell’autorità locale. Standardizzato dalla Società delle Nazioni nel 1920, con 32 pagine e testo francese, ha avuto un ruolo nell’aprire i confini del mondo. Oggi è dotato di un chip di identificazione a radiofrequenza, un sistema di localizzazione Gps.
Fra deportazioni, perquisizioni, attraversamenti illegali, passaporti falsi 17 Border Crossings è uno sguardo straziante, comico e surreale sulle linee immaginarie che dividono il mondo e sulle barriere che creano. Luoghi in cui si snodano le politiche di immigrazione, riflesso dell’immagine di sé di ogni nazione.
Il progetto luci di David Todaro e sonoro di Robert Kaplowitz tracciano di volta in volta nuove dimensioni sul palco nudo. Come in The Passanger di Iggy Pop unico protagonista è il passeggero.
Thaddeus Phillips, supportato dal drammaturgo Patrick Kealy, è uno scrittore e interprete geniale. Entra ed esce dalle più disparate situazioni ma per tutto il tempo si muove con fluidità in contrasto con le disavventure del viaggio, la regia di Tatiana Mallarino è aderente e suggestiva.
Siamo tutti parte di un cosmo senza confini? Cosa sono i confini? Non sempre sono fisici: in uno dei suoi aneddoti più poetici Phillips ci racconta di un “muro di suoni” tra cattolici e musulmani nella città di Mostar in Bosnia ed Erzegovina. La portata di questo lavoro è profondità e leggerezza. Il confine come perdita e abbandono, come promessa e speranza. Sebbene il tema dei confini sia di stretta attualità, si pensi solo alla Brexit o al muro voluto da Donald Trump fra Stati Uniti e Messico, Phillips non si addentra nell’attualità. Apre, se mai, spunti di riflessione.
Spettacolo in lingua originale – durata 90 min.
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Crediti
Produzione
Show Bees
Lo sviluppo di 17 Border Crossing è stato supportato
da The Map Fund, The Wyncote Foundation e dal MAT Theater di Manitou Springs, CO.
Autore e Interprete
Thaddeus Phillips
Regia
Tatiana Mallarino
Drammaturgia
Patrick Kealy
Scenografie
Phillilps Tartoloso
Design Luci
David Todaro
Sound Design
Robert Kaplowitz
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Thaddeus Phillips
Il regista teatrale Thaddeus Phillips (Red-Eye to Havre de Grace, New York Theatre Workshop) sale sul palco per creare un viaggio teatrale nitido, visivo e sonoro, attraverso 17 confini del mondo. Dalla Bosnia alla Siria, dalla Svizzera ad Israele, dal Canada al Messico, 17 Border Crossing esamina attentamente le linee immaginarie che creiamo e le conseguenze divertenti e tragiche del tentativo di attraversarle.
Con quasi nulla sul palco, Phillips evoca magicamente un traghetto croato arrugginito, moderni voli internazionali, oscuri porti dell’Amazzonia, il confine di El Paso / Juarez, deportazioni, perquisizioni, incroci illegali e enigmi nella geografia di confine.
17 Border Crossing debutta Off-Broadway dopo aver visitato oltre 25 città in tutto il mondo e i sold out di Mosca, Hong Kong, Bucarest, Boston e Perth. La regia è di Tatiana Mallarino (¡El Conquistador !, New York Theatre Workshop).
Thaddeus Phillips è un regista teatrale, designer e interprete di fama internazionale, originario di Denver, CO. Dirige con uno stile altamente visivo incentrato su scenografie cinematografiche e trasformiste. Recenti attività includono lo sviluppo e la direzione di A Billion Nights on Earth (BAM Next Wave Festival + New Haven Festival of Arts and Ideas). Midnight Train to Marrakesh e Ankomsten (adattamenteo teatrale della graphic novel di Shaun Tan “The Arrival”) per lo svedese Teateri. Tra le altre regie: RED-EYE to HAVRE de GRACE, una action-opera sugli ultimi giorni di E.A. Poe (New York Theatre Workshop e USA Tour), The Incredibly Dangerous Astonishing Lucrative and Potentially Completely True Adventures of Barry Seal (FringeArts Festival), Flamingo/Winnebago (Kimo Theater, Albuquerque), WHaLE OPTICS (Prince Music Theatre, Philadelphia), and The Earth’s Sharp Edge (La MaMa E.T.C.).
Come attore e drammaturgo ha cominciato la sua carriera recitando Re Lear solo con vari oggetti trovati in una valigia (La MaMa e in molti caffé, teatri e strade degli USA). Ha ideato, disegnato le scene e recitato in Capsule 33 (Barrow Street Theater), ¡EL CONQUISTADOR! (New York Theatre Workshop + International Tour – Lucille Lortel and Drama League Nominations), The MeLTING BRiDgE (Plays & Players, Philadelphia); Lost Soles (La MaMa E.T.C. + USA Tour), Henry Five Live from Times Square (NY Fringe), The Tempest (Arcola Theater, London) and The Filament Cycle (Battery Arts Center, London). Le opere teatrali originali di Phillips sono state presentate a livello internazionale a Mosca (Territory Festival), Hong Kong (International Arts Festival), in Romania (Bucharest FestCo Festival), Norvegia (Non-Stop Festival), Spagna (Festival de Otoño), Messico (Escena de Artes), Olanda (Noorderzon Festival), Colombia (Teatro Nacional), Repubblica Ceca (4 + 4 Days Festival), Polonia (Bytom Festival), Italia (La Mama Spoleto Festival), Costa Rica (Teatro Jaco), Slovenia (Mladi Levi), Irlanda (International Fringe Festival), Inghilterra (Arcola Theatre), Scozia (Summerhall + Traverse) e Serbia (Serijino Pozorje Festival).
A livello nazionale il suo lavoro è stato visto off-Broadway e nei festival e nei teatri di New York (Under the Radar, La MaMa, Here, PS#122), ArtsEmerson (Boston), On the Boards (Seattle), MassMoca (North Adams, MA) Tricklock’s Revolutions International Festival (Albuquerque), e a New Orleans, Chicago, Denver, Cleveland, Philadelphia, Miami, Sarasota, New Haven, Colorado Springs e Tampa.
Phillips ha studiato al Colorado College e alla Charles University (DAMU) a Praga e con Encho Avramov e il regista ceco Josef Krofta. Al cinema è apparso in The Amazing Spider-Man 2 (Sony Pictures), Mi Gente Linda, Mi Gente Bella (Caracol) e in TV in Alias El Mexicano (FoxTelecolombia), El Capo 3 (MundoFox), Celia (Telemundo) e Narcos (Netflix).
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Tatiana Mallarino
Tatiana Mallarino è una regista e scrittrice originaria di Bogotá, in Colombia. Il suo lavoro come regista include ¡EL CONQUISTADOR! al New York Theatre Workshop (premio Lucille Lortel per il miglior monologo) e la co-regia di Capsule 33 al Barrow Street Theatre, 17 Border Crossings al BAM Next Wave Festival 2015 + World Tour, The Tempest al Teatro Arcola di Londra e Henry Five Live (from Times Square) al New York International Fringe Festival, al Philadelphia Live Arts Festival e al Buntport Theatre di Denver.
Per Lucidity Suitcase Intercontinental ha creato e recitato in The MeLTING BRiDgE e The Earth’s Sharp Edge. Ha lavorato come drammaturga su A Billion Nights on Earth, The Incredibly Dangerous Astonishing Lucrative and Potential Completely True Adventures of Barry Seal e Alias Ellis Mackenzie, Whale Optics e Lost Soles. È stata la traduttrice di dialoghi in lingua spagnola per le prime tre stagioni della serie Netflix Narcos. I suoi lavori colombiani includono: The Glass Menagerie al Teatro El Chico e A Midsummer Nights Dream al Teatro La Cigarra. Recentemente ha lavorato come coach di dizione per Penelope Cruz e Javier Bardem in Loving Pablo.