Incontro interessante, quello che ha coinvolto 2 attori-danzatori, o meglio due artisti sperimentatori, con un pubblico amico ma attento. Sala quasi tutta piena, senza ressa ma con molta curiosità. Lo spazio, come sempre, si è dimostrato perfetto. Perfetto nella sua nudità, nelle sue diverse prospettive, nell’essere vuoto ma contemporaneamente pieno di riflessi, luci, mondi evocati e subito pronto a svuotarsi per lasciare posto a nuove situazioni.
Dario La Stella e Valentina Solinas, praticamente i Senza Confini Di Pelle, presentano il risultato di una lunga ricerca in giro per l’Italia, e ciò a cui assistiamo è più di una performance, è un tentativo di dialogo e racconto che tocca ciascuno degli spettatori in modo intimo. Ci sono delle musiche, con ritmi e sonorità particolari, a tratti cacofoniche, luci colorate che delimitano aree e nuovi ambienti ed infine i loro corpi. Leggeri e pesanti, felici nell’incontro e gioiosi nella festa, terribili nell’assuefazione e sempre pronti ad andare oltre. Questo muoversi nello spazio, dapprima singolarmente e poi insieme, faticosamente e con gioia, pesantezza e lievità compongono immagini e ricordi, rimandi e ambizioni che non sono lineari e immediati.
L’inizio può rappresentare la difficoltà della vita, questo errare solitario seguendo imposizioni incomprensibili. Arriva il momento delle scelte, dell’incontro, della scoperta di altro/i. Ognuno ha visto riferimenti al proprio passato, alla propria storia, ai propri sogni, alle proprie delusioni. Vittorie e sconfitte ma anche una netta presa di posizione nella storia dei nostri giorni, alla solidarietà con le lotte sarde, alle proprie origini mai dimenticate.
Ci sono stati due momenti nello spettacolo che hanno lasciato il posto alle parole. Dapprima era Valentina che, a vista, citava fatti legati all’attualità mentre Dario danzava, e poi mentre la danza della ragazza riempiva la scena, era lui che recitava una bella poesia, dietro ad un paravento.
Una frase mi è rimasta: “Voglio essere come gli adolescenti che credono di essere eterni”. Lunghi applausi e molti richiami.
Dopo lo spettacolo c’è stato l’incontro con la giornalista, che mi sono quasi perso del tutto, il mio pullman non mi avrebbe aspettato, ma è stato sufficiente per chiarire il nome del gruppo e il senso del titolo. “Senza Confini Di Pelle” significa una ricerca completa, che non si pone il limite fisico del corpo ma cerca di andare oltre, mentre “Acciaio” è una citazione da un libro di Ernest Hemingway.
“Ma di cosa sei fatta, tu?”
“Di quello che ami”, disse lei. “Più l’acciaio”.
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“…. una performance che coniuga la danza con i movimenti musicali in una struttura drammaturgica nata da diversi ambienti coreografici. Una sequenza ininterrotta di quadri che fluiscono uno nell’altro con un ritmo musicale incessante. Un flusso di immagini che porta lo spettatore dentro sogni e distopie della nostra realtà. I due danzatori interpretano la cacofonia di linguaggi nei quali siamo immersi quotidianamente, lottando contro una debordante marea di segni che schiaccia le nostre esistenze e ci rende prigionieri dei nostri stessi movimenti dai quali vorremmo liberarci. In questa creazione di spettacolo dal vivo si utilizza il corpo come elemento centrale della ricerca, sintetizzando danza, teatro, video e testo in un unico contenitore performativo.
Lo spettacolo nasce da una lunga ricerca elaborata in due anni di residenze artistiche in Italia tra cui le principali sono state: Ricerca X (2017, Lavanderia a Vapore di Collegno – Fondazione Piemonte dal Vivo, Torino), Cavallerizza Reale (2017, Torino), Bract (2018, Breve Residenza Artistica di Comunità e Territorio, Arona), S’ALA – Spazio per artist* (2018, Sassari), Museo Archeologico Nazionale G. Sanna (2018, Sassari), Festival POP – Ottobre in Poesia (2018, Sassari).
Senza Confini Di Pelle è un progetto di sperimentazione sul linguaggio delle arti performative nato a Torino nel 2002. Il nucleo di Senza Confini Di Pelle è composto da Dario La Stella e Valentina Solinas. Ogni lavoro è uno studio critico sul mondo contemporaneo attraverso l’elaborazione di contenuti politici ed elementi performativi. La ricerca è focalizzata alla produzione di senso nel fare artistico: ogni opera è un lavoro originale nato da un’idea concettuale. Attraverso il processo di astrazione di materiali concreti si giunge alla composizione finale.
Senza Confini Di Pelle si muove in contesti molto differenti: festival internazionali di arte performativa, progetti con i cittadini, workshop con le Università, progetti con persone disabili, scambi culturali internazionali, eventi, spettacoli e performance di arte performativa. Nel 2011 la compagnia ha rappresentato lo spettacolo “15 Landscapes” in due teatri a New York City e ha condotto un seminario sulla performance all’università di Washington – Bothell, Seattle.”