Davanti a un classico della grande tradizione comica italiana, Valerio Binasco, regista e attore piemontese cinque volte premio Ubu, sceglie la rottura e così il suo Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni appare volutamente lontanissimo dalle insuperabili invenzioni di Strehler e dalla sua rilettura della commedia dell’arte per avvicinarsi invece alla grande tradizione della commedia all’italiana.
Il forte impatto cinematografico dello spettacolo (coproduzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale) che dopo il debutto a Torino arriva in scena dall’11 febbraio (repliche fino al 23 febbraio) al Teatro Argentina di Roma, è innegabile così come è innegabile il fascino del perfetto congegno drammaturgico che dal 1745 appare ancora modernissimo.
E l’intento di Binasco è proprio quello di recuperare non tanto la teatralità del testo, ma il suo realismo adattandolo a una nostra umanità celebrata dalla grande commedia all’italiana.
“Non è mia intenzione fare uno spettacolo ispirato alla Commedia dell’Arte, così come non userò le maschere della tradizione – spiega Binasco – per quanto sarà possibile, tenterò di dare a questo testo un sapore moderno, cercando di restituire l’umanità e la credibilità dei personaggi anche quando la tentazione del formalismo teatrale fine a se stesso ci sembrerà irresistibile. Non ho voluto avvicinarmi a un ‘mostro sacro’, un’icona come Arlecchino per testimoniare il mio rapporto con la teatralità”.
Il regista piemontese, dal 2018 il Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e che si era confrontato due anni da con un altro grande classico (il “Don Giovanni” di Molière, che aveva affrontato con toni inediti, immagina sulle scene acquarellate di Guido Fiorato un’umanità vecchio stampo, un po’ paesana e arcaica che ha popolato il nostro cinema in bianco e nero.
È qui che colloca il suo Arlecchino “contemporaneo” trasformato in un poveraccio famelico e che cerca il riscatto sociale attraverso gli equivoci: Arlecchino si muove all’interno di una borghesia ottusa, ma dinamica e virtuosa innescando i suoi irresistibili meccanismi comici e quasi sovversivi. E in tutta la sua modernità, Arlecchino continua ad essere ancora anarchico, ma servile, famelico, bugiardo e irriverente.
“A chi mi chiede: come mai ancora Arlecchino? rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile e l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola” conclude Binasco che sceglie di lavorare con i suoi consueti attori, tra cui Natalino Balasso, nel ruolo di Arlccchino, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Michele Di Mauro (Pantalone), Lucio De Francesco, Denis Fasolo.
“È una comicità in fuga davanti alla morte. Il nostro Arlecchino appartiene forse di più alla vita che non al teatro. Essere servitore di due padroni non è solo uno sfoggio di abilità o l’occasione per creare equivoci, ma è anche l’impegno di un uomo semplice che può essere anche drammatico e l’Arlecchino che stiamo raccontando è melanconico, tenero, disperato – ricorda il regista alternando la vena comica alla vena drammatica del testo – La società che viene rappresentata in questo Arlecchino è profondamente e ottusamente patriarcale: le donne vengono messere da parte, sottomesse ed oggetto di derisione”.
Da Arlecchino a Parasite. Come si racconta la fame è l’incontro (ingresso libero con prenotazione obbligatoria) che si terrà in Sala Squarzina il 14 febbraio (ore 18) con critico cinematografico Alberto Crespi e la ricercatrice Marta Fana insieme a Valerio Binasco che racconteranno la firma di Arlecchino, una delle maschere principali della commedia dell’arte, viene attualizzato anche in altre come di racconto moderne come il recente “Parasite” di Bong-Joon-ho e “Sorry, we missed you” di Ken Loach.
Dopo le date romane, Arlecchino servitore di due padroni prosegue la sua tournée il 25 febbraio a Merano, il 26 febbraio a Bolzano, dal 28 febbraio al 1 marzo al Teatro Fraschini di Pavia, dal 4 all’8 marzo al Teatro Sociale di Brescia, dall’11 al 15 marzo al Teatro Toniolo di Mestre. Orari spettacoli: prima ore 21, martedì e venerdì ore 21, mercoledì e sabato ore 19, giovedì e domenica ore 17. Biglietti: intero 40 euro – ridotto 12 euro. Biglietteria: 06.684.000.311/314, info su www.teatrodiroma.net