“Non pensavo che salvare l’Eliseo dal fallimento e renderlo un’eccellenza avrebbe scatenato una guerra di invidia, politica e giudiziaria. Non mi spiego perché, malgrado il gioco di squadra vincente, il nostro lavoro abbia suscitato tanta invidia sociale. Forse perché è l’unico caso italiano in cui il direttore non è di nomina politica? Un peccato mortale?”
Queste le parole di Luca Barbareschi, direttore artistico e proprietario del Teatro Eliseo di Roma che ha convocato con urgenza una conferenza stampa nella giornata di ieri per spiegare quello che sta accadendo: la commissione parlamentare ha bocciato l’emendamento al decreto legge Milleproroghe, per cui il teatro Eliseo avrebbe potuto ricevere i finanziamenti di 4 milioni per tre anni (2019-201) per proseguire la sua programmazione. E adesso il finanziamento è stato negato e il Teatro Eliseo e il Piccolo Eliso restano senza fondi.
Un lungo atto d’accusa quello del direttore artistico dello stabile romano recuperato e riaperto con successo dal 2015 che non risparmia la politica e certi colleghi e “altri direttori di teatro che sono stati i primi a chiedere al governo di non dare i soldi all’Eliseo”.
“Ho preso un teatro fallito e ne ho fatto un centro culturale d’eccellenza rispettando le regole e facendo tutto alla luce del sole – prosegue Barbareschi – Un teatro può chiudere per invidia sociale? Dov’è il senso della comunità culturale a Roma, quando si vuole perpetrare un genocidio culturale chiudendo il teatro Eliseo? Il fatto che la politica non ci ascolti non mi stupisce, ma mi turba quando a non ascoltarci è la nostra comunità”.
Barbareschi spiega che per il lavoro fatto e le produzioni e gli spettacoli del teatro sarebbero stati necessari 5 milioni l’anno, ma nonostante ciò il teatro ne ha chiesto 4, proprio per adeguarsi alla stessa cifra ricevuta nei due anni precedenti.
“Ma la commissione li ha negati, anche se il sottosegretario Misiani ha precisato che non si tratta di bocciatura e che si sarebbe aperto un tavolo con la disponibilità del ministro della Cultura Franceschini – prosegue Barbareschi – so bene che aprire un tavolo è un modo per prendere in giro le persone. Ma quando ho chiamato il Ministero nessuno ha saputo darmi risposte”.
E adesso che cosa succederà?
“Per rispetto al pubblico, che non intendo truffare, concluderemo regolarmente la stagione, e questo ci costerà 400 mila euro, ma sono costretto a inviare le lettere di licenziamento ai lavoratori: 80 persone più 320 di indotto, gente che ha fatto bene il proprio mestiere”.
Nel suo lungo atto d’accusa, Barbareschi, che ricorda i numeri d’eccellenza in questi anni, con oltre 650mila presenze in teatro e 5000 abbonati, non usa mai mezzi termini.
“Chi è stato in quella stanza e ha bocciato quell’emendamento, non potrà più parlare di cultura. Chi chiude teatri non può parlare di cultura. Chiuderemo quando mi porteranno via di peso da qui perché chiudere il Teatro Eliseo è un genocidio culturale”.
Conclude il direttore artistico dello stabile di Via Nazionale a Roma.