Nella stagione del Teatro Eliseo quest’anno c’è tanta letteratura. Non poteva mancare l’omaggio a Jacques Prévert, di cui quest’anno ricorrono i centoventi anni dalla nascita, anche se, come è stato detto, il Poeta francese “viene dalla vita non dalla letteratura” per aver usato un linguaggio familiare e quotidiano che, al di là dell’impegno sociale e politico, ha infranto ogni barriera elitaria dando vita a una poesia di presa immediata che ha sempre incontrato il gusto del pubblico.
Gabriele Lavia, autore del monologo su Prevért, interpreta con ricchissima ed esuberante creatività espressiva svariate poesie che scivolano via come canzoni, con tutta l’energia del loro potere d’invenzione e di distruzione, attingendo senza risparmio alla capacità di cogliere i contenuti esistenzialisti delle poesie di Prevért sviluppando una serie di riflessioni sul senso della vita, sul valore della cultura che rende liberi (come insegna il mito della caverna di Platone) e, soprattutto, sull’amore.
Il titolo della pièce richiama la celebre poesia dedicata all’amore, il sentimento più difficile da raccontare, i cui versi nella loro semplicità hanno messo a dura prova molti aspiranti attori. I passanti osservano i due giovani “enfants” amarsi al tramonto con lo sguardo di chi s’innamora per la prima volta scrutando l’oggetto del desiderio; l’amore di cui si parla è totalizzante, è implorato, ricercato, sognato.
Lavia accoglie il pubblico con una recitazione asciutta e ironica, pochissimo “teatrale”, dialogando in modo confidenziale con il pubblico a sottolineare, nelle intenzioni dell’autore, una dimensione “senza distanze, né soggezione, né alcuna sacralità”. Fanno da cornice le suggestive musiche di Giordano Corapi e una scenografia di una consistenza tangibile e al tempo stesso immateriale che evoca, con pochi oggetti, l’atmosfera intima dell’autunno parigino.
L’ascolto in forma teatrale dei versi di Prevért ne rispecchia la semplicità poetica, priva di intellettualismo, ed è quindi ancora più efficace il richiamo a citazioni colte (da Camus a Nietzsche, da Jean-Paul Sartre a Emily Dickinson, da Heidegger a Hopper), a celebri pellicole realizzate con il regista Marcel Carné, in cui recitano attori mitici come Jean Gabin, ai testi interpretati dai più grandi cantanti, come Juliette Gréco, Gilbert Bécaud, Yves Montand, fino alle immancabili sigarette Gauloises ‘papier mais’ tanto amate da Prévert.
Uno spettacolo affascinante e raro, capace di suscitare emozioni e meraviglia, in bilico tra dimensione intima e collettiva, che fa riflettere e suggerisce di coltivare il pensiero e il sapere. E lascia intuire quanto l’umanità sia insignificante di fronte a cose che non possiamo in alcun modo controllare e che, in definitiva, non conosciamo affatto; non sappiamo cos’è l’amore, cos’è la vita e cosa è il giorno, “ogni giorno” che, secondo il celebre aforisma del Poeta, “è l’anniversario della tua vita”.