Dramma buffo in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di GIOACHINO ROSSINI
(Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Casa Ricordi, Milano, a cura di M. Bent)
Nuova produzione Teatro alla Scala
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Direttore DIEGO FASOLIS
Regia ROBERTO ANDÒ
Scene e luci GIANNI CARLUCCIO
Costumi NANÀ CECCHI
Video LUCA SCARZELLA
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Personaggi e interpreti
Selim Alex Esposito
Donna Fiorilla Rosa Feola
Don Geronio Giulio Mastrototaro
Don Narciso Edgardo Rocha
Prosdocimo Mattia Olivieri
Zaida Laura Verrecchia
Albazar Manuel Amati
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Maestro del Coro BRUNO CASONI
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Date:
Sabato 22 febbraio 2020 ore 20 ~ abbonamento Prime Opera
Martedì 25 febbraio 2020 ore 20 ~ turno B
Venerdì 28 febbraio 2020 ore 20 ~ turno D
Mercoledì 4 marzo 2020 ore 20 ~ turno C
Venerdì 13 marzo 2020 ore 20 ~ turno E
Domenica 15 marzo 2020 ore 14.30 ~ fuori abbonamento
Martedì 17 marzo 2020 ore 20 ~ ScalAperta
Giovedì 19 marzo 2020 ore 20 ~ turno A
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Prezzi: da 210 a 13 euro
Prezzi recita ScalAperta (17 marzo): da 105 a 7 euro
Infotel 02 72 00 37 44
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Con Il turco in Italia Rossini precorre Calvino.
Nuovo allestimento dell’enigmatico capolavoro buffo di Rossini con la direzione di Diego Fasolis, il debutto con una regia alla Scala di Roberto Andò e un cast che comprende Alex Esposito, Rosa Feola, Giulio Mastrototaro, Edgardo Rocha e Mattia Olivieri.
Il titolo, scritto per la Scala nel 1814, mancava dall’allestimento Chailly/Cobelli del 1997.
Il turco in Italia, tredicesima opera di un ventiduenne Gioachino Rossini scritta per la Scala nel 1814, torna al Piermarini per otto rappresentazioni dal 22 febbraio al 19 marzo in un nuovo allestimento con la direzione di Diego Fasolis e la regia di Roberto Andò, al debutto scaligero. In scena un cast che unisce alle qualità vocali e stilistiche le capacità attoriali richieste dal capolavoro (non solo) buffo di Rossini e Felice Romani: il turco Selim è Alex Esposito, Fiorilla è Rosa Feola, Geronio è Giulio Mastrototaro e Narciso Edgardo Rocha mentre Mattia Olivieri è il poeta Prosdocimo.
Da quest’anno tutte le recite d’opera al Teatro alla Scala sono precedute da un incontro introduttivo nel Ridotto delle Gallerie. Gli incontri su Il turco in Italia saranno tenuti da Cesare Fertonani, professore di Musicologia e Storia della Musica all’Università Statale di Milano.
Il Museo Interattivo del Cinema (viale Fulvio Testi 121) presenta dal 3 al 12 marzo la retrospettiva “Il cinema misterioso di Roberto Andò”: sette film che ripercorrono la carriera cinematografica del regista, che incontrerà il pubblico venerdì 6 marzo alle ore 20 – www.cinetecamilano.it
Il turco in Italia sarà eseguito nell’edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro a cura di Margaret Bent. Non sono previsti tagli se non in alcuni recitativi (peraltro non di pugno di Rossini), mentre saranno eseguite le arie di Narciso “Un vago sembiante” (n° 3bis) e di Geronio “Se ho da dirlo avrei molto piacere” (n° 11bis). L’aria di Fiorilla del secondo atto sarà eseguita con le variazioni originali di Rossini.
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Il turco in Italia, creazione e riscoperta alla Scala
Il 26 settembre 1812 Alessandro Rolla dirige alla Scala la prima de La pietra del paragone, debutto milanese del giovane Rossini che si era già messo in luce a Roma, Bologna, e soprattutto Venezia. L’esito è un trionfo di proporzioni clamorose, con 53 recite nella sola stagione di Carnevale. Gli ulteriori successi veneziani di Tancredi (Fenice) e L’italiana in Algeri (Teatro di San Benedetto) spingono l’impresario della Scala Benedetto Ricci a commissionare a Rossini altri due titoli, mentre il nuovo Teatro Re si assicura le riprese a Milano dei due titoli veneziani. Nascono così Aureliano in Palmira, che riceve fredda accoglienza nonostante la presenza del celebre castrato Velluti, e appunto Il turco in Italia, entrambi su libretto dell’ancor giovane Felice Romani. Per la nuova opera buffa Rossini e Romani riprendono – a volte quasi alla lettera – Il turco in Italia scritto nel 1789 da Caterino Mazzolà, inserendo una parte per tenore e aggiungendo la nuova scena delle maschere. La prima, il 14 agosto 1814, vede sul podio di nuovo Alessandro Rolla e in scena una sfilata di voci celebri: Filippo Galli come Selim, Luigi Pacini come Geronio, Giovanni David per cui era stata creata la parte di Narciso, Francesca Festa-Maffei come Fiorilla. L’opera ha esito anche meno felice dell’Aureliano. Pesa, racconta Stendhal, l’accusa di aver rifatto l’Italiana: negli anni, argomenta Bruno Cagli, anche la stupefacente fecondità di Rossini che avrebbe di lì a poco prodotto Il barbiere di Siviglia (1816) e La Cenerentola (1817) avrebbe contribuito a lasciare il Turco nell’ombra. Eppure l’opera, a dispetto del libretto a metà riciclato, segnava una svolta nel desiderio di affrancarsi dagli stereotipi dell’opera buffa e della Commedia dell’Arte. Lo dice a chiare lettere Prosdocimo: “han messo in scena / poeti d’ogni razza / sciocco marito, / ed una moglie pazza”. A livello di strutture musicali il tentativo di superare la genericità dei personaggi tradizionali si traduce nello sviluppo dei numeri d’assieme (“opera di ensembles”, la definì Philip Gossett), in cui l’azione prevale sull’espressione degli affetti. Dopo le 12 rappresentazioni del 1814 il Turco esce di scena: alla Scala e pressoché ovunque.
A propiziarne la rinascita è Gianandrea Gavazzeni, che nel 1950 lo ripropone al Teatro Eliseo di Roma con Maria Callas: un gioioso trionfo che spinge il direttore a disporre una registrazione con i complessi del Teatro alla Scala nell’estate 1954 (con Rossi-Lemeni, Gedda, Stabile) e una ripresa scenica nel marzo successivo, con regia, scene e costumi di Franco Zeffirelli. La Callas, idolatrata come tragedienne ma in genere poco apprezzata nella commedia, vi celebra il suo trionfo (insieme a una silhouette molto cambiata rispetto alle recite romane) a dispetto del sanguinoso taglio di “Squallida veste e bruna” che oggi ci pare scritta per lei. Accanto alla Callas, Nicola Rossi-Lemeni, Cesare Valletti e, nella parte del poeta, Mariano Stabile, il Falstaff di Toscanini. Altro trionfo, per gli interpreti tutti e soprattutto per Rossini e Romani, visti come alfieri di un teatro musicale moderno, spregiudicato, arguto e melanconico che precorre Pirandello. Lo spettacolo viene ripreso nel 1957 al Festival di Edimburgo e nel 1958 alla Piccola Scala con Eugenia Ratti come Fiorilla, Sesto Bruscantini come Selim e Luigi Alva come Narciso. Passano altri quarant’anni prima che il Turco torni alla Scala, questa volta nell’edizione critica curata da Margaret Bent per la Fondazione Rossini di Pesaro, grazie alla passione per il titolo di Riccardo Chailly. L’allestimento di Giancarlo Cobelli sottolinea l’aspetto di “fabula de structuris” ovvero la valenza metateatrale del testo, il cast schiera Mariella Devia come Fiorilla, Michele Pertusi come Selim, Alfonso Antoniozzi come Geronio e Paul Austin Kelly come Narciso. Le recite al Piermarini sono del marzo 1997; nel 1998 Decca pubblica una nuova incisione con i complessi scaligeri diretti da Chailly, protagonisti Cecilia Bartoli, Michele Pertusi, Alessandro Corbelli e Ramón Vargas, che include anche le arie 3bis e 11bis.
Oggi il nuovo allestimento di Roberto Andò promette di indagare l’unicità del Turco in Italia non dal punto di vista della metateatralità pirandelliana, peraltro già presente in Mazzolà e in numerose opere settecentesche, ma da quello dell’incolmabile iato tra fantasia, desiderio e realtà. Scrive Andò nelle sue note di regia: “Con la sua genialità, assecondando il libretto, Rossini afferma che in amore regna la fantasia, la legittima pulsione a fantasticare su quello che ci piacerebbe accadesse. Più che Pirandello, cui da sempre è accostata, Il turco in Italia sembra poeticamente molto vicina a Italo Calvino, all’autore di quel romanzo dei romanzi che è Se una notte d’inverno un viaggiatore. Un capolavoro che riflettendo sulle molteplici possibilità offerte dalla fantasia, decretava l’impossibilità di giungere a una conoscenza effettiva della realtà. A Rossini e Romani non interessa il dilemma pirandelliano dell’essere e dell’apparire, ma la complementarietà tra la commedia che il poeta spera di scrivere e le cose che accadono”.
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Diego Fasolis è riconosciuto come uno degli interpreti di riferimento per la musica storicamente informata. Ha studiato a Zurigo, Parigi e Cremona. Iniziata la carriera negli anni ’80 come concertista d’organo con centinaia di concerti e l’esecuzione regolare delle opere integrali di Bach, Buxtehude, Mozart, Mendelssohn, Franck e Liszt ha proseguito l’attività come direttore d’orchestra. In tale veste è stato Direttore stabile dei complessi vocali e strumentali della Radiotelevisione svizzera e ha fondato “I Barocchisti”. Ha sviluppato numerosi progetti con Cecilia Bartoli. Nel 2011 Papa Benedetto XVI gli ha conferito un Dottorato honoris causa per la Musica Sacra. Per il suo impegno nella riscoperta del repertorio operistico ha ricevuto numerosi dischi d’oro, un Grand Prix du Disque e un Echo Klassik. Alla Scala è stato protagonista del progetto di costituzione di un ensemble dedito alle esecuzioni storicamente informate iniziato con Il trionfo del Tempo e del Disinganno (2016) e proseguita con Tamerlano (2017) e La finta giardiniera (2018, anche in tournée in Cina) oltre che con il Concerto di Natale del 2018. Nel 2019 ha diretto Idomeneo alla Scala e ha inaugurato l’attività operistica del LAC di Lugano con Il barbiere di Siviglia. Tra le numerose esperienze rossiniane ricordiamo il concerto con Franco Fagioli al Mozarteum dedicato a Velluti, primo interprete di Aureliano in Palmira. Nel 2020 Diego Fasolis dirigerà Maometto II in forma di concerto al San Carlo di Napoli.
Roberto Andò ha attraversato il panorama della cultura italiana in molte vesti, strettamente interconnesse: iniziato alla scrittura da Leonardo Sciascia, si dedica al cinema facendo il giovane assistente di Francesco Rosi, Federico Fellini (“E la nave va”), Michael Cimino (“Il siciliano”) e Francis Ford Coppola (“Il padrino parte III”). Come regista teatrale debutta nel 1986 con la favola “La foresta-radice-labirinto” di Italo Calvino, con scene di Guttuso e musica di Francesco Pennisi, e matura collaborazioni con Harold Pinter e Moni Ovadia. Al cinema dopo i primi importanti documentari si impone nel 1999 con “Il manoscritto del Principe”, con Michel Bouquet e Jeanne Moreau, su Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Come romanziere vince il premio Campiello nel 2012 con “Il trono vuoto”, mentre è appena uscito per La nave di Teseo “Il bambino nascosto” da cui Andò trarrà un film interpretato da Silvio Orlando. La sua attività come regista d’opera conta oltre una quindicina di titoli, incluso nel 2002 il rossiniano Tancredi al San Carlo di Napoli con le scene di Mimmo Paladino.
Alex Esposito (Selim) canta la parte che alla prima del 1814 fu affidata al leggendario Filippo Galli: in passato ha interpretato altri personaggi scritti per Galli tra cui Assur in Semiramide (a Monaco con Michele Mariotti) e Fernando Villabella ne La gazza ladra (alla Scala con Riccardo Chailly). Nato a Bergamo nel 1975, ha collaborato con direttori come Claudio Abbado, Antonio Pappano, Myung-Whung Chung (con cui ha recentemente aperto la Stagione del Teatro La Fenice come Filippo II in Don Carlo), Kent Nagano e Daniele Gatti (con cui ha aperto la Stagione 2017/18 dell’Opera di Roma con La damnation de Faust). Alla Scala ha cantato Leporello nel Don Giovanni, parte che ha sostenuto nei maggiori teatri europei tra cui la Deutsche Oper di Berlino e la Bayerische Staatsoper di Monaco, e Papageno in Die Zauberflöte (anche a Monaco). Altri ruoli mozartiani sono stati Figaro nelle Nozze (a Londra, Vienna e Monaco) e Guglielmo in Così fan tutte. Al Rossini Opera Festival di Pesaro ha interpretato Fernando Villabella, ma anche Alidoro nella Cenerentola, il Faraone nel Mosè in Egitto, Mustafà nell’Italiana in Algeri e Basilio nel Barbiere. Altri impegni rossiniani hanno incluso La Cenerentola e Il turco in Italia a Monaco, alla Fenice di Venezia è stato tra l’altro Nick Shadow in The Rake’s Progress con la regia di Damiano Michieletto. Alex Esposito ha vinto il Premio Abbiati come miglior cantante nel 2006. Nei prossimi mesi riprenderà la Damnation de Faust a Torino, Semiramide a Barcellona e Faust di Gounod alla Fenice e a Valencia.
Già interprete alla Scala della Gazza ladra e del Don Pasquale diretti da Riccardo Chailly e de L’elisir d’amore diretto da Michele Gamba, Rosa Feola (Fiorilla) è uno dei più brillanti giovani soprano del nostro tempo. Nata a Caserta, si impone all’attenzione internazionale nel 2010 vincendo alla Scala il Concorso Operalia di Plácido Domingo. Debutta nel ruolo di Corinna nel Viaggio a Reims all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. È stata Ines ne I due Figaro di Mercadante al Festival di Ravenna e Salisburgo, al Teatro Real di Madrid e al Teatro Colón di Buenos Aires e Gilda nel Rigoletto a Ravenna, Zurigo, Torino, Monaco di Baviera, Napoli, Chicago e al Metropolitan di New York. Il ruolo di Elvira nei Puritani le è valso una nomination all’International Opera Award 2016. Ha partecipato al Concerto di Capodanno 2017 diretto da Fabio Luisi al Teatro La Fenice di Venezia. Con direttori quali Zubin Mehta, Donato Renzetti, Bruno Campanella, Pinchas Steinberg, Carlo Rizzi, Daniele Rustioni ha più volte cantato Adina (L’elisir d’amore), Leila (Les pêcheurs de perles), Musetta (La bohème), Norina (Don Pasquale); inoltre è stata Susanna nelle Nozze di Figaro di Strehler a Roma e nell’allestimento di Ponnelle a Yokohama (Giappone), con l’Orchestra della Staatsoper di Vienna diretta da Riccardo Muti. Muti l’ha accompagnata nel suo debutto americano (2012), nei Carmina Burana al Millennium Park di Chicago. Sempre con la Chicago Symphony Orchestra diretta da Muti ha cantato la Messa n. 5 di Schubert, il Requiem di Mozart, la Quarta Sinfonia di Mahler e il Falstaff. Negli ultimi BBC Proms si è esibita alla Royal Albert Hall di Londra in un concerto con arie di Mendelssohn e Mozart. Tra i prossimi impegni L’elisir d’amore ad Amburgo, La sonnambula alla Deutsche Oper di Berlino, Rigoletto a Monaco e Stabat Mater di Rossini con Myung-Whun Chung alla Scala.
Nato a Rivera (Uruguay), Edgardo Rocha (Narciso) è diplomato in pianoforte e direzione di coro e d’orchestra. Si è perfezionato in Italia con Salvatore Fisichella e Rockwell Blake. Nel 2010 ha debuttato come protagonista in Gianni di Parigi di Donizetti al Festival di Martina Franca. Ha interpretato Don Ramiro nella Cenerentola a Cagliari, Seattle, Stoccarda, Siviglia, Losanna e nel Circuito Lirico Lombardo, Ernesto nel Don Pasquale a Firenze e Verona, Ferrando in Così fan tutte a Napoli e Torino, Lindoro nell’Italiana in Algeri a Bari e alla Staatsoper di Vienna, il Conte nel Barbiere di Siviglia nel Circuito Lirico Lombardo, a Verona, Valencia, Madrid, Napoli, Roma, Losanna, Zurigo, Amburgo, Tel Aviv, Vienna, Dresda, Monaco di Baviera e all’Opéra di Parigi, Belfiore nel Viaggio a Reims e il Conte Ory nell’opera omonima a Zurigo, Alberto nella Gazzetta all’Opéra Royal de Wallonie a Liegi, Rodrigo in Otello al Théâtre des Champs-Elysées e al Festival di Salisburgo, Jago in Otello alla Scala, Nadir in Les pêcheurs de perles a Nancy, Arturo nei Puritani a Stoccarda, Léopold in La Juive a Monaco. È stato Don Ramiro nel film La Cenerentola. Una favola in diretta (2012) con la regia di Carlo Verdone e la direzione di Gianluigi Gelmetti. Alla Scala è stato Giannetto ne La gazza ladra diretta da Riccardo Chailly nel 2017.
Nato a Riva del Garda, Giulio Mastrototaro (Geronio) si è diplomato in canto al Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Bolzano. Nel 2000 debutta giovanissimo a Trento come Martino ne L’occasione fa il ladro di Rossini con la direzione di Nicola Luisotti. Nel 2004 ha vinto il Concorso As.Li.Co. per il ruolo di Belcore ne L’Elisir d’amore, opera che ha riproposto con successo nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. La proficua collaborazione con il Festival Internazionale della Valle d’Itria di Martina Franca inizia nel 2003, quando Giulio Mastrototaro viene invitato per cantare Siberia di Giordano. Riccardo Muti lo ha scelto come Giorgino ne Il matrimonio inaspettato di Paisiello in scena al Festival di Salisburgo e poi a Pisa, Ravenna e Piacenza e per Iphigenie en Aulide rappresentato al Teatro dell’Opera di Roma. All’Accademia di Santa Cecilia ha interpretato Gianni Schicchi in forma di concerto sotto la direzione di Vladimir Jurowski.
Alla Scala è stato Sciarrone nella nuova produzione di Tosca per l’apertura della Stagione 2019-2020. Prossimamente sarà impegnato nella tournée scaligera in Giappone con Tosca, mentre a Firenze sarà impegnato in Lo sposo di tre, marito di nessuna con Diego Fasolis.
Artista di casa al Piermarini è Mattia Olivieri (Prosdocimo) che ha debuttato qui come Schaunard nel 2015, diretto da Gustavo Dudamel (parte ripresa nel 2017 con Evelino Pidò) ed è tornato sempre nel 2015 come Belcore ne L’elisir d’amore diretto da Fabio Luisi in scena e nella trasferta televisiva a Malpensa, quindi nel 2017 Masetto nel Don Giovanni diretto da Paavo Järvi. Malatesta in Don Pasquale diretto da Chailly, Nardo ne La finta giardiniera con Fasolis nel 2018 e Dandini ne La Cenerentola diretta da Ottavio Dantone nel 2019. I suoi prossimi impegni includono Lo sposo di tre, marito di nessuna a Firenze, L’elisir d’amore a Monaco, Fidelio ancora a Firenze con Zubin Mehta, Don Giovanni a Macerata e nel prossimo ottobre Agrippina ancora alla Scala.