Videochiamate di gruppo in cui i pixel sgranano i nostri faccioni e ci fanno perdere ogni minima autostima, flashmob a scadenza oraria in cui cantanti più o meno talentuosi intonano cori popolari, cani esausti che ci implorano di rimanere sul divano e ci chiedono di smetterla di essere usati come pretesto per un’uscita all’aria aperta, genitori sull’orlo di una crisi di nervi e abbrutimento estetico del genere umano.
In questa prima settimana di quarantena nazionale abbiamo assistito ad una vasta serie di interessanti fenomeni sociali. Qualcuno, armato di candeggina e mocho, si è trasformato in bella lavanderina trasformando, in pochi giorni, la propria abitazione stile “sepolti in casa” in una dimora splendente e priva di qualsiasi microrganismo vivente, altri si sono improvvisati chef dopo essersi sfamati per una vita di pasta col tonno e sofficini Findus. E poi ci sono quelli che ancora non riescono a smettere di correre a cui si uniscono i cultori del jogging di ultima generazione. A loro ricordo che è doveroso evitare gli assembramenti da corsa campestre e che, se non riescono a sedare la loro smania ginnica, possono seguire l’esempio di Bianca (ovvero la mia mamma 67enne) che organizza minimaratone casalinghe, macinando chilometri tra la camera e la cucina.
In questo periodo surreale, oltre a dedicare almeno un pensiero giornaliero a chi ancora sta andando a lavoro consentendoci di avere servizi essenziali e di prima necessità, io sto facendo un’abbuffata di film, oltre che di dolci e alimenti ipercalorici. Sto evitando roba tipo Contagion, Pandemia, World War Z e tutti quei simpatici viral movie che, in situazioni di totale tranquillità, possono anche essere interessanti e pieni di adrenalina ma che, al momento, non sono la miglior cura al mio stato emotivo.
Per questa settimana mi depurerò dalla visione di horror e di film con brutti ceffi provvisti di maschera e machete che inseguono donzelle urlanti o pellicole rompicapo dalla trama contorta in cui non si capisce niente.
Solo roba rilassante e scaccia-ansia. Ecco dunque i mie personali consigli cinematografici:
1) I Tenenbaum (Wes Anderson)
Ho scoperto questo film nel 2002, quando frequentavo il primo anno di Dams. Non mi piaceva Ben Stiller e mi interrogavo ancora sul motivo per cui Gwyneth Paltrow avesse vinto un Oscar.
A Bologna, nella casa completamente tappezzata da post-it colorati pieni di citazioni cinematografiche e letterarie di due colleghi universitari, c’era la locandina di questo film di tale Wes Anderson. Fui convinta a guardarlo, malgrado il mio limitato amore per Ben e per la futura signora delle candele inebrianti.
Ancora oggi ringrazio i miei amici per il consiglio.
Perché vi piacerà:
– finalmente Gwyneth Paltrow cambia look, taglio di capelli e interpreta un ruolo cazzuto. Margot, con il suo vestito a righe, la sua pelliccia e il suo caschetto biondo provvisto di mollettina rossa, vi rimarrà nel cuore.
– l’ironia agrodolce.
“Ah, ma tu fumi. Da quanto?”
“Da 22 anni, mamma”.
– la simmetria e i colori pastello, ovvero i marchi di fabbrica del regista texano, ancora non nella sua fase ossessivo compulsiva ma già abbastanza “ordinato”.
– la colonna sonora. Beatles, Rolling Stones, Ramones, Clash… Vi basta?
2) Little Miss Sunshine (Jonathan Dayton and Valerie Faris)
I registi di questo cult della commedia sono gli autori di molti videoclip che la generazione cresciuta a Nesquik e Mtv non può non ricordare (1979 e Tonight tonight degli Smashing Pumpinks, Otherside e Road trippin’ dei Red Hot Chili Peppers…).
Forse molti di voi l’hanno già visto 2, 3 o 4 volte e, al solo sentirlo nominare, iniziano a fischiettare “Super freak, super freak“.
Non importa, c’è sempre un buon motivo per riguardarlo ancora!
Perché vi piacerà:
– per Olive, per i suoi occhiali, il suo corpo cicciottello e per la sua simpatia.
– per la scena di ballo, che fa concorrenza a Dirty Dancing e Flashdance.
– per nonno Edwin, maestro di vita. E di danza.
– per quel pulmino giallo, mezzo fantastico che tutti vorremmo avere per organizzare, in futuro, gite fuori porta.
3) Be kind rewind (Michel Gondry)
Sono una fan sfegatata di Michelino Gondry, dei suoi videoclip – tra i più belli degli anni ’90 (Around the world dei Daft Punk, Bacherolette di Björk, Everlong del Foo Fighters, tanto per citarne alcuni) e dei suoi film (tra cui ricorderei The Eternal Sunshine of the Spotless Mind (tradotto drammaticamente “Se mi lasci ti cancello”).
In Be kind rewind Jack Black è un soggetto maldestro e distruttivo che, dopo aver provato a manomettere una centrale elettrica, diventa magnetico e smagnetizza, con la sola imposizione delle mani, tutte le vhs della videoteca gestita da Danny Glover e Mos Def.
I film originali non ci sono più e i clienti iniziano a protestare. Cosa fare allora?
Girarli in maniera casalinga, con “effetti speciali fai da te” e sperare che questi particolari remake siano graditi alla clientela…
Perché vi piacerà:
– perché Jack Black e le sue facce da posseduto fanno sempre ridere.
– perché è ganzo vedere Ghostbusters, Robocop, Carrie lo sguardo di Satana, in versione maccheronica.
– perché reinterpretare le scene dei film a modo nostro potrebbe essere uno dei molteplici passatempi delle nostre giornate casalinghe.
– perché questo film mostra l’importanza di una comunità e della collaborazione fra le persone.
Ed ora ne abbiamo davvero tanto bisogno.
4) Easy Girl (Will Gluck)
Emma Stone a me è sempre piaciuta, anche prima di La la land o de La favorita.
Ed è stato proprio quando ho guardato questo film del 2010 che ho pensato, per la prima volta, che questa attrice dagli occhi giganti fosse davvero brava.
Easy Girl è una commedia in stile anni ’80 che cita i film di John Hughes (Bella in rosa e Sixteen candles), The breakfast club e Non per soldi ma per amore, nella famosa scena in cui John Cusack regge lo stereo tra le mani e fa ascoltare all’amata In Your Eyes di Peter Gabriel.
Una teen comedy leggera ma tutt’altro che stupida, in cui si riflette su come la società si fondi più sull’apparenza che sulla sostanza.
Perché vi piacerà:
– per la scena in cui Olive (Emma Stone) passa l’intero weekend a girare per la casa ascoltando ininterrottamente Pocketful of Sunshine, canzone riprodotta da un biglietto di auguri musicale.
– per il suo nostalgico stile anni ’80.
– per i dialoghi ironici e politicamente scorretti.
– per la presenza di Malcom Mcdowell (l’Alex di Arancia Meccanica) come preside conservatore.
5) Una storia vera (David Lynch)
Non vi preoccupate, anche se il film è di David Lynch non c’è nessuna storia strana, in cui la gente cambia improvvisamente nome, colore di capelli, identità, numero di telefono, numero di scarpe, genitori, lavoro etc. E non ci sono nemmeno orecchie tagliate trovate in mezzo a un campo.
No, no, questo è uno dei film più normali di Lynch.
C’è un “omino col cappello” che decide di andare a trovare il fratello malato che vive lontano e con cui non parla da molto tempo. E lo fa a bordo di un trattore tagliaerba andando pianino pianino.
Perché vi piacerà:
– perché si basa sulla storia vera di Alvin Straight, un contadino dell’Iowa che intraprese questo viaggio lungo 6 settimane, nel 1994.
– perché è un inno alla lentezza, alla vita presa ad una velocità contenuta.
– perché scoprirete che Lynch è un tenerone.
– perché, per una volta, non lo maledirete per avervi mandato in fumo il cervello.
6) Ghost world (Terry Zwigoff)
Il titolo potrebbe far pensare a qualcosa di apocalittico ma in questo periodo, come ho già detto, eviterò qualsiasi visione di film distopici o pellicole del genere disaster movie.
Ghost world è un romanzo di formazione tratto da una graphic novel, che vede protagoniste Enid e Rebecca, due ragazze pronte per il diploma e per fare il grande salto nel difficile mondo degli adulti.
Ad interpretarle ci sono una giovane Scarlett Johanson e colei che faceva la parte della figlia di Kevin Spacey in American Beauty, ovvero Thora Birch (che dopo questo film credo sia scomparsa dal grande schermo).
E, soprattutto, c’è l’attore dalla faccia da sfigato più adorabile del mondo: Steve Buscemi.
Perché vi piacerà:
– per la grande dose di sarcasmo e black humor.
– per la maschera da Catwoman che indossa Enid.
– perché vi ricorderà Daria Morgendorffer e il suo limitato amore per il mondo esterno.
– E, ovviamente, per Steve Buscemi.
7) Ovosodo (Paolo Virzì)
Per concludere la settimana un classico degli anni ’90, un film che sono sicura non passerà mai di moda. Personaggi indimenticabili, ironia, malinconia e tutto quello che Virzì ha ereditato dalla grande scuola della commedia all’italiana.
Perché vi piacerà:
– perché si ride, anche se la risata è dolce e amara insieme.
– perché si parla livornese.
– perché racconta dell’infanzia, dell’adolescenza, dell’età adulta e, soprattutto, dell’Italia.
– perché qualcuno potrebbe avere l’idea di fare un flashmob sulle “note” di Wyoming.