All’apertura del sipario la magia dell’Oriente invade immediatamente il Costanzi e il pubblico viene catapultato nelle atmosfere fiabesche e avventurose de Il Corsaro con la coreografia di José Carlos Martínez nel nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma (repliche fino all’8 marzo) del balletto ispirato all’omonimo poema di Lord Byron. Pirati, schiave, pascià e corsari indomiti sono i protagonisti assoluti di un melodramma in salsa orientale, un titolo immancabile del repertorio classico, che nel corso degli anni si è stratificato, drammaturgicamente e musicalmente rispetto alle iniziali musiche di Adolphe Adam con la coreografia di Joseph Mazilier.
E Martínez, coreografo, già étoile dell’Opéra di Parigi, Direttore della Compañía Nacional de Danza de España, è partito proprio da questo: è intervenuto (con una certa agevolezza) in una trama intricata, ma consolidata, ha alleggerito il balletto e ha reso tutto più semplice. Il risultato? Una nuova versione del Corsaro snella e agile che in soli due atti (quattro scene) e poco meno di due ore si concentra sulla storia d’amore fra Medora, la luminosa Olesja Novikova e Konrad, l’indomito Leonid Sarafanov, i guest internazionali della prima, collocando il naufragio alla fine del racconto.
Chi fra il pubblico ha assistito, ormai dieci anni fa al Corsaro proprio al Costanzi con la coreografia del russo Viatcheslav Khomayakov, ha inevitabilmente fatto dei confronti: ora ha visto qualcosa di molto diverso, un balletto classico, ma che parla la lingua della modernità attraverso la fluidità della coreografia, la scioltezza della trama liberata da tanti orpelli e personaggi accessori che non avevano, secondo il coreografo, primaria funzione drammaturgica.
Semplice la trama (addirittura suggerita al pubblico attraverso dei raccordi narrativi proposti al pubblico come sottotitoli), danzante e leggerissima la coreografia che non tradisce le aspettative del pubblico regalando numerose scene d’insieme spesso all’insegna della pantomina, romantici pas de deux e virtuosismi per tutti i gusti con il grandioso finale (protagonista immancabile di tanti galà di danza) complice anche la versatilità interpretativa dei protagonisti e del Corpo di ballo. Il risultato di questo nuovo allestimento è senza dubbio d’impatto, la moderna versione di un classico della danza privato della complessità che lo ha da sempre caratterizzato: quindi se da una parte questo nuovo allestimento è certamente appetibile nella sua spettacolarità di facile fruizione per il pubblico, è pur vero che questo Corsaro in qualche modo tradisce il consolidato spirito dell’opera tutto virtuosismi e complessità.
Ad arricchire questo piacevole classico quasi completamente rinnovato, le scene e i costumi di ispirazione corsara di Francesco Zito della produzione romana del 2008: i costumi sono un profluvio di oro, velluti, argenti e azzurri abbaglianti su scene fiabesche con architetture orientali o la bellezza evocata del mare.
La composizione musicale fra Adam, Pugni, Delibes e Drigo è un sapiente mix all’insegna dell’allegria, fra marcette e trionfi rivisitata da Martìnez in collaborazione con il direttore musicale Alexei Baklan che mantiene fin dall’inizio un ritmo velocissimo tralasciando di tanto in tanto le ricche sfumature alla musica, ma imprimendo un senso di simil fanfara generale allo spettacolo. Ad arricchire la neo produzione romana, i brillanti Guest internazionali Olesja Novikova, Leonid Sarafanov (protagonisti della prima), Maia Makhateli e Kimin Kim che si alternano ai talenti del romano, l’étoile Rebecca Bianchi, Federica Maine, Simone Agrò, Claudio Cocino, protagonisti insieme al Corpo di Ballo capitolino in scena. Info e dettagli su operaroma.it