Avevamo creduto necessario annunciare l’interruzione di tutte le attività artistiche e culturali che coinvolgevano la nostra città di Firenze, ma una reazione inaspettata, una fioritura improvvisa di proposte, progetti, animazioni creative, ha investito con sorpresa il difficile momento dell’intero panorama nazionale, in questi giorni in lotta contro la drammatica pandemia di coronavirus.
L’arte è una spontanea esigenza di espressione, un esorcismo, una catarsi, una profonda elaborazione delle angosce e una potente medicina nelle calamità che si è fatta strada con forza nei pensieri, attraversando le stanze, le case di migliaia di persone. L’arte è sopravvissuta grazie ad una rete sociale che ha sfruttato tutti i nostri canali di comunicazione, ha attivato istituzioni, ha coinvolto attori, musicisti, giornalisti, direttori artistici, animatori improvvisati, cantanti, ballerini, pittori; ha messo in moto, grazie alle sue straordinarie risorse, una partecipazione attiva, una vicinanza, una passione condivisa a distanza, sublimando, con il suo linguaggio universale, la nostra condizione, il nostro esilio, divenuto tempio di creatività, di dono, di offerta, di confronto di comunità.
Gli uomini sotto qualsiasi cielo possono ancora ballare, consumare il panico dell’indeterminatezza e dell’incognita, agitare il loro spirito, non spegnersi, in questa preghiera e inno alla vita che si risveglia, con impulso primitivo, di fronte al dramma della morte, al sacrificio della cura, all’impresa della ricerca, rendendoci un unico coro, un unico popolo su tutta la terra.
L’infinitamente piccolo, l’invisibile, si mostra più grande e più forte di noi, china i nostri capi, abbatte le nostre credenze, polverizza le nostre frontiere, i nostri valori effimeri, le nostre certezze, l’immortalità del denaro, come un maestro severo, una punta di lama che incide e lascia il segno nella storia dell’umanità.
Abbiamo paura, ma stiamo trasformando la paura in una possibilità, facendo leva sulla pressione imponente dello stress traumatico, per incanalare energia dispersa in progetti che non smentiscono il nostro ancestrale bisogno di socialità, la nostra indole evolutiva più sana, la nostra intelligenza emotiva, strumento determinante di problem solving, adattamento e resilienza.
Progettare la vita e costruire nuovi obiettivi può considerarsi una prova effettiva, una volontà edificante, un piano prospettico indirizzato al futuro con il potere di significare il presente, regalando senso al momento agito.
Affrontare le criticità può rappresentare un’esperienza di crescita, una presa di consapevolezza delle proprie responsabilità sociali, in questo momento di contrasto al contagio e l’occasione per smitizzare quel familismo amorale che ha, a lungo, contraddistinto il nostro tessuto culturale.
“Dove non v’è partecipazione non v’è nemmeno realtà. Dove v’è egoismo non v’è realtà. La partecipazione è tanto più completa quanto più immediato è il contatto del Tu. È la partecipazione alla realtà che fa l’Io reale; ed esso è tanto più reale quanto più completa è la partecipazione” affermava il pedagogista Martin Buber, ed è su queste fondamenta che dobbiamo ricostruire la nostra civiltà, cercando di riconvertire la nostra identità, abbandonando il fanatismo individualista, per far fronte in modo collettivo e organizzato alle possibili esplosioni di caos e sconforto che l’emergenza può portare con sé.
L’arte, in tutta la sua magnificenza, sta provvedendo a questo, movimentando un messaggio imponente, alto, emblematico: grazie all’iniziativa #ilteatrononsiferma si aprono nuovi scenari virtuali, riaprono i sipari; nascono ancora altre, nuove iniziative come la notte bianca del digitale e il flashmob sonoro a cui hanno partecipato, dai loro balconi, migliaia di musicisti di tutto il paese, tra cui quelli della Scuola di Musica di Fiesole e dell’Orchestra della Toscana, ma anche molte altre personalità del panorama della musica italiana.
Intanto, l’assessore alla Cultura del Comune di Firenze nonché Presidente della Fondazione Teatro della Toscana, Tommaso Sacchi, ha presentato il canale YouTube Firenze TV, inaugurandolo con le letture di Stefano Accorsi, a cui seguiranno tanti altri partecipanti del Teatro della Pergola e oltre.
Allo stesso modo si sta proponendo anche il Teatro di Cestello e iniziative particolari stanno emergendo a nome di altri teatri, ma pure di liberi pensatori, filosofi, poeti, scrittori.
Marco Predieri, dall’intimità della sua casa, trasmette Ogni sera alle nove di sera, uno speciale sugli aneddoti della storia del teatro fiorentino, risuona per le campagne il sax di Gianluca Baroncelli, Bettina Hoffmann impreziosisce del suo calibro lezioni di viola da gamba, il Maestro Federico Maria Sardelli dipinge questo tempo, Ettore Ferrini commenta con sagacia la cronaca, cantautori e menestrelli riempiono l’orizzonte di nuove cantate e Giovanni Guidelli legge per noi Shakespeare. Anche il Museo degli Uffizi apre i suoi corridoi virtuali, mentre gli insegnanti e gli educatori stanno lavorando perché non si fermi la scuola e si attivano costantemente laboratori di formazione di ogni genere.
A tutti coloro che, in queste ore, stanno dando struttura a bellissime forme di resistenza che testimoniano e ispirano voglia di vivere, dobbiamo il nostro sentito ringraziamento.
Ines Arsì