Intervista a cura di Il Granchio in Frack
La definizione che dà di sé rappresenta in toto l’incredibile personalità di questa giovane donna, la sua forza, il suo estro e la sua unicità.
“Come mi definirei? Vedi Daniela è strano chiedere a qualcuno di delinearsi ma direi: sostanza amorfa, dinamica, sensibile, molteplice, evanescente e piuttosto confusa…un’idealista audiovisiva.”
Camilla è laureata in disegno industriale. Dopo la specialistica in arti audiovisive, perfeziona i suoi studi concentrandosi sulle tematiche di allestimenti, scenografia digitale e micro-architettura conosciuta anche come architettura effimera. La passione per la musica elettronica sviluppatasi negli anni, l’ha condotta a realizzazioni e ricerche sul suono applicato alle immagini. I suoi lavori ad alto impatto acustico e visivo sono delle vere e proprie opere d’arte, quell’arte un po’ inusuale e di squisita particolarità che trasforma ogni sua manifestazione in qualcosa di unico e irripetibile.
Camilla, per gli ignari come me, potresti spiegare che tipo di musica fai?
“La musica che compongo è identificabile in una serie di sottogeneri dell’elettronica che vanno dall’ambient, drone, dark ambient, soundscape e le ultime produzioni minimal techno ma, sono in continua sperimentazione ed evoluzione ad esempio in questo momento sto portando avanti un progetto più oscuro e ritmato, industrial lo definirei: si chiama “Blue like a paradox” e mi terrà impegnata nei prossimi mesi. Ci tengo però a precisare Daniela che non sono una fan della melodia; a me interessa più il suono come entità fisica e cerco di agire come “un alchimista che plasma la materia”, in questo caso il suono appunto, contribuendo quindi alla sua alterazione e modificazione attraverso filtri, frequenze ecc..”
Per produrre una musica così, di che strumenti hai bisogno?
“So che può risultare particolare, si può far musica elettronica solo con un pc oppure processando il suono di una chitarra. Quello della musica elettronica è un mondo affascinante, infinito e chimerico e per realizzare i suoni di cui questo mondo si alimenta vengono utilizzati strumenti come sintetizzatori (io utilizzo quelli analogici), campionatori e controller.”
Nel 2017 la tua prima pubblicazione con un digital album per l’etichetta italiana OVUNQVE fa conoscere al pubblico il tuo lavoro e il tuo personale approccio alla musica.
“Sì, dopo qualche mese l’incontro con Edoardo Cammisa, è stato fondamentale per la mia crescita professionale e si è concretizzato in una collaborazione in cassetta, prodotta per la sua etichetta Sounds Against Humanity, a mio modesto parere, una tra le realtà italiane di questo genere più serie e promettenti. A febbraio 2019 è uscito il terzo album per la label Mu Versatile di Bologna a cui ha fatto seguito un anno dopo l’ultimo lavoro per l’etichetta tedesca Midira Records.”
Camilla, grazie a te sto scoprendo realtà per me sino ad ora astratte, e nella mia mente stanno prendendo forma tutti quei suoni di cui mi parli ma, se dovessi dare un significato alla parola musica, quale sarebbe?
“La musica è il linguaggio con il quale si riesce ad esprimere al meglio ciò che si ha dentro, nonostante tutta la sua complessità ed immaterialità. Per me la musica non è fatta solo di melodia ma, ad ogni nota o passaggio, corrisponde un’immagine ben definita e per questo motivo ogni brano è una storia da percepire con molteplici sensi. La musica è quindi, l’esperienza sinestetica per eccellenza. Per me è sopratutto la compagna di vita; non c’è momento, esperienza o ricordo a cui non associ un brano.”
Hai ragione, la musica si abbina perfettamente a delle circostanze di vita o forse mi piace pensare che siano i momenti a dettare la loro impronta sonora, beh sto entrando nel mood a quanto pare.
“Daniela è più semplice di quanto si pensi: la musica non ti fa mai sentire solo, ti fa emozionare, ridere, gridare, sudare, sognare, anche imprecare a volte, ti arricchisce l’anima e ti colora la vita adattandosi perfettamente al tuo umore. Addormenta i tormenti interiori o in maniera catartica li esorcizza. Ti fa relazionare con gli altri e creare momenti di socialità e/o di confronto.”
Cosa vorresti dai suoni?
“Il mio intento sarebbe quello di creare della musica visiva, mondi paralleli nel quale le persone si lascino avvolgere e si immergano totalmente così da poter sentire le loro vere emozioni.”
Un progetto ambizioso e decisamente originale, a tal proposito mi chiedevo: quanto è difficile per un’artista creare qualcosa di diverso e nuovo?
“Purtroppo o per fortuna la rete ha aumentato l’offerta e per questo occorre ancor più di prima essere originali anzi, avere un’idea, qualcosa di nuovo, una ricerca da condividere e, per farlo, bisogna a mio avviso essere molto curiosi.”
Chi si approccia ad uno stile come il tuo?
“Persone interessate al suono e alle sue potenzialità, alle emozioni che da esso si scaturiscono e alle espressioni artistiche che vi si collegano. Sai, questa tipologia musicale è un po’ come l’arte contemporanea che, complice della psicanalisi, ha assunto un ulteriore significato oltre a quello prettamente estetico e visivo indagando su quello emotivo, evocativo e psicologico.”
È proprio vero: l’arte non si discute, si vive. Il mondo artistico è composto da realtà così diverse tra loro che se riuscissimo a metterle tutte in fila, troveremmo comunque spazi e nicchie dove crearne di nuove. Vorrei chiederti un’ultima cosa: tra tutti i tuoi brani qual’è il tuo preferito?
“Food Is Our Cancer – All The Songs Played When We Were Hungry” parla della sfida più grande che ho dovuto affrontare nella vita. Il brano che invece mi diverte maggiormente suonare è “Music Makes Victims”, mi trasporta così tanto che proporla nei miei live e d’obbligo.”
Ti ringrazio per aver fatto conoscere una realtà così atipica a persone che, come me, accendono ancora la radio con assoluta distrazione. Ho capito che ci sarà sicuramente una colonna sonora anche per questa nostra chiacchierata, esisteranno i giusti suoni per descriverla e farla rivivere nella memoria, proprio come si fa per un piacevole viaggio, a proposito Camilla, che cos’è il viaggio per te?
“Se permetti ti rispondo citando le parole di Wim Wenders. «Passare una frontiera, o trovarmi in un posto dove non ero stato prima mi dà, come a chiunque altro, una più intensa sensazione di ciò che sto facendo. Perché lo sto facendo per la prima volta. In altri termini la percezione dipende da quanto uno si concede di percepire: dipende dal proprio stato d’animo, dalla propria ricettività. E credo che i sensi di chiunque siano più in allerta durante un viaggio o in una nuova situazione. Viaggiare è per me un movimento veramente fenomenologico. Vuol dire semplicemente che accade qualcosa, non necessariamente che qualcosa si trasforma. Abbandonare tutto per trovare tutto.»
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Camilla Pisani – Frozen Archima
Midira Records, 2020