Il “Calcio Storico” a Firenze di solito non ha bisogno di presentazioni: questo “Giuoco a guisa di battaglia ordinata” è ormai radicato nella cultura e nella storia fiorentina. Una tradizione dall’origine remota, rimasta tenacemente in vita ed adattatasi poi alla mentalità di “Fiorenza”, all’ardire, all’ardore, al senso della bellezza e dell’arte rinascimentale espressi ovunque, persino in questa realtà di carattere duale.
Questa splendida manifestazione, infatti, non è solo tradizione, costume e sport, ma anche solidarietà, impegno, fraternità e memoria.
Ne è dimostrazione la rievocazione storica della “Partita dell’Assedio”, che da ormai 7 anni perpetua questo rito nel tempo e permette a fiorentini e turisti di rivivere le trame di un antico passato, quando i cittadini di Firenze in un momento storico particolare, sotto l’assedio di Carlo V, si fecero beffe dell’esercito dell’Imperatore che, appostato fuori dalle mura, tentava di conquistare la città per renderla nuovamente al servizio della famiglia Medici. In quell’occasione il popolo dette alle armate nemiche l’impressione di non essere degne della sua attenzione, si fece forte del suo orgoglio e dimostrò il suo carattere irriverente, aspro e virile, che lo contraddistingueva allora e lo contraddistingue ancora oggi.
Quest’anno però il sapore goliardico e giocoso di questa ricorrenza è stato oscurato dalla scomparsa di Uberto Bini: un lutto pesante che ha colpito l’Associazione 50 Minuti – Vecchie Glorie del Calcio Storico (organizzatrice dell’evento) e Fiorenza tutta; perché così come il calcio in costume appartiene alla città gigliata, allo stesso modo anche i calcianti e tutti coloro che si adoperano per questo mondo vi appartengono, e quando qualcuno di loro silenziosamente se ne va, lascia un posto vuoto che fa molto rumore.
E così è stato per “Ube”, presidente e fondatore della sopracitata associazione, che con volontà ed ostinazione si era prodigato per creare questo ed altri eventi che nel corso degli anni hanno dato vita a vigorosi progetti solidali ed a raccolte di beneficenza, facendosi portatori di messaggi di altruismo ed opere comunitarie di sostegno.
Il 17 Febbraio 2020, la “Partita dell’Assedio” si è svolta nella consueta tradizione: i “vecchi” calcianti, partendo dal Palagio di Parte Guelfa, hanno sfilato con il corteo della Repubblica Fiorentina per i vicoli del centro sino in Piazza Santa Croce, accompagnati dagli sbandieratori e dalle delegazioni politiche di rappresentanza; dopo i saluti e la benedizione nella Basilica, i calcianti si sono avviati sul loro amato campo di terra: squadre miste formate dai quattro classici colori, ma divise in “Bianchi” (simbolo della purezza) contro “Verdi” (simbolo della speranza).
Non appena i loro piedi hanno toccato quella sabbia ben conosciuta, i loro visi dapprima spaesati ed un po’ contratti si sono distesi ed sono iniziate le zuffe ed i loro serrati corpo a corpo: ogni volta con un sorriso, uno sberleffo, un’alzata di occhi al cielo.
Le partite del calcio in costume sono fortemente sentite, rappresentano uno specchio autentico e popolare della città; un confronto violento e duro forse, ma governato da nobili valori, tra i quali spicca l’amore viscerale per il proprio quartiere e la propria città. Quando sono in piazza, quel giorno, conta solo il colore della propria squadra, per 50 minuti, poi tutto torna come prima. Le vecchie glorie del 17 Febbraio, invece, non avevano colori nel cuore, ma solo un volto, quello di Uberto, e battagliando con tenacia e grinta si sono battuti affinché egli fosse fiero di loro.
Il loro sguardo andava oltre l’avversario, oltre la caccia, andava oltre, semplicemente.
Hanno lottato con amore, con la consapevolezza di non avere più a bordo campo ad incitarli il loro presidente, il 28° calciante di ogni colore; ma egli era comunque lì, in mezzo ai suoi “pacifici rumorosi guerrieri”, poiché anche lui, che ha combattuto fino all’ultimo, è stato un guerriero, uno splendido guerriero.
Viva Fiorenza! Viva Uberto Bini!