La poesia di oggi è forse tra le più belle del progetto “Lavoro con umiltà per le stelle”. Giovanni Luca Valea ritrae una parte della propria vita senza risparmiarsi, raccontando le disillusioni “ma non credo più a ciò che luccica, /neppure se infine oscura/come capita al cuore.”
Chiude la poesia una dedica ad un uomo molto amato dal poeta, che ne mette in luce la grandezza, l’orgoglio, la dignità.
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Ho sempre amato con disordine
Ho sempre amato con disordine
ma non ne ho mai fatto
una forma d’arte,
ho pareggiato le spalle degli dei
grazie al vino,
a qualche donna:
chiedete a loro
dov’è il mio cuore.
Ho conosciuto le altezze
di una fama ridicola,
la fanciulla al giardino delle rose:
non c’era una legge
che non fosse d’amore;
ma ogni Paradiso ha un addio,
ogni addio una luce:
chissà dov’è il mio cuore.
Mi consideravano benedetto
tra bellezza e talento,
ma vivevo con un rasoio d’oro
per affilare la tristezza.
Non ho mai trovato riparo
nella tempesta:
sorella, non ce n’è mai stato
per nessun cuore.
Una donna al pianoforte
suona
con lontano orgoglio:
ricordo le sue cicatrici,
le leggende;
ma non credo più a ciò che luccica,
neppure se infine oscura
come capita al cuore.
Non sono tra gli Eletti,
mio nonno lo fu un tempo –
era una guardia;
ho ascoltato il suo cuore
combattere per una ragione,
mai per ingraziarsi
un favore
neppure davanti alla falce.
Giovanni Luca Valea