Cantante, musicista, music maker: è una vita interamente dedicata alla musica quella di Mario Lavezzi, una delle firme più celebri della musica italiana d’autore che comincia la sua carriera con i Camaleonti, alla metà degli Anni Sessanta per poi arrivare al successo come autore de Il primo giorno di primavera interpretato dai Dik Dik.
Protagonista di 50 anni di musica italiana, Mario Lavezzi racconta la sua carriera in in libro scritto dal giornalista Luca Pollini E la vita bussò. Mario Lavezzi racconta cinquant’anni di musica.
All’interno, aneddoti sulla sua carriera, l’incontro e l’amicizia con Lucio Battisti, Mogol e Oscar Avogadro, la storia con Loredana Bertè, fino alle storie delle canzoni di successo scritte per Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Caterina Caselli, Lucio Dalla, Gianni Morandi o Alexia.
E intanto Mario Lavezzi prosegue il suo impegno per lanciare giovani talenti con la passione della musica: insieme a Mogol e Franco Mussida è promotore del progetto Campusband Musica & Matematica (regolamento sul sito www.campusband.it informazioni: info@campusband.it – tel 02 6552110).
Arrivato alla quarta edizione, Campusband è un concorso nazionale rivolto a tutti gli studenti: cantautori, interpreti e gruppi musicali che si sono formati nelle scuole e nelle università italiane: ne abbiamo parlato con Mario Lavezzi.
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Campusband Musica & Matematica, progetto ideato insieme a Mogol e Franco Mussida arriva alla quarta edizione: come nasce questo importante progetto nazionale rivolto agli studenti appassionati di musica?
Nasce dal fatto che ho iniziato la mia carriera con il mio primo gruppo “I Trappers” che era formato da me altri quattro amici studenti del rione di p.zza Napoli di Milano. A ridosso delle feste natalizie e di fine anno scolastico, tutte le scuole organizzavano show studenteschi e noi spesso eravamo chiamati ad esibirci. E molti componenti dei gruppi nati in quel contesto hanno poi sviluppato notevoli carriere musicali. Questo è il motivo per cui sono promotore del contest Campusband-Musica&Matematica dedicato agli studenti delle scuole superiori di secondo grado ed università. Che è sostenuto dal contributo economico della SIAE, in collaborazione con Corriere della Sera-ViviMilano, Radio Zeta, Comune di Milano e Umanità senza confini-La partita del cuore.
Quali sono le reali possibilità offerte ai giovani musicisti che partecipano al progetto?
Le categorie sono tre: gruppi, interpreti e cantautori e nei cantautori rientrano anche Rapper e Trapper.
Il vincitore assoluto di una delle categorie riceverà come premio la realizzazione dell’inedito che è stato presentato compreso il video, tutto in termini professionali con relativa pubblicazione su tutti i portali digitali. Mentre ai vincitori delle categorie non risultate assolute, verranno assegnate due borse di studio. Una per partecipare ai corsi del Centro Professione Musica di Franco Mussida e l’altra per i corsi del Centro Europeo di Tuscolano fondato da Mogol.
Una vita per la musica: ma come nasce la sua passione per la musica?
Come dicevo prima, da un’attrazione direi “fatale” per la chitarra che provavo già da bambino. Fino a quando all’età di 10 anni, mia sorella Annabella che ha 8 anni più di me, essendosi diplomata maestra, si è regalata una chitarra, che però ha toccato poche volte. Di conseguenza io me ne sono appropriato. Da lì tutto è iniziato.
Di recente è uscito “E la vita bussò. Mario Lavezzi racconta cinquant’anni di musica”, un libro che racconta la sua carriera e ripercorre gli ultimi decenni della nostra musica. Come nasce l’idea di questo libro (qui tutti i dettagli)?
Nasce in quanto con Luca Pollini volevamo descrivere in che modo un musicista come me ha vissuto le varie epoche musicali e sociali che vanno dalla Beat Generation al movimento Hippie, all’impegno politico in cui bisognava schierarsi, per passare alle dance degli anni ’80 fino ad oggi. Tutte epoche che mi hanno visto impegnato in vari gruppi, produzioni, album pubblicati e canzoni scritte in ognuno di questi periodi. Ovviamente il libro è arricchito da molte curiosità e aneddoti accaduti con Loredana Bertè, Lucio Battisti, Mogol, Lucio Dalla e molti altri.
Qual è stato l’incontro più importante della sua vita artistica?
Non ce ne è solo uno. Partirei dall’esperienza con I Camaleonti, per passare alla collaborazione con Mogol e Battisti quando ho scritto Il Primo Giorno di primavera con Minellono nel 1969. L’incontro con Loredana Bertè con la quale ho avuto anche un rapporto sentimentale che poi è sfociato in una collaborazione artistica che ha dato ottimi risultati. Come potrei però non elencare anche le collaborazioni con Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Gianni Morandi o Lucio Dalla. Potrei continuare, ma diventerei noioso.
Come si è posto nel corso della sua carriera: ha avuto dubbi, incertezze o consapevolezza sulle canzoni che altri avrebbero interpretato?
I dubbi e le incertezze ci sono sempre. Perché una canzone diventi un successo sono necessarie varie componenti. Sembra scontato, ma oggi non sempre si parte dalla base. Cioè dalla scrittura di una canzone. Che dev’essere scritta in modo che la musica e il testo si fondano completamente per creare un unico veicolo di trasmissione emotiva. Poi l’arrangiamento che la sostenga col medesimo presupposto e principalmente l’interpretazione che deve essere credibile per convincere chi ascolta.
Tutti aspetti che sulla carta possono sembrare scontati, ma nella pratica non lo sono affatto.
Lo dico per esperienza. Quando alla fine di un lavoro tutte queste componenti si fondono lo senti e capisci che c’è un’ottima probabilità di successo. Purtroppo non sempre accade!
Come è cambiata la musica d’autore dei suoi anni e quella di adesso?
Come altrettanto son cambiate le epoche. Una che parte dagli anni ’60-‘70-‘80 in cui l’umanità intera ha prodotto in tutti i settori un’incredibile creatività di idee innovative, che io definirei un nuovo Illuminismo, e un declino iniziato negli anni ’90 e che ancora oggi stiamo vivendo. Non si spiegherebbero altrimenti le crisi economiche, le mancanze di valori, l’inconsistenza della politica… La musica, a parte qualche eccezione, va di pari passo. Per non parlare di com’è cambiato il modo di fruirla. Oramai lo streaming la fa da padrone e la velocità di consumo altrettanto. Come paragonare la musica d’autore a quella prevalentemente omologata di oggi!
Cantante, musicista, produttore: quale aspetto musicale preferisce?
Nel 1983 Sorrisi e Canzoni, uno dei giornali che all’epoca era una specie di oracolo per il settore della musica, mi ha assegnato il famoso Telegatto come Musicmaker. Nei paesi anglosassoni ce ne sono molte di figure di questo tipo. Musicisti che spaziano tra un ruolo e l’altro. Strumentista, compositore, produttore, interprete: in fondo si tratta du ruoli che mi sono sempre piaciuti senza preferenze.