Questa poesia di Emanuele Martinuzzi tratta del tema della libertà, di come nella storia ci sono momenti in cui l’uomo e l’umanità debbano provare a recuperarla, messa a dura prova dagli eventi avversi, ma nel cuore dell’uomo e nel suo volto rimane sempre quell’anelito o tensione verso la liberazione, interiore o esteriore che sia.
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Te ne stavi
Te ne stavi inerme, come atterrita da una paura arcaica,
fredda, come arruffata da un vento morente, mimando catene.
Avevi socchiuso i tuoi occhi ad un buio contratto nella tristezza,
alla vertigine di un oblio, che sapeva di sangue, addii e libecci.
Nessuno poteva più distinguere se le tue mani, incancrenite negli
arcobaleni, stringessero lenzuola di cielo o sudari di speranza.
Al tuo corpo innocente si radicavano pregiudizi e macerie.
Non avevi più un’ombra sotto di te, ma gonfi silenzi.
C’era però un qualcosa sul tuo volto che resisteva al sonno eterno,
che voleva librare in fuoco disfacendo lineamenti di cenere.
E questo qualcosa aspettava soltanto che, anche un solo uomo,
sospirasse, ancora una volta, muto il tuo nome: libertà.
Emanuele Martinuzzi