Intervista a cura di Il Granchio in Frack
Antonio mi racconta la sua vita sorridendo, con quel pathos e quell’emozione che solo una persona vera sa trasmetterti. Mi sembra di ascoltare la trama di un film holliwoodiano: un bel ragazzo che canta sin da quando era piccolino. All’età di nove anni, impavido e talentoso, calca la sua prima scena prendendo parte al musical Grease nei panni di Danny Zucco. La musica inizia a scorrere nelle sue vene confondendosi tra piastrine e globuli rossi e pompa ritmo allo stato puro dritto al cuore. Le esibizioni al piano bar e ai ricevimenti di matrimonio non bastano più. La scuola è finita ed è tempo di partire con un biglietto di sola andata per New York. Diciannovenne, coraggioso e pieno di entusiasmo, si strofina quella Grande Mela al petto prima di addentarla. Studia canto belting e musical dance presso il Broadway Dance Center. Un anno dopo torna in Italia dove si laurea come interprete di spagnolo e inglese, e fa del musical il suo mestiere.
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“Hai ragione, raccontata così in velocità, sembra il conciso riassunto di una sceneggiatura. In realtà non ho fatto altro che seguire l’istinto e il cuore. Dovremmo seguire tutti le nostre passioni, perché l’istinto è meglio di un gps, sa sempre dove deve portarti.”
Hai perfettamente ragione. La cosa che ammiro e invidio di più dei giovani artisti, è lo scoprire prima di tutti gli altri, la propria strada. Diciamocelo, c’è chi non la troverà mai, continuando a tentare nuove opzioni, perdendosi tra vicoli stretti e arterie affollate, in un movimento cosmico perpetuo che crea confusione. Chi ha un talento, arriva subito al punto, ci gira poco intorno, sa già quale via imboccare e dove deve andare. Dove ti ha portato la tua strada?
“Al teatro e precisamente, alla Compagnia delle Formiche. Questa compagnia teatrale realizza spettacoli a dir poco meravigliosi; abbiamo messo in scena applaudite pièce tra le quali Love Story, Cenerentola, Alice nel Paese delle Meraviglie. Ho lavorato anche con MagnoProg, un’associazione culturale fiorentina, abbiamo portato al pubblico musical strepitosi come La sposa cadavere ed Hair. Negli anni si sono succeduti altri impegni con diverse produzioni, per citarne un paio che ricordo con affetto Dante Inferno e I Performers.”
Antonio, devo dirti con estrema sincerità che la tua voce fa vibrare anche la punta dei capelli, ascoltarti è come riscoprire il piacere di quello stupore misto a smarrimento che si aveva da piccoli quando ci si incantava davanti a qualcosa di magnifico e surreale. Si capisce sin dalle prime note che quello che fai ti appassiona ma dimmi, cosa si prova a stare in palcoscenico? Che cos’è per te il teatro?
“È strano da dire ma, per me, il teatro è quel posto dove vado per diventare qualcun altro, ma mentre lo faccio sono più me stesso di quanto non lo sia quando sono fuori.”
Accidenti, se avessi trovato quello che hai appena detto tra le frasi di un romanzo, sarebbe stato senz’altro il passaggio che avrei sottolineato.
Antonio, ho voluto sempre domandarlo, c’è qualcuno che storpia le parole in inglese (come faccio io sotto la doccia), cioè: c’è qualche tuo collega che canta come Celentano ai tempi di ‘Prisencolinensinainciusol’?
“Ahaha che domanda strana! Però no, che io ricordi non mi è mai capitato di sentire niente di simile!”
Ho un sacco grande come quello utilizzato per saltarci dentro nelle corse, ed è pieno zeppo di domande, che dici se te ne tiro fuori una dietro l’altra senza nemmeno farti prendere fiato?
“Va bene son pronto, comincia pure!”
Il personaggio che hai interpretato al quale sei più legato.
“Decisamente Oliver Barrett in Love Story. È un personaggio quanto più distante da me si possa immaginare ed interpretarlo è stata una vera sfida. A seguire Alan Turing, nella trasposizione teatrale del film The Imitation Game prodotto da “Nexus” e diretto da Luisa Cattaneo. A differenza di Oliver, Alan ha più tratti in comune con me, ma questi tratti sono sviluppati all’ennesima potenza, quindi è stato bello dare sfogo ai miei e metterli al suo servizio. In ultimo Romeo Montecchi, che ho interpretato in una bellissima trasposizione moderna con le musiche dei Beatles, per la regia di Franco Miseria.”
Ti è mai capitato di dimenticare il testo?
“Devo dire di no. Però una volta durante una replica di Cenerentola – il Musical stavo cantando il pezzo solista del principe, e a un certo punto mi accorgo di aver anticipato una frase. Ormai, non potendo ripeterla, dovevo trovare una soluzione del giro di pochi millesimi di secondo e, non so come, ne ho inventata un’altra sul momento, azzeccando addirittura la metrica e la rima!”
Cosa rispondi a chi ti chiede “Dai ti prego, mi canti qualcosa?”. Oppure “Mi fai sentire qualche pezzo?”
“Quando ero più piccolo trovavo ogni scusa per non farlo. Adesso, probabilmente, non ti farei nemmeno finire la domanda e inizierei a cantare subito! Potrei andare avanti per ore se solo le corde vocali non avessero bisogno di riposo.”
La persona più speciale con la quale hai duettato?
“Mia sorella, senza dubbio. L’amore per il canto è nato con lei, e quando canto con lei il cuore batte in maniera diversa, c’è poco da fare.”
Che cos’è un Family Show?
“Sono spettacoli adatti a un pubblico di tutte le età, se ci fosse una scatola per contenerli avrebbe scritto sopra ‘da 0 a 100’. Faccio parte di una compagnia che mette in scena prevalentemente questo genere di spettacoli e hanno un seguito incredibile. D’altronde se è vero quello che si dice, che c’è un bambino dentro ognuno di noi, allora vuol dire che il mondo è popolato di bambini effettivi e di bambini… soltanto un po’ cresciuti.”
Il tuo sogno nel cassetto?
“Sicuramente quello di recitare per TV e cinema. Ho studiato un anno a Roma all’Accademia “HT Studio De Santis” con l’insegnante Patrizia De Santis, actor coach di Tecnica Chubbuck certificata ad Hollywood da Ivana Chubbuck. Ora sono alla ricerca di un’agenzia.”
Qual è il mondo (immaginario) più bello all’interno del quale hai recitato?
“Senza dubbio quello di Alice nel Paese delle Meraviglie. La Compagnia delle Formiche è famosa per le sue scenografie e in questo spettacolo si è decisamente superata! Quando noi attori abbiamo messo piede sul palco per la prima volta con le scenografie montate, siamo rimasti letteralmente a bocca aperta. Far vivere con corpo e voce ‘il paese delle meraviglie’ è ogni volta un’esperienza che toglie il fiato.”
La parte più difficile della tua professione?
“Senza alcun dubbio quella di non essere spesso ritenuta tale.”
I tuoi prossimi spettacoli?
“Con la Compagnia delle Formiche appena sarà possibile torneremo nei teatri di tutta Italia con Cenerentola e Alice e, a dicembre, al Teatro di Rifredi (FI) andremo in scena con I Promessi Sposi.
Antonio, grazie per aver alleggerito il mio ‘sacco delle domande’, ne tengo sempre in serbo una per la fine perciò, prima di salutarci volevo chiederti: che cos’è il viaggio per te?
“Il viaggio è il mio secondo amore. Devo ringraziare i miei genitori che, quando avevo circa 10 anni, decisero di comprare un camper. Ho passato l’adolescenza girando tutta l’Europa e successivamente, quando sono diventato abbastanza grande, ho cominciato a fare viaggi sempre più lunghi. Ho preso una laurea magistrale in turismo e per quattro anni ho lavorato come tour leader per un’agenzia di viaggi, accompagnando gruppi di giovani in California, Brasile, Indonesia e Cuba. Post laurea ho organizzato un coast-to-coast in macchina da New York a Los Angeles, durato quasi un mese. I viaggi sono un’amata costante della mia vita.”
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