Francesco Pittalis, Sassari, classe ‘44. Vive a Roma dove si è laureato in Chimica Industriale nel 1969 all’Università “La Sapienza” di Roma. Nel periodo 1970-1972, si è specializzato come borsista e contrattista del CNR presso l’Istituto di Chimica Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1973 è stato assunto dalla Società di Ricerca Centralizzata del Gruppo ENI a Monterotondo (RM) dove ha prestato servizio sino al pensionamento alla fine del 2008. L’attività di ricerca svolta è attestata da brevetti e pubblicazioni su riviste internazionali. In particolare nel periodo 1973-1984 l’attività ha riguardato ricerche biochimiche e biomediche. Nel periodo 1984-1987 l’attività sulle fibre cave è stata ampliata ad un programma generale su tecnologie e processi a membrana. Una vita spesa nella ricerca, per il bene degli altri. Ha pubblicato nel 2020 questa sua opera prima dal titolo “Fuori dall’ordinario. Incontri e avvenimenti 1962-73” con la Setteponti Edizioni. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla questo tuo lavoro letterario?
Come riportato nella Nota Introduttiva “Fuori dall’ordinario. Incontri e avvenimenti 1962-73” è una raccolta di racconti a carattere autobiografico che comprende episodi avvenuti nel decennio tra i primi anni ’60 e i primi anni ’70 riportati per il loro carattere singolare, insolito ma anche, a mio parere, ricco significato.
Gli episodi sono presentati come dei flashback con una trama narrativa minima, dedicando attenzione soprattutto alla ricostruzione delle situazioni, degli ambienti e dei personaggi. Talvolta il racconto è costruito intorno a poche battute autentiche per quanto consentito dal tempo intercorso tra gli avvenimenti e la stesura dei racconti avvenuta dopo circa 45-55 anni.
I racconti sono presentati secondo una semplice sequenza cronologica e descrivono l’esperienza di vita di un giovane che, finito il liceo, si iscrive all’università per seguire un corso di studi verso i quali si sente portato e intraprende un percorso che lo porterà ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Per un curioso insieme di circostanze la narrazione è compresa tra due episodi importanti ed anche drammatici: l’incontro con Enrico Mattei, avvenuto sul molo di levante di Porto Torres nell’ottobre del 1962 pochi giorni prima della sua morte nell’incidente aereo di Bascapè e l’incontro con il segretario del Partito Comunista del Cile Luis Corvalán pochi giorni prima del colpo di stato in Cile che pose fine al governo di Unidad Popular in quel Paese.
Tra questi due estremi tutta una serie di episodi che riflettono aspetti particolari della cronaca, del costume, del mondo del lavoro di quel periodo in Italia. Li riassumo brevemente.
L’incontro casuale e sorprendente, in una birreria di Roma, con una signora di origine finlandese legata, in qualche modo, agli anni bui della nostra storia alla fine della seconda guerra mondiale, addirittura un agente del controspionaggio tedesco in Italia.
L’incontro in un bar del popolare quartiere di San Lorenzo a Roma con un camionista tedesco che non sa trattenere le lacrime pensando alla divisione del suo Paese: la Germania Ovest e la Germania Est.
Il mondo variegato del lavoro come affiora dai colloqui sostenuti da un giovane che cerca di inserirsi. Una galleria di personaggi e di situazioni che va dall’atteggiamento distaccato e un po’ cinico di chi sembra prendersi gioco di chi si presenta cercando di essere assunto all’attenzione con la quale una giovane dipendente di una grande azienda come la Montedison si propone di seguire gli esiti di un colloquio prima di venire travolta da un drammatico fatto di cronaca nera. L’incontro con il Direttore di uno stabilimento petrolchimico della SIR dal quale sembra venire una lezione di vita improntata ad un crudo realismo.
Gli scioperi dei trasporti proclamati all’ultimo momento in prossimità di festività nelle quali il traffico è più intenso e le situazioni un po’ surreali e tragicomiche che ne possono derivare.
Le reazioni ed i comportamenti di un Professore di biologia molecolare dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma che sembra conservare la capacità di comunicare e convincere a contatto con i mutevoli aspetti di una quotidianità curiosa.
Un Maresciallo dei Carabinieri in congedo, assunto con compiti di vigilanza nei Laboratori dell’Eni, che continua ad interessarsi ad un intricato caso di cronaca nera riuscendo a farlo riaprire ma non ne vede la conclusione perché muore in un incidente stradale.
Un singolare caso giudiziario che vede confrontarsi per l’affidamento di un bambino un Professore della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza” di Roma ed un portuale di Olbia che arrotonda lo stipendio rifornendo di prodotti caseari i villeggianti della Costa Smeralda in Sardegna. Sullo sfondo il mondo spensierato dei vacanzieri che frequentano le spiagge più rinomate dell’isola e la rigidità e schematicità della legge che sembra non tenere in considerazione a sufficienza sentimenti e aspetti umani legati alle diverse vicende.
Infine una professoressa di tedesco che applica in modo sistematico e senza deviazioni i moderni criteri di insegnamento delle lingue incurante della singolarità o della comicità delle situazioni che si possono creare.
C’è un altro libro a cui sei particolarmente legato, anche non tuo? E perché?
Penso che i libri in genere siano uno strumento importante di comunicazione e di arricchimento che è opportuno coltivare. A me piacciono i libri di narrativa ma anche quelli di saggistica a carattere storico, politico e di costume, sia i classici sia quelli moderni e contemporanei. Non saprei indicarne al momento qualcuno in particolare.
Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiero?
Il volume “Fuori dall’ordinario. Incontri e avvenimenti 1962-73” ha avuto un riconoscimento nella primavera di quest’anno dal Giglio Blu di Firenze. Un riconoscimento che è giunto inaspettato e che, forse proprio per questo, mi ha fatto molto piacere.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?
Credo che la cultura nella società di oggi, come anche in passato, abbia un ruolo importantissimo. Non è facile riassumerlo, forse è corretto dire che la cultura deve saper interpretare le esigenze profonde della società e, nella misura in cui riesce a farlo, sia anche in grado di svolgere un ruolo di indirizzo e di crescita.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
Io sono molto legato ai ‘luoghi’, a tutti in genere, non solo alla città dove vivo. Credo che una parte di noi stessi e della nostra vita sia legata ai ‘luoghi’ nei quali si è sviluppata. Rivedere uno scorcio, dei colori, dei paesaggi, dopo qualche tempo non può che riportare alla mente impressioni, emozioni, avvenimenti che si sono sviluppati in quei “luoghi”. In particolare la città in cui vivo, Roma, sembra essere una miniera quasi inesauribile di scoperte e di emozioni. Si può dire che più si gira e più si scoprono cose sempre nuove e che affascinano. Oltre a questo Roma mi sembra che abbia anche un’altra caratteristica: avvince in modo tale che sembra impossibile vivere in questa città senza scoprire dopo qualche tempo farne parte.
Cosa pensi della collaborazione e della condivisione tra artisti e scrittori?
Credo che questa condivisione sia una cosa del tutto naturale. Lo direi senz’altro per la condivisione tra artisti e scrittori, cioè tra cultori di discipline che possono essere considerate affini nel senso che un’opera letteraria può essere considerata ‘arte’ così come può esserlo un’opera di pittura o di scultura. Direi anche qualcosa di più e cioè che può esistere condivisione tra scienza ed arte nel senso che, ad un certo livello, l’intuizione scientifica può coincidere con l’intuizione artistica o, se si preferisce, che l’intuizione scientifica ha una valenza estetica e, quindi, artistica. Potrei citare l’opinione di scienziati in questo senso.
Parlando dei tuoi scritti ricordi un passo a memoria? Come mai proprio questo?
Una mia caratteristica è di avere una memoria molto forte non solo di passi di cose che sono state scritte da me ma, curiosamente, di cose che ho apprezzato e che sono state scritte da altri. Può sembrare stravagante ma posso ancora citare a memoria versi dell’Iliade nella lingua originale, mi riferisco, in particolare al canto che descrive il combattimento di Ettore con Achille e la sua morte. Ricordo tuttora tantissimi versi della Divina Commedia o di altri autori. In questi casi si deve dire, però, che conta molto la ‘musicalità’ del verso o del brano ricordato.
Chi sono i tuoi riferimenti letterari o artistici in generale?
Sono molto ampi e vanno dal classico al moderno ed al contemporaneo.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Apprezzo molto il teatro, cioè la rappresentazione “scenica” del racconto. In questo caso credo, però, di dover dire qualcosa di più. Credo che conti molto il testo, la scenografia, l’invenzione ma, allo stesso tempo, credo che sia drammaticamente vero che è altrettanto importante il modo in cui viene portato il testo sulla scena, cioè la recita. A tutti noi è capitato di osservare qualche attore sul palcoscenico e di pensare che, curiosamente, sembrava che qualsiasi cosa recitasse il successo ed il gradimento era assicurato.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Continuerò a scrivere seguendo le mie inclinazioni e secondo le mie possibilità.
Francesco Pittalis, una vita spesa nella ricerca, per il bene degli altri.