Intervista a cura di Il Granchio in Frack
Mauro Daltin è un esploratore del ventunesimo secolo, in un mondo dove tutto (o quasi) è già stato scoperto, visto e documentato, lui riesce a ritagliare uno spazio del tutto fuori dagli schemi per raccontare realtà differenti, luoghi dimenticati o abbandonati, riscoprendo in essi una nuova dimensione dell’essere.
Come tutti i bravi pionieri anche lui ama camminare e lo fa in mezzo ai boschi, tra le rovine di antiche realtà ed esistenze dimenticate, con il piglio di uno che il tempo lo attraversa accarezzando ogni sua sfumatura per raccontare quei luoghi inermi senza memoria.
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Mauro, dove nasce la tua passione per i borghi abbandonati?
Dall’andare a piedi. Nasce da lì. Mi piace attraversare boschi e paesi vuoti, camminare andando alla ricerca di torrenti e cascate. È la curiosità che mi spinge, quella voglia di trovare delle risposte a domande che mi intrigano come ad esempio: che fine ha fatto una comunità? Chi è stato l’ultimo abitante di quel paesino? Qual è stata l’ultima famiglia ad andar via? Mi chiedo sempre: chi lascia un luogo, qualsiasi sia il motivo, sa che quel posto resterà vuoto per sempre?
Che gusto ci trovi a visitare cittadine per lo più fatte di ruderi?
Credo che stare di fronte alle macerie e ad un borgo vuoto sia un po’ come stare di fronte a me stesso, alle mie fragilità, ai miei abbandoni. È una sovrapposizione tra una geografia esteriore e una interiore e personale. Mi piace recuperare la memoria di questi posti, ricollocarli nella storia e nel tempo. È come farli ritornare in vita, conferire loro una dignità nuova. Ne esce un’Italia che non esiste più ma che ci racconta molto di quello che siamo stati e, spesso, di quello che saremo.
Che cosa sono le Atlantidi?
Sono le città sommerse dall’acqua. Ce ne sono moltissime in Italia, tantissime anche nel resto del mondo. Di solito sono la conseguenza di interventi urbanistici o ambientali che sconvolgono l’originale conformazione di un paese, ad esempio: la costruzione di una diga, di una centrale elettrica, la creazione di un invaso da sfruttare per l’energia. Tutto ciò comporta lo spostamento, talvolta coatto, di intere comunità e paesi. Inevitabilmente verranno creati nuovi centri urbani in altre zone geografiche ma (questa è una mia sensazione), le nuove città sono sempre peggio di quelle lasciate. Le Atlantidi sono tra tutti i luoghi abbandonati quelli con più fascino, conoscerai Curon Vecchia in Val Venosta, il campanile che spunta fuori dall’acqua è una delle attrazioni, chiamiamola così, più particolari e visitate di tutto il Nord Italia.
Devo ammettere che fare una passeggiata intorno al lago di Resia è una delle mete che ho in agenda, ma dimmi, quali sono i luoghi abbandonati più famosi nel mondo?
In America e più precisamente in Pennsylvania c’è Centralia. Una delle realtà più assurde della Terra, il sottosuolo sta bruciando da anni e questo crea spaccature nel terreno, crepe lungo le strade e fumi bianchi che fuoriescono dal terreno. Per la singolarità dello scenario è stata teatro di film ed ispirazione per ambientazioni di videogiochi. In Italia non ci sono luoghi così ‘spaventosi’ ma abbiamo ahimé scenari desolanti che affascinano in egual maniera come il centro storico de L’Aquila e i meravigliosi sassi di Matera.
Mauro, tra le pagine del tuo libro si ritrovano piccole realtà che fanno parte della storia del nostro Paese, gli oggetti che descrivi con l’entusiasmo di un archeologo che fa riaffiorare un reperto, sono cose che fanno parte del nostro quotidiano: letti, scarpe spaiate, sedie con le gambe storte e stanche di aspettare che qualcuno si accomodi nuovamente su di loro. Hanno a mio avviso un alone di malinconia, di tristezza, vien quasi voglia di rimettere al proprio posto quelle pietre cadute, quelle tegole spostate o gli scalini che hanno ceduto sotto il peso di intemperie e tempo.
Immaginare la vita che li ha attraversati forse è la parte più stimolante dell’intera escursione.
Da conoscitore esperto di città abbandonate, ce n’è qualcuna che non hai ancora avuto modo di visitare?
Senza dubbio Villa Epecuen in Argentina. È una delle città sommerse più incredibili del mondo, è stata sepolta dal lago più salato della Terra e, quando è riemersa era inevitabilmente candida e lucente come il sale che la ricopriva. Ci sono alberghi, piscine, giochi per i bambini e automobili. Tutto sorprendentemente bianco. A rendere tutto ancora più particolare è la decisione di un uomo che prima abitava in quella cittadina: dopo la sua riemersione, egli ha deciso di tornare a viverci. Si chiama Pablo Novak, unico e solo componente della popolazione di Villa Epecuen. Mi piacerebbe stare qualche giorno in sua compagnia, per capire cosa ha spinto un signore anziano a voler tornare in un luogo che gli è stato estraneo per così tanto tempo.
Da piccola ero attratta dalle vecchie case di campagna abbandonate, mi sarebbe piaciuto entrarci per scovare chissà quale tesoro e adesso devi soddisfare la mia curiosità fanciullesca, tu che di dimore disabitate te ne intendi, hai mai trovato al loro interno qualcosa di prezioso?
Sono preziose per me le cose in qualche modo legate alla mia vita. I calendari del 1976 ad esempio, anno in cui sono nato e anno in cui le case di Portis Vecchia, in Friuli Venezia Giulia, venivano lasciate a seguito del terremoto. Fu l’unico paese che dopo il sisma venne ricostruito interamente da un’altra parte. A California, in provincia di Belluno invece, ci sono stato per fotografare ciò che rimane del ballatoio dell’Osteria dove mio zio e mia madre andavano a ballare all’età di 18 anni, prima della catastrofica alluvione del 1966. Ecco, le cose preziose di questi luoghi non hanno valore materiale ma hanno rilevanza affettiva.
In Italia quanti paesi abbandonati ci sono?
L’Istat ne censisce 6.000 ma dentro questa cifra ci sono anche stavoli e ruderi. Fabio Di Bitonto ha fatto un ottimo lavoro di ricerca ed ha creato un portale: www.paesifantasma.it, buon punto di partenza per la comprensione di questo particolare fenomeno.
Il paese più strano che hai visitato?
Consonno. È totalmente fuori da ogni logica, consiglio di andarne a cercare la storia.
Mauro, io prima di un viaggio, faccio l’elenco dei posti da visitare, delle attività che posso svolgere e di tutto ciò che posso vedere e a questo punto mi chiedo: come si può fare una lista simile sapendo di andare in un luogo che non ha più nulla se non polvere e storie non raccontate? Tu cosa ti aspetti di trovare in un luogo abbandonato?
Non ho alcuna aspettativa e, ovviamente, non faccio liste per scandire il tempo della mia visita. L’approccio è differente, non si va a visitare un luogo ricco di bellezze architettoniche e di vivaci colori, si va in un luogo denudato e per farlo ci si spoglia della classica idea di viaggio per abbracciare la semplicità di una realtà piegata dal tempo.
Non è pericoloso aggirarsi tra case che non vedono anime vive da molto tempo?
Credo sia più pericoloso andare a fare una camminata in centro a Milano, Firenze o Udine. O guidare in autostrada in un mercoledì pomeriggio. Di pericoloso c’è solo il fatto che spesso in questi posti devi fare i conti con il silenzio, con te stesso, con quello che hai lasciato a casa. Questo è il vero pericolo.
Mauro, il tuo libro mi ha fatto fare un viaggio del tutto fuori dall’usuale, in luoghi dei quali probabilmente non avrei mai sentito parlare nemmeno ci fossi passata distrattamente molto vicino. Dopo queste gite in territori dimenticati vorrei sapere: che cos’è il viaggio per te?
È una dimensione che fa parte di me, come mangiare, bere, leggere. Vuol dire per me sia andare in Patagonia, sia andare la domenica a camminare in un bosco vicino casa. Significa lasciare a casa pregiudizi e abitudini radicate per potersi lasciar andare accogliendo così colori, volti e paesaggi nuovi.
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