Quella di ieri è stata una Festa dei Lavoratori anomala, senza manifestazioni né concerti. Soprattutto, per molti, senza lavoro. Il lavoro di cui si parla da settimane, agile o tradizionale, in fabbrica o negli esercizi commerciali, sospeso o perso, straordinario in tutti i sensi. Il lavoro da cui dobbiamo ripartire per far fronte all’emergenza e alle sue conseguenze. Ripartire, partire di nuovo. Da dove eravamo rimasti, o più probabilmente da prima ancora. Stefano Massini decide di ripartire dall’inizio, dai fondamentali. Dal significato della parola ‘lavoro’, perché il nome che diamo alle cose dice molto di quello che sono per noi. Dal primo articolo della Costituzione italiana.
Sulle gradinate in pietra della suggestiva Cavea del nuovo Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Massini riprende le fila di un discorso che porta avanti da tempo, nei suoi testi teatrali, nei suoi libri, fino ai suoi interventi nella trasmissione Piazza Pulita il giovedì sera. Da 7 minuti (consiglio di fabbrica) – prima spettacolo teatrale con la regia di Alessandro Gassmann e poi film diretto da Michele Placido – fino al libro che si intitola proprio Lavoro, per la collana Parole controtempo dell’editore il Mulino. Da parola contro tempo, il lavoro è tornato oggi alla ribalta, ricomparendo da protagonista in tutti i dibattiti e gli scontri politici. Allora, prima di ripartire, vale la pena sviscerarla questa parola, smontandola nei suoi componenti indivisibili, leggendola con calma per non rischiare che la fretta divori qualche lettera, qualche contenuto, qualche sfaccettatura. L come Lincoln, O come Oblomov, V come Videnzio Righi… nomi noti e meno noti, storie già raccontate, finite nel dimenticatoio, altre mai rievocate. Partire dagli atomi, dai singoli individui, rappresentati sugli scaloni della Cavea dalle lettere in ordine sparso, per arrivare a un senso collettivo del termine, una sequenza ordinata di suoni che esprimono qualcosa. Come in un’orchestra, in cui ogni elemento è fondamentale all’armonia. Sulle spalle del Teatro del Maggio la musica che accompagna le riflessioni dello scrittore fiorentino è affidata a Stefano Corsi, con arpa celtica e armonica, e a Enrico Fink, flauto traverso e fisarmonica.
Le lettere che formano la parola LAVORO come blocchi di marmo estratti a fatica, la cavea che solo una vocale distingue dai giacimenti di pietra, luogo di sudore che diventa privilegiato pulpito da cui osservare la città. Ogni lettera un lavoratore, una battaglia e con loro altre cento, mille storie sparse per il mondo. Sul lavoro fondata è la nostra Repubblica, grazie a un’aggiunta per la quale un giovane Aldo Moro insistette coi padri costituenti, perché il lavoro è quello che accomuna i cittadini. Aldo Moro, George Orwell, Guido Morselli, Carlo Collodi, Joseph Conrad. Le considerazioni preziose che Massini fa sul lavoro per il Primo maggio passano per tutti loro e tanti altri.
Le riprese dall’alto di una Firenze quasi vuota fanno da sipario a un progetto che vuole smuovere non solo il pensiero del pubblico sul divano, ma anche un mondo che si è fermato prima di tutti, quello dell’arte. Firenze è sempre stata città d’arte, anche quando arte voleva dire un’altra cosa, quando le arti erano le corporazioni dei lavoratori, dai lanaioli agli speziali. L’artista e l’artigiano hanno lo stesso babbo.
Sul lavoro fondata, regia di Tobia Pescia, è uno spettacolo realizzato da Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana. Ripartire insieme, istituzioni del teatro e amministrazioni, senza dimenticare nessuno. Stefano Massini ha voluto partecipare gratuitamente, mentre a tutti gli altri lavoratori che hanno permesso la realizzazione dello spettacolo è stato riconosciuto il giusto compenso.
Per chi si è perso la prima serata di ieri, lo spettacolo è già disponibile su Rai Play.