Davide Cancila, classe ’81, nato a Palermo e trasferito poi a Prato, in Toscana, dove vive tutt’ora, è un amante del grottesco e dell’impossibile, una promessa del cinema horror indipendente italiano. Ha al suo attivo molte produzioni, riconoscimenti nazionali e collaborazioni internazionali. Esordisce come videomaker nel 2001, dedicandosi con talento anche alla fotografia, collaborando con riviste on line come Première Shooting, con band alternative di rilievo della Toscana come per esempio i Deathless Legacy, e con la nota casa di produzione di effetti speciali “Crea Fx”. Dal 2017 si intensifica la sua produzione video, tornando in scena con il cortometraggio “I nostri bei sabati sera”, vincitore del premio “Miglior soggetto, categoria, horror e thriller” al FIPILI Horror Festival 2017 e “Miglior sceneggiatura” alla prima edizione del Tuscany Web Fest. Realizza successivamente dopo anni di gestazione il suo primo lungometraggio intitolato “The Iced Hunter”, ascrivibile al genere horror/fantasy, che vince come “Miglior Film” e “Miglior Attore” per Alex Lucchesi alla seconda edizione del Tuscany Web Fest e “Best Bizarre” al Optical Theatre Film Festival del 2019. Ha collaborato a film antologici come “After Midnight” e “After Midnight 2 – The Evil building” con i frammenti “Nel buio” e “Feralia”. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla il tuo lungometraggio?
“The Iced Hunter”, è un racconto fantasy con influenze che strizzano l’occhio all’horror, dandogli una connotazione piuttosto dark, ma andando a scavare è un film che parla di rapporti e di perdita. Il cacciatore di ghiaccio che da il titolo al film, è un personaggio misterioso, dotato di strani poteri, di cui non sembra avere memoria, è inseguito da una setta che vuole utilizzarlo per i propri scopi. Mentre i suoi inseguitori faranno di tutto per ritrovarlo, lui andrà recuperando via via i ricordi che sembrava aver perduto.
C’è un altro film o video a cui sei particolarmente legato, anche non tuo? E perché?
Il film è in realtà il riadattamento di un mio vecchio cortometraggio a cui sono sempre stato molto legato, proprio perché esponeva in maniera allegorica, tramite questo personaggio, una parte “nostalgica e ideale” di me. Gli anni sono passati, certe cose sono rimaste, altre sono cambiate assieme alla crescita e alle esperienze, sto attualmente terminando la post produzione di “Mara”, un cortometraggio che al pari di questo riprende molti aspetti emotivi che ci tenevo a esporre rielaborandoli sotto questa forma di racconto.
Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiero?
Su due piedi, senza togliere niente ad altri mi vengono in mente la vincita di “The Iced Hunter” nella categoria “Best Bizarre” all’Optical Theatre Festival nel 2019, perché il film ha gareggiato in una competizione di pregio e accanto a film realizzati con notevoli mezzi in più, e la vincita del cortometraggio “I nostri bei sabati sera” del premio “Miglior soggetto e sceneggiatura” al FI PI LI Horror festival del 2017, in quanto ha coinciso con il mio ritorno sulle scene del cinema indie italiano, dopo anni di assenza, e anzi dopo aver seriamente pensato di abbandonare questa forma di comunicazione.
Quale peso o responsabilità credi che abbia il cinema nella società di oggi?
Il cinema nella sua natura “popolare” resta una delle forme di arte maggiormente fruibili dalle masse, pertanto ha un’importanza chiave per dare continui spunti su cui riflettere. Non di meno il racconto, sia in realtà esso letterario o filmico, non necessariamente deve veicolare una morale immediatamente riconoscibile, lo può fare attraverso allegorie o provocazioni. Ultimamente si stanno levando varie polemiche inerenti eventuali censure di film che rappresentano la storia del cinema, e la cosa mi rattrista perché la vedo come un ignorare i veri (assolutamente gravi ed esistenti), problemi che ci stanno attorno, dando una sorta di contentino ideologico piuttosto ipocrita. Non ho mai considerato la censura una giusta risposta, in particolare da fan di vecchia data dell’horror, per tanti anni ci sono stati gli scontri con l’ottica che “i film dell’orrore istigano alla violenza”, concetto in apparenza differente ma alla fine dei giochi assimilabile a quanto si sta verificando adesso. Non credo che il cinema e l’arte formino dal nulla una coscienza che abbia ricevuto i mezzi per osservare e trarre conclusioni razionalmente. Se questi mezzi sono venuti a mancare, forse bisogna prendere atto che all’origine ci sia stato qualche problema, ma si sa, è più semplice trovare un facile cappio espiatorio in nome di un falso politically correct, piuttosto che andare a scavare a fondo.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione, e con la città dove sei nato?
In sostanza, essendo venuto a vivere in un’altra città da quando avevo cinque anni, è come se fossi sempre stato uno straniero a casa, se mi passi il termine “diviso tra due mondi, ma non appartenente a nessuno dei due” (un po’ come il cacciatore di ghiaccio di cui sopra). L’ambiente locale è sempre stato piuttosto freddo, per non dire ostile, nei confronti di chi voleva provare a fare qualcosa pur rimanendo esterno a certi circoli, per fortuna ultimamente le cose si stanno smuovendo e devo essere sincero e dire che pian piano anche qua sto trovando validi sostenitori e collaboratori, nell’augurio che le cose vadano sempre migliorando.
Cosa pensi della collaborazione tra artisti, attori e mestieranti nella complessa realtà del cinema indipendente italiano?
Ho partecipato a alcuni progetti collettivi come i due “After Midnight”, film antologici composti da alcuni cortometraggi realizzati da diversi registi del panorama indie italiano; le collaborazioni non sempre sono semplici, visti anche i differenti approcci stilistici e contenutistici, penso sia possibile riuscire ad arrivare a risultati oggettivamente validi ma serve un impegno e una costanza a volte difficili da mantenere, vista anche la natura indipendente dei progetti, per cui non sempre è possibile dedicarcisi a tempo pieno
Parlando sempre dei tuoi video c’è una scena che ami particolarmente? Come mai proprio questa?
La scena “clou” di “The Iced Hunter” perché contiene un pezzo del mio cuore, potrei quasi dire che tutto il film è un contorno per poter realizzare questa scena, che è la mia sintesi di alcuni miei complessi stati d’animo (non dico troppo per non spoilerare). Ma aggiungerei anche tutta la seconda scena de “I nostri bei sabati sera”, perché è stato uno dei rari casi in cui è venuto tutto esattamente come lo volevo nei minimi particolari.
Chi sono i tuoi riferimenti cinematografici o artistici in generale?
Sicuramente sul piano dell’horror puro Clive Barker, sia come scrittore che come regista (per quanto la sua produzione filmica sia composta da pochi titoli), una mente che tutt’ora io considero “avanti” come concetti. Ultimamente sto apprezzando molto i lavori di Mike Flanagan, regista di “Oculus”, “Somnia” e in particolar modo della bellissima serie “The Haunting of Hill House”; quello che mi piace del regista è la sua vena malinconica di rappresentare l’horror, che trovo estremamente vicina allo spirito dei vecchi Dylan Dog, altra incontestata fonte di ispirazione, che mi hanno sempre portato a vedere il lato emozionale delle cose e a vedere il genere come un mezzo per raccontare qualcosa, anziché come un fine.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Purtroppo non sono un grande fruitore del teatro, ma mi riprometto sempre di poter incrementare le mie partecipazioni, anche come buon augurio in questo periodo per il mondo artistico.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Al momento sto terminando la post produzione di alcuni cortometraggi, in cantiere c’è un progetto atipico e potenzialmente un nuovo lungometraggio, ma ancora è presto per dare comunicazioni ufficiali.
Davide Cancila, un amante del grottesco e dell’impossibile, una promessa del cinema horror indipendente italiano.