Gianni Calamassi, fiorentino doc, dov’è nato e tuttora vive. Scrittore, poeta, pittore e disegnatore, un maestro in tante arti e un uomo dalle tante vite, un artista a tutto tondo. Incomincia il suo lungo viaggio nella bellezza nel 1968 frequentando la Piccola Accademia presso la Galleria dello Sprone, diretta dal prof. Giunio Gatti, sotto la guida del Maestro Tamassia, dove si diploma col massimo dei voti. Insieme a Mario Mugnai, Roberto Romoli, Parisio Ristori ed altri è uno dei fondatori dello storico Gruppo HARF nel 1970. Numerose le personali e le mostre collettive al suo attivo, sia nazionali che all’estero. Un lunghissimo elenco ancora in divenire anche i riconoscimenti nazionali e internazionali, sia per la scrittura che per il disegno. Ha pubblicato svariate raccolte di poesie, racconti e romanzi. Presidente di giuria e promotore culturale senza posa. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla un tuo ultimo lavoro letterario o pittorico a tua scelta?
Forse parlare di un lavoro pittorico, o per meglio identificare il mio fare “grafico” sarebbe sicuramente più facile, ma preferisco parlare di un lavoro letterario che ancora non è pubblicato. È una trilogia di sillogi dai titoli: “Ultime illusioni alla finestra”, “Cumulo di polvere” e “Essere humus”; delle quali chiaro è l’intento di voler cogliere gli stati interiori di un’esistenza che volge al termine, si interrompe il suo percorso come se non ci fosse più continuità con il passato. In “Cumulo di polvere” affronto la visione della natura che mi circonda, della ricerca del mio essere attuale e della sua analisi, fino ad ascoltare la voce di Dio, e concludo che “Essere humus” per me è constatare che “Di vecchie lettere il suono / Brucia alfine il trascorso”.
C’è un altro lavoro artistico a cui sei particolarmente legato, anche non tuo? E perché?
L’ultimo lavoro che realizzi è come gli altri un figlio, un figlio piccolo di cui hai presente ogni motivo che ti ha portato a realizzarlo. Io parlo di “Liberati” che può rappresentare, senza voler essere presuntuosi, la mia nascita di Venere. È l’invito alla donna ad uscire dalla conchiglia, approfittando del fatto che il mare con la tempesta l’ha portata a riva, anche se l’invito è si di liberarsi ma di stare attenta al pericolo che è fuori.
Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiero?
Fra tutti la critica del prof. Alfredo Pasolino che ha accompagnato il premio del Presidente della Giuria su “Kaminari”, ben tre pagine che affrontano a fondo il contenuto del lavoro e da cui non può che emergere la motivazione del riconoscimento.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società?
Mi è stato chiesto di affrontare questo problema per inserirlo come “interpretazione” nel libro “Spending review”, ma di questo lavoro voglio solo dire pochissime cose: l’arte deve essere condivisa e fruibile a tutti, senza qualcuno che si arroghi il diritto di farla propria perché ha i mezzi o gestisce l’informazione, cantiamo la bellezza e la natura, se ne siamo capaci, guardandoci dentro alla scoperta di chi siamo. Per rispondere alla domanda la cultura serve ad aiutare a comprendere la bellezza di quanto circonda l’uomo.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
Per me non è stato facile trovare una strada a Firenze, troppo compresi di sé stessi i personaggi per guardare a chi inizia? Forse, anche se poi in fondo non è stato così, ma l’importante è che la mia città da ragazzo mi abbia formato, i quartieri popolari hanno lasciato il segno e qualcuno lo ha capito e riconosciuto.
Cosa pensi della collaborazione tra artisti e scrittori?
Penso che sono due voci dello stesso linguaggio, amo mettere i miei disegni a disposizione di chi scrive versi, ed anche io uso le mie parole vestendole con disegni che ho fatto e sono liberi di coniugarsi con qualsiasi parola. In sintesi la collaborazione favorisce la comprensione di entrambi e rende i loro lavori più fruibili.
Parlando dei tuoi scritti ricordi un passo a memoria? Come mai proprio questo?
Ricordo pochi versi molto vecchi di cui alcuni che dedicai a mia moglie quando eravamo fidanzati e li scrissi dietro una foto che le regalai.
Chi sono i tuoi riferimenti letterari o artistici in generale?
Per i riferimenti letterari è molto difficile, non ritenendomi uno scrittore e tanto meno un poeta; so quanto sia importante per me la ricerca, che da una vita svolgo, per capire chi sono. Per il segno amo la pulizia di Giovanni Fattori e la sua filosofia: “Maestro a me, che non disegno che piccole porzioni di creato!”.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Per quanto riguarda il teatro quando ero giovane sono andato spesso alla Pergola, Al Teatro dell’Affratellamento, al Teatro di Rifredi, al Teatro dell’Affrico, ed anche a Carrara quando c’era la Cesarina Cecconi, amando particolarmente il teatro in vernacolo e conoscendo anche qualche attore. La TV ha carpito tutte le mie attenzioni negli anni in cui presentava molti e importanti lavori teatrali.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Se la salute mi aiuterà e avrò i fondi necessari, vedrò di pubblicare tutto il materiale che ho già pronto, che è veramente molto. Poi chi può dire una parola sul futuro? Io certamente no…
Gianni Calamassi un maestro in tante arti e un uomo dalle tante vite.