Isabella Turso è considerata in Italia una delle compositrici e pianiste più rappresentative di stile neoclassical new-age. Capace di affrontare il repertorio di musica classica con la stessa disinvoltura con cui attraversa il jazz, il rock, il pop e il rap e riesce con la sua musica a evocare immagini e sensazioni. Isabella è reduce da una proficua collaborazione con Dargen D’Amico nel progetto “Variazioni”, esperimento di grande successo di fusione e incontro tra la musica colta e il rap. È uscito il 29 maggio scorso il suo nuovo disco dal titolo “Big Break”, accompagnato dallo speciale videoclip del singolo “Sliding Doors”, realizzato al “MUSE – Museo delle Scienze” di Trento.
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Come è nato “Big Break”?
Negli ultimi anni ho viaggiato molto e avuto tantissime esperienze diverse, tra tutti questi impegni e lavoro si rischia di perdere l’orientamento. Le 12 tracce che compongono il disco rappresentano simbolicamente 12 tappe delle mie esperienze artistiche degli ultimi anni, un’antologia per fare il punto della situazione, capire da dove arrivo e in che direzione sto andando. Sono tutti brani composti o arrangiati da me e concepiti per il mio strumento.
Quanto pesano i tuoi studi al conservatorio quando scrivi e suoni pezzi che sono distanti come struttura e concezione dalla musica classica?
Il bagaglio tecnico derivato dal percorso accademico è fondamentale oggi, come dicevo prima quando si fanno molte esperienze diverse si rischia di perdere l’orientamento, lo studio classico sono le radici che mi tengono in equilibrio. Può sembrare paradossale ma avere tanti anni di studio alle spalle mi permette di poter sperimentare con più libertà, bisogna conoscere le regole prima di romperle.
Tra le tracce del tuo nuovo disco troviamo una bellissima interpretazione di Oblivion di Astor Piazzolla, un tributo alle musiche di Morricone di Nuovo Cinema Paradiso e un pezzo intitolato Rapmaninoff, è forse un omaggio al celebre pianista russo Sergej Rachmaninov?
In parte. Questo brano si apre citando la prima battuta del preludio per pianoforte in do diesis minore (Op. 3 No. 2) di Rachmaninov ma include anche una piccola citazione dell’Amico Immaginario di Dargen D’Amico. Tra l’altro, questo è stato il primo pezzo che ho fatto ascoltare a Dargen D’Amico quando ancora non collaboravamo e stavamo cercando un terreno comune per progetti futuri. Dopo poco abbiamo avviato una collaborazione molto proficua e intensa. Ecco diciamo che questo pezzo per me rappresenta il punto d’incontro tra la musica classica e l’hip hop.
Come ha vissuto la quarantena Isabella Turso?
Ero tornata da Londra da pochi giorni quando hanno blindato tutto in Italia, come per tutti è stato shockante e surreale. Per lavoro alterno periodi di grande attività e viaggio ad altri dove studio e compongo al pianoforte per diverse ore al giorno quindi ero abbastanza abituata alla reclusione. La quarantena in sé è stata comunque pesante ma ha cambiato la mia percezione del tempo dandogli un nuovo senso.
So che nei mesi passati ti sei esibita online.
Sì, ho anche organizzato un festival online intitolato IoRestoACasaFestival. Nata come un’iniziativa fra amici per restare vicini e fare rete, con il tempo ha raggiunto una certa dimensione e alla fine abbiamo fatto quasi due mesi di dirette social con molti musicisti e spettatori. È stata un’iniziativa che ci ha ricordato il valore della musica, soprattutto in momenti come questi che stiamo passando .
La musica, così come il teatro, non esiste senza il pubblico e fino a pochi mesi fa era impensabile per un musicista esibirsi senza un pubblico davanti a sé.
Il pubblico dal vivo è insostituibile. Per me però esibirsi online è stato egualmente emozionante. Suonare davanti a uno schermo è diverso, manca il calore unico del pubblico, l’emozione però rimane. Sembra di suonare da soli ma si è comunque capaci di sentire le persone oltre lo schermo che percepiamo come un muro da abbattere.
Il video “Sliding Doors” è uscito poche settimane fa e ha già moltissime visualizzazioni. So che è stato girato al MUSE – Museo delle Scienze di Trento, tua città natale. Hanno aperto il museo apposta per te?
Abbiamo fatto tutto molto in fretta, l’idea di girare il video per “Sliding Doors” al MUSE è venuto quando il museo era ancora chiuso per le misure restrittive anti Covid e avevo veramente poche speranze. Il direttore però si è dimostrato molto disponibile e ha accettato al volo di farci girare il video non appena ci fosse stata la possibilità, dati i tempi stretti poi abbiamo dovuto registrare e montare tutto in pochi giorni. Credo sia un bel segnale non soltanto per la musica ma anche per il settore culturale in generale capace di fare rete in momenti di difficoltà come questi.