Questa poesia di Giovanni Luca Valea si concentra sulle mani delle persone che il poeta ha conosciuto e amato. Tra le donne e gli affetti, fino alla sentenza della morte, senza dimenticare un cenno alla canzone dal titolo “Osanna”, che l’autore considera il suo capolavoro.
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Le mani degli altri
Le mani degli altri
– le loro mani – ricordo.
Mai le vite,
le esistenze minute
che il tempo affronta fiero
– o le leggende dei loro cuori.
La pianista oscura
con le dita in rovina;
gialle, gialle di tabacco secco.
Le dita di lupo
della vergine
che mi concedeva le nuvole.
Ci sono le mani del Compagno,
la fede d’oro, la sua collera
per le ingiustizie;
le mani del popolo:
protese, con il coltello,
sempre pure.
Le mie dita che tremano
mentre scrivo Osanna
e sento che le rose esistono.
Sono le mani che tratteniamo,
le mani che restituiamo al mondo.
E un giorno
le dita con la falce
che graffieranno la porta:
rosa e nude.
Si narra che le preceda
un vento leggero.
E io avrò la brezza tra i capelli,
mio amore lontano,
e le tue dita
dovunque.