Questa poesia di Emanuele Martinuzzi parla dell’amore di un poeta o più in generale di uno scrittore per la poesia stessa e per ciò che scrive. La scrittura per lo scrittore è l’espressione di un amore intimo e profondo, è il suo paradiso artificiale, la sua infanzia eterna. L’ispirazione che proviene dalle misteriose muse rende possibile quell’incanto e quella magia che vede lo scrittore scrivere le sue storie, le sue idee o le proprie emozioni, mentre la scrittura allo stesso tempo scrive e incarna lo scrittore stesso. La poesia è tratta da “L’oltre quotidiano – liriche d’amore”, Emanuele Martinuzzi (Carmignani editrice)
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Non assomigli a nessuna
Non assomigli a nessuna parola,
sei dettata in caratteri che amano
tacere, corretta dall’assurdo
nella grafia amara dei miei notturni.
Qualcosa di te si è intinto e dissolto
in ciò che ho di più fragile e antico.
Pensavo il tuo amore precedesse
ogni meraviglia o fosse un poema,
di là da venire, un’infanzia eterna,
ed invece è lo stesso inchiostro che mi scrive.