«Ben presto la jeep di Pippo si trova in coda nel traffico pesante, poiché sembra che pressoché tutti abbiamo preso la stessa decisione. È solo la geografia dell’immaginario a salvare i nostri due da questa prima trappola: bivio dopo bivio, c’è chi si indirizza alla “Pianura delle lepri”, chi al “Burrone del topo”. Nessuno sceglie la direzione indicata da una bizzarra sequenza di cartelli piuttosto allarmanti, come “Nulla”, “Ancora nulla”, “Deserto del nulla”, “In nessun posto” per giungere a “Niente. Fine della pista”».
«Con queste parole de La filosofia di Topolino, che Giulio mi chiese di presentare insieme, voglio rivivere, condividere, la gioia di cinquant’anni di amicizia, di cui oltre venti di ininterrotta “complicità” al Piccolo, per affermare il valore dell’unico pensiero per cui valga la pena di spendere una vita: quello libero. Parole rese leggere, le sue, dalla profondità della curiosità senza confini accademici, di uno studio che se, negli ultimi anni – cosa di cui si doleva con me – ne aveva minato gli occhi, ne aveva acuminato però la libertà critica, generosa, senza compromessi, da vero Maestro, per tantissimi giovani, anche loro affamati di conoscenza, nella sua Statale, nel suo Piccolo Teatro. Una sola cosa ci ha diviso in tanti anni: io sostenevo che il “vero” filosofo fosse “l’improbabile” Pippo, non il metodico, “logico”, perfettino Topolino. Pippo guidava la jeep verso il mistero del nulla (de nihilo); Topolino era il passeggero, rivolto alla soluzione. Alla fine accettò la sfida, regalandomi la sua preziosa collezione di vecchi fumetti monografici dedicati a Pippo, lui, Tex Willer della filosofia. “Ogni tanto”, questa bella discussione si inframezzava di riflessioni private e pubbliche, in Teatro, con i più grandi pensatori liberi, con le sale gremite di giovani. Ma questa è un’altra storia. Quei preziosi fumetti di Pippo, di cui si privò per me, restano il segno di un affetto, inguaribile, anche nel mistero del nulla».
Sergio Escobar