“I libri sono fatti per i bambini: non devono piacere agli adulti, né si deve pensare alla loro vendibilità. Ogni libro ha il suo lettore, a lui noi ci rivolgiamo. E ogni libro deve avere immagini e testo di grande qualità: deve farti sognare, essere come il drago che ti porta nel suo mondo di magia”. Parlare con Joanna Dillner, editrice della triestina Bohem Press Italia, è davvero un enorme piacere. Competente, esperta, soprattutto appassionata e innamorata del proprio lavoro. Una publishing house piccola, nata nel 2001 come filiazione della casa madre svizzera (che fu fondata nei primi anni settanta), ma dal 2013 totalmente indipendente. “Spesso purtroppo in casa non c’è neanche un libro – riprende Dillner – e magari il nostro è l’unico che entra in quella casa: deve essere completo, contenere tutte le emozioni possibili, deve poter cambiare la vita del bambino”.
La casa editrice annovera diverse collane: dagli albi illustrati dei più importanti artisti internazionali a quelli del grande illustratore ceco Štěpán Zavřel, dalle avventure di Ranocchio dell’olandese Max Velthuijs (Premio Andersen 2004) a quelle dei Piccoli Marsù reinterpretate dall’autore francese Benjamin Chaud, alle selezioni dedicate alla primissima infanzia dei Bohemini, dei Bohemini-mini e dei Bohemini-maxi, fino ai grandi “classici” senza tempo e alle guide di città italiane ed europee pensate per bambini curiosi. Più di 100 titoli, per un catalogo eclettico, pieno di “libri meravigliosi – conclude l’editrice Joanna Dillner – che possano colmare i bisogni del bambino, essere la porta d’ingresso all’arte e alla lettura, mescolando stili differenti e dando così un assaggio di tante belle cose diverse”.
Pinin è un bambino cui piace molto camminare. Arriva così in un bellissimo giardino, con verdi alberi maestosi, fiori dalle tonalità sgargianti, uccelli variopinti. Ma all’improvviso appare “uno strano omino, grigio come l’ombra della sera”: sulle spalle ha un grosso sacco e in mano una spugna. Inizia così “Il ladro di colori” dell’autrice di teatro per ragazzi e studiosa di cultura infantile Mafra Gagliardi: una favola delicata e simbolica, che ci parla di incantesimi e di arcobaleni, del potere magico e liberatorio del sorriso e della risata. Gioia e tristezza hanno identità cromatiche, ed è muovendosi poeticamente sulle faglie di questo dualismo che Gagliardi costruisce una fiaba semplice eppure profondissima, immediata eppure densa di pensiero. Ad affiancare il testo ci sono le tavole del grande artista praghese Štěpán Zavřel, tra i più importanti maestri internazionali dell’illustrazione per l’infanzia, cui la casa editrice dedica meritevolmente una specifica collana (con 11 titoli). I disegni sono preziosi arabeschi, colmi di decorazioni immaginifiche, riuscendo a trasportare il lettore in un mondo davvero fantastico, un intenso caleidoscopio delle meraviglie. Da rimarcare, infine, la collaborazione (per la realizzazione del volumetto) della Morocolor Italia e del Museo artistico “Stepan Zavrel” di Moruzzo (Udine).
Se Pinin arriva in un giardino, la protagonista di “Ombrello”, la piccola Clara, va al parco con una palla. Ma è sola, non c’è “nessuno con cui giocare”. Su una panca, però, c’è un “vecchio ombrello dall’aria molto speciale”. Non solo sa parlare, ma sa fare “tante altre cose”: basta guardare al suo interno, dove “tutto è possibile”. La scrittrice e illustratrice guatemalteca (ma formatasi alla Cambridge School of Art) Elena Arévalo Melville ci regala un’altra perla: protagonista, appunto, è un magico parapioggia. Basta aprirlo, e dal nulla sbuca un elefante che coglie le mele al vecchio signor Roberts che non ce la fa ad arrivare ai rami più alti, oppure si libera “una banda di farfalle” per distrarre i capricciosi bambini della famiglia Moodie. Ma l’ombrello va usato per azioni a fin di bene: chi proverà con intenzioni più losche, come il signor Volpe, avrà in dono solo un forte acquazzone. Elena Arevalo Melville è anche illustratrice di questa storia eccentrica e dolcissima, mostrandoci ancora una volta il suo stile pittorico e carnale (di “incantevole disegno audace ed espressivo” ha parlato il Sunday Times). “Ombrello” ha già vinto numerosi premi internazionali e ricevuto in Inghilterra il sostegno di Amnesty International “perché celebra i nostri diritti di esprimerci e di scegliere i nostri amici”.
Ruti è una bambina dagli occhi castani, che sta “silenziosa sotto le lenzuola: ha paura dei sogni”. La mamma la rassicura, ma appena chiude gli occhi “un mostro azzurro con il naso arancione” s’intrufola nei suoi sogni. Allora il papà “prende dalla mensola Yossi, l’amico elefante”: Ruti l’abbraccia, “si calma e si addormenta subito”. Ma questo è solo l’inizio di “Buonanotte mostro”, un picture book davvero originale scritto dalla talentuosa israeliana Shira Geffen (scrittrice, attrice, drammaturga e regista cinematografica) e illustrato dalla bravissima Nathalie Waksman Shenker. Ed è solo l’inizio perché ora è Yossi ad aver paura: a farlo addormentare ci penserà “una lampada a forma di lucciola”, che brillando solo per lui “riesce ad avvolgerlo in un grande abbraccio”. Yossi così si addormenta, ma la storia non finisce qui, perché adesso è la lampada ad avere “paura dell’ombra scura che è spuntata sul muro”. E via via, in un tenero gioco di scatole cinesi, arriveranno la bambola Elisheva, un orologio allegro e infine di nuovo il mostro azzurro. Il cerchio ovviamente si chiuderà, anche il mostro avrà il suo abbraccio e la sua buonanotte. Il testo ha quindi una particolare costruzione narrativa, come fosse un ritornello, che sicuramente completa il carattere onirico del racconto e che potrà piacere non solo ai bambini.
L’ultima piccola protagonista è Claudia, una bambina “con il fiocco bianco nei capelli”. La sua migliore amica è “Maddalena”, una bambola dal vestito rosso e il visetto tondo, che dà anche il nome all’albo scritto e illustrato (con un disegno intimo e “d’epoca” davvero apprezzabile) dalla romana Laura Orsolini. Una storia piccola e tenerissima, quella di un’amicizia tra una ragazzina e una bambola. “Con Maddalena giochiamo sempre insieme e ci divertiamo molto”, dice Claudia, condividendo con lei i momenti di tristezza (quando i genitori escono e la lasciano con la baby-sitter) oppure di paura, come quando corrono tenendosi per mano “dalla nostra stanza fino al soggiorno, attraversando lo spaventoso Corridoio delle Ombre”. Claudia accudisce Maddalena, ma anche Maddalena si prende cura di Claudia, in un rapporto empatico e sereno. Ma conclusa l’estate, Claudia ha iniziato ad andare all’asilo, e qualcosa dovrà pur accadere: non togliamo al lettore la sorpresa del delizioso finale, invitandolo invece a leggerlo dal vero.